Vedi TEISIKRATES dell'anno: 1966 - 1973
TEISIKRATES (Τεισικράτης, Tisicrates)
Bronzista greco di Sicione, figlio di Thoinias, attivo tra il IV ed il III sec. a. C.
Il nome ed il patronimico suggeriscono la provenienza di T. dalla Beozia, dove è largamente attestata la sua attività giovanile. Attraverso il maestro Euthykrates, figlio di Lisippo, che lavorò anche in Beozia, entrò nella cerchia dello scultore di Sicione: al quale T. era così vicino che, si diceva, le opere dell'uno non si distinguevano da quelle dell'altro (Plin., Nat. hist., xxxiv, 67). Figli di T. furono il bronzista Thoinias, anch'egli cittadino di Sicione, ma attivo da giovane in Beozia, ed il pittore Arkesilas; la tradizione antica era incerta se considerare discepolo suo o di Euthykrates lo scultore e scrittore di cose d'arte Xenokrates (Nat. hist., xxxiv, 83). L'attività di T., fissata con elementi epigrafici agli anni tra il 320 ed il 280 a. C. (Dittenberger) si svolse in parte alla corte di Demetrio I il Poliorcete, re di Macedonia dal 294 al 288 a. C., del quale eseguì il ritratto (Nat. hist., xxxiv, 67); un ultimo elemento cronologico viene dall'attività del figlio Thoinias (v.) nella seconda metà del III sec. a. C.
Un'opera giovanile può essere considerata la quadriga fusa per una figura femminile, forse una Nike, di Piston, attivo ad Atene verso la fine del IV sec. (Nat. hist., xxxiv, 89). Ma già nelle opere del periodo di permanenza in Beozia, è attestata l'autonomia dell'artista: a Tebe, T. eseguiva da solo la statua onoraria del pancraziaste Euankritos, (I. G., vii, 2470). Nel santuario di Apollo Ptòos si conserva la base di un grande gruppo firmato dall'artista: dall'iscrizione dedicatoria, incompleta, si ricava che uno degli elementi della composizione era un cinghiale (L. Bizard, in Bull. Corr. Hell., xliv, 1920, p. 242). L'integrazione con i nomi di Meleagro o di Eracle non è possibile, mentre è soddisfacente quella con Latona: si può dedurre che T. aveva rappresentato una scena, ricca di valori drammatici, del mito celebrato allo Ptoon, cioè lo spavento della madre per l'improvvisa apparizione d'un cinghiale al momento della nascita di Apollo. Una firma di T. si conserva anche nell'Amphiaraion di Oropos, su di una base più nota per essere stata riadoperata in età romana per una statua di Silla (I. G., vii, 267). Al periodo di permanenza in Beozia si potrebbe infine attribuire il ritratto di vecchio, senex Tebanus, di cui parla Plinio, e del quale non è necessario pensare che rappresentasse Tiresia (Ferri).
Alla corte di Macedonia, T. eseguì certamente il ritratto di Demetrio e la statua di Peuceste che aveva salvato Alessandro in battaglia, proteggendolo col proprio scudo, pur essendo stato ferito da tre frecce (Plut., Vita Alex., 63). L'ispirazione lisippea di quest'ultima opera si può dedurre dalla scelta stessa dell'episodio, che richiama il donario di Krateros a Delfi o il gruppo dei cavalieri alla battaglia del Granico, che era a Dion dove lavorava lo stesso T.; ma la conferma dell'eccezionale giudizio pliniano viene soprattutto dalla ricostruzione del ritratto di Demetrio (v.). pelle diverse repliche, il bronzetto di Ercolano mostra infatti la figura col piede sollevato, in tutto simile al Posidone del Laterano, che compare anche su monete di Demetrio, ed all'atleta che si allaccia il sandalo. Il tipo era già passato nell'iconografia dei re macedoni con l'Alessandro (v.) Rondanini, che pure era presente a T.: l'èrma di Ercolano ed una riproduzione della sola testa ad Istanbul, rivelano infatti con maggiore evidenza del bronzetto il movimento del collo ed il volgersi in alto dello sguardo. Incerta è la simbologia espressa dalle corna di toro presenti in tutte le repliche, tranne che nel bronzetto, dove sono di ariete (v. ammone). Il primo attributo è il solo che compaia nei ritratti monetali di Demetrio, a partire dal 292 a. C., e si dovrà forse supporre nell'originale di Teisikrates. Si tratta di un'iconografia simile a quella di Seleuco I (v.), interpretata come un'allusione a Diòniso; il costume militare di Demetrio, sandali e mantelletto macèdone, che compare anche nel ritratto su monete di Amphipolis del 289-8 a. C., tra le ultime emissioni del sovrano, non contrasta con questa interpretazione né con le altre assimilazioni proposte ad una divinità fluviale o ad un giovane cacciatore (Lehmann). L'opera di T. è stata datata alla fine del IV sec. a. C. (Laurenzi, s. v. Demetrio I) senza tener conto che la simbologia espressa dal ritratto, l'iconografia reale e la stessa precisa definizione di Plinio: Demetrius rex, non sono giustificate al tempo in cui Demetrio amministrava Atene in forme democratiche; si tratta di una creazione certamente successiva alla conquista del regno di Macedonia (294-3 a. C.) e, a giudicare dai confronti con le monete, forse anche degli ultimi anni di regno.
