Vedi TELAMONE dell'anno: 1966 - 1966 - 1997
TELAMONE (v. vol. VII, p. 668)
Nelle colossali figure maschili dell’Olympièion di Agrigento (probabilmente Titani, a riscontro e complemento della restante scultura architettonica del tempio: Diod. Sic., XIII, 82, 4) vengono a convergere e a sommarsi alcuni dati ed elementi di suggestione, non costanti né sempre univoci, ma comunque già ben attestati nella precedente tradizione mitografica e figurativa di Atlante: così la specifica funzione del Titano, a espiazione della sua hybris, e un'iconografia già discretamente consolidata dei modi in cui egli svolge il suo ufficio; più incerto il dato della sua possibile localizzazione in Occidente, che sarà comunque accolto in Eschilo (Prom., 348). Come dato positivo, le figure agrigentine presentano - in rapporto all'architettura in cui sono inserite - tutti quei caratteri che, ripresi in parte o in toto, assicureranno in ambito occidentale una fortuna larghissima allo schema da loro testimoniato per la prima volta: il gesto inequivocabile di sorreggere; la connessione della figura con la struttura retrostante; la disposizione in serie, con regolare scansione degli spazi interposti; la collocazione anche a grande altezza. Il fatto che si possa ragionevolmente attribuire loro una precisa identità (almeno collettiva) è il primo esempio di quella «trasparenza del soggetto» che ai nostri occhi sembra marcare più peculiarmente le figure maschili portanti che quelle femminili.
Una tradizione letteraria (è certa l'esistenza di un dramma satiresco Atlas), che sfruttando l'elemento giocoso presente nel rapporto tra Ercole e il Titano poteva prevedere una sostituzione ad Atlante, nella sua fatica, da parte del mobile corteggio di Dioniso, può essere uno degli elementi alla base delle molte immagini di satiri e sileni in schema di Atlante (cfr. le figure di Monte Iato, sul finire del IV sec. a.C.) che hanno diffusione in Sicilia - particolarmente nell'architettura dei teatri - e in Italia meridionale. Stabilire dove, per la prima volta, statue di creature maschili del milieu dionisiaco siano state strutturalmente inserite in un'architettura dipende da quale datazione si accetta per la creazione e l'utilizzo come figure portanti degli originali dei satiri e sileni, appartenenti ai riallestimenti di età imperiale del Teatro di Dioniso ad Atene; e in particolare per l'originale dei sileni con un ginocchio a terra, redatti nello schema che è noto per figure non architettoniche già nel corso del IV sec. a.C. (Tarquinia, Tomba dell'Orco II), ma che per figure portanti (Satyrschema) sembrerebbe utilizzato altrimenti per la prima volta solo nell'altare di Dioniso a Delo (II sec. a.C.).
Alla difficile questione della Porticus Persica nell'agora spartana (Vitr., 1, 1,6) e dei suoi mutamenti nel tempo (Paus., in, II, 3) si collega quella della nascita delle immagini di prigionieri barbarico vestis ornatu come sostegni. Poiché entrambe le fonti alludono all'aspetto della porticus come apprezzabile tra la prima e la media età imperiale, resta discusso se anche la stoà originaria, eretta con le spoglie persiane di Platea, prevedesse Persiani come figure portanti; ed eventualmente, secondo quali modelli fossero redatti. Di fatto, a partire dall'ultima età ellenistica, la documentazione di barbari in contesto architettonico ce li attesta ancora in Satyrschema, sia in piedi (stele di Hanisa, forse della seconda metà del II sec. a.C.: ma sulla loro connotazione come orientali sottomessi non c'è certezza), sia inginocchiati; ovvero atteggiati in gesti di sottomissione o rassegnazione (Barbarenschema), che cancellando ogni evidenza dell'immagine come direttamente portante rendono necessaria la connessione della figura a colonne o pilastri o altri opportuni elementi architettonici, ai quali è devoluta sotto ogni rispetto la funzione di sostegno.
V. anche cariatide.
Bibl.: T. in Atlantenschema: a. Schmidt-Colinet, Antike Stützfiguren. Untersuchungen zu Typus und Bedeutung der menschengestaltigen Architekturstütze in der griechischen und römischen Kunst (diss.), Francoforte-Magonza 1977, pp. 242-254, Mi-54; M. Mierzwinski, Typologia podpór figuralnych w architekturze antycznei («Tipologia dei sostegni figurati nell'architettura antica»), in Archeologia Warszawa, XXXI, 1980, pp. 19-47 (schemi maschili 1-2); B. de Griño, R. Olmos, J. Arce, L. J. Balmaseda, in LIMC, III, 1, 1986, s.v. Atlas, p. 2 ss., in part. 11-12,16; Ν. Leipen, Atlas, the Titan Who Supported the Sky, in Tranquillitas. Mélanges en l'honneur de V. Tran Tan Tinh, Québec 1994, pp. 333-342.