La fama di T. nel mondo antico è confermata dal trasporto a Roma di una sua opera, alla quale era stata apposta l'iscrizione latina: Tisicratis opus (C.I.L., vi, 10043). Il monumento, conservato nel Portico di Ottavia, veniva con ogni probabilità dal saccheggio della Macedonia insieme al gruppo dei cavalieri di Lisippo; forse era il Peuceste, personaggio del quale Plinio dice, come per esperienza diretta del capolavoro di T.: dignus tanta gloria (Nat. hist., xxxiv, 67). Più tardi sembra che la base abbia portato una statua di Cornelia, la madre dei Gracchi (Not. Scavi, 1878, p. 133). E incerto se si debba attribuire ad un originale o ad una copia l'altra iscrizione di un'opera di T., in greco, rinvenuta ad Albano (I. G., xiv, 1263).
Monumenti considerati. - v. demetrio i poliorcete. Inoltre, per il problema del ritratto di Demetrio in generale: Ph. W. Lehmann, Statues on Coins, New York 1946, p. 31, n. 11. Bronzetto da Ercolano, Napoli, Museo Nazionale, n. 5026: Ph. W. Lehmann, op. cit., fig. 3, 5; Ch. Picard, in Rev. Arch., XXII, 1944, p. 6, fig. 1, 2; G. Lippold, Hondb., iii, 1, tav. 105, 1. Erma da Ercolano, Napoli, Museo Nazionale, n. 6149: A. Hekler, Portraits antiques, Parigi 1913, tav. 72 b; E. Pfuhl, in Jahrbuch, XLV, 1930, p. 10 s.; H. P. L'Orange, Apotheosis in Ancient Portraiture, Oslo 1947, p. 42, fig. 20; M. Bieber, The Sculpture of the Hellenistic Age, New York 1961, p. 50, fig. 145, 146. Per le monete posteriori al 292 a. C.: E. T. Newell, The Coinages of Demetrius Poliorcetes, Londra 1927, p. 87 ss., tav. VII, VIII; M. Bieber, op. cit., fig. 147; U. Westermark, Das Bildnis des Philetairos von Pergamon, Uppsala 1961, p. 22, n. 8, p. 34, tav. 17, 2. Monete di Demetrio con la riproduzione del Posidone di Lisippo: E. T. Newell, loc. cit., e p. 39; L. Lacroix, Les reproductions de statues sur les monnaies grecques, Parigi 1949, p. 121, n. 5. Altra replica della sola testa di Demetrio di T., Istanbul, museo, n. 597; G. Mendel, Catalogue des sculptures du Musée de Costantinople, II, Istanbul 1913, p. 331 s.
Bibl.: H Brunn, Gesch. Griech. Künstler, I, Stoccarda 1889, p. 410; J. Overbeck, Schriftquellen, n. 1525 s.; E. Löwy, I.G.B., pp. 94 ss.; 312 s., nn. 120, 120 a, 121, 122, 122 a, 478, 493; K. J. Blake-E. Sellers, The Elder Pliny's Chapters on the History of Art, Londra 1896, p. 573 s.; W. Klein, Geschichte der Griechischen Kunst, II, Vienna 1905, p. 373, 406; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, V A, 1934, c. 149 s., s. v.; M. Bieber, in Thieme-Becker, XXXIII, 1939, p. 217; L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, p. 110; Ch. Picard, in Rev. Arch., s. VI, XXII, 1944, p. 5 ss.; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 90; G. Lippold, Handb., III, i, Monaco 1950, p. 295; M. Bieber, Sculpture of the Hellenistic Age, New York 1961, pp. 34; 50.