Tempio di Zeus ad Agrigento: E. De Miro, Nuovo frammento di telamone dal tempio di Zeus ad Agrigento e nuova ipotesi ricostruttiva, in CronArch, VIII, 1969, p. 47 ss.; J. De Waele, Der Entwurf der dorischen Tempel von Akragas, in AA, 1980, pp. 204-207; P. Griffo, Note sul tempio di Zeus Olimpico di Agrigento con particolare riguardo al problema dei Telamoni, in M. L. Gualandi (ed.), Απαρχαι. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la Sicilia antica in onore di P. E. Arias, Pisa 1982, pp. 253-270. - Per la diffusione in Sicilia e nella penisola italica dello schema: L. Castiglione, Zur Plastik von Pompeji in der frühkolonialen Zeit, in Neue Forschungen in Pompeji und den anderen vom Vesuvausbruch 79 n. Chr. verschütteten Städten, Recklinghausen 1975, pp. 211-217; H. P. Isler, Contributi per una storia del teatro antico. Il teatro greco di Iaitas e il teatro di Segesta, in NumAntCl, X, 1981, pp. 131-164, in part. 159-162; J. R. Jannot, Un ordre étrusque à télamons, in MEFRA, XCVI, 1984, pp. 579-600; G. Capecchi, Una cariatide dal territorio segestano: il tipo e il significato, in Giornate Internazionali di Studi sull'area elima, Gibellina 1991, Pisa 1992, pp. 173-190, in part. 176-182, carta a tav. XVI e nota 22 per gli esemplari (o gruppi di esemplari) noti dall'Italia centromeridionale. - Taranto: E. De Juliis, D. Lojacono, Taranto. Il Museo Archeologico, Taranto 1985, n. 87. - Canosa: P. Pensabene, Il tempio ellenistico di S. Leudo a Canosa, in M. Tagliente (ed.), Italici in Magna Grecia. Lingua, insediamenti e strutture, Venosa 1990, pp. 315-316, nn. 97-98 (cfr. pp. 292-293).
Benevento: S. Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux Ile et 1er siècles av. J. C. Actes du colloque, Naples 1988, Napoli 1991, pp. 206-207, figg. 1-2, e 3 (rilievo da Mirabella Eclano). - Venosa: Il Museo Archeologico di Venosa, Matera 1991, p. 145, C.g.I.
Esemplari in terracotta dal territorio norditalico: Aquileia, Concordia e Aitino: M. Denti, I Romani a Nord del Po, Milano 1991, pp. 84, 109, 116. - In generale per l'immissione di elementi dionisiaci nell'iconografia delle figure maschili portanti: C. Schwingenstein, Die Figurenausstattung des griechischen Theatergebäudes, Monaco 1977, pp. 39-41. In schema di Atlante: E. H. Ribi, C. Isler Kerényi, Studia Ietina, I, Zurigo-Erlenbach 1976, pp. 13-48; G. Capecchi, art. cit., pp. 181-185 (Per quelle femminili, anche G. L'Arab, L'ipogeo delle Cariatidi di Vaste, in Taras, XI, 1, 1991, pp. 19-40). - T. in Satyrschema: Α. Schmidt-Colinet, op. cit., pp. 258-263, M65-78; M. Mierzwinski, art. cit., schemi maschili 3-4. - Satiri telamonici del Teatro di Dioniso ad Atene: E. H. Ribi, C. Isler-Kerényi, op. cit., pp. 39-41. Altre repliche dei sileni con ginocchio a terra in A. Giuliano (ed.), Museo Nazionale Romano. Le sculture, I, 7, Roma 1984, n. XI, pp. 20-22; M. Fuchs, Untersuchungen zur Ausstattungen römischer Theater in Italien und den Westprovinzen des Imperium Romanum, Magonza 1987, p. 131, tav. lv, 2-3. - T. sileni tipo Atene-Louvre-Stoccolma: A. Schmidt-Colinet, op. cit., p. 263, M80; M. Mierzwinski, art. cit., schema 5. - T. orientali in Satyrschema (con esclusione di quelli inginocchiati non architettonici): R. M. Schneider, Bunte Barbaren, Worms 1986, pp. 98- 138, in part. pp. 109-114 (Porticus Persica). Cfr. anche M. Torelli, in Pausania, Guida della Grecia. Libro III. La Laconia (a cura di D. Musti, M. Torelli), Milano 1991, pp. 194-195. - T. in Barbarenschema·. A. Schmidt- Colinet, op. cit., pp. 255-257, M 55-62; M. Mierzwinski, art. cit., schema 6; J. Pinkerneil, Studien zu den trajanischen Dakerdarstellungen (diss.), Friburgo 1983; M. Waelkens, From a Phrygian Quarry: The Provenance of the Statues of the Dacian Prisoners in Trajans Forum at Rome, in AJA, LXXXIX, 1985, pp. 641-653; R. M. Schneider, op. cit., pp. 162-165,184-186; L. de Lachenal, Fortuna dei prigionieri Daci a Roma, Roma 1987; R. M. Schneider, Kolossale Dakerstatuen aus grünen Porphyr, in RM, XCVII, 1990, pp. 235-260. - Pseudoportanti: Foro di Corinto: H. von Hesberg, Zur Datierung der Gefangenenfassade in Korinth, in AM, XCVIII, 1983, pp. 215-238; R. M. Schneider, op. cit., pp. 128-130; C. C. Vermeule III, Figural Pillars. From Asia Minor to Corinth to Rome, in M. A. Del Chiaro, Corinthiaca. Studies in Honor of D. A. Amyx, Columbia 1986, pp. 71-80. - Iconografie di Orientali correlate: R. M. Schneider, Orientalische Tischdiener als römische Tischfüsse, in AA, 1992, pp. 296-305. - Sileni kanephòroi (o kistophòroi) di Villa Adriana: M. Aurenhammer, Die Skulpturen von Ephesos. Bildwerke aus Stein. Idealplastik, I, Vienna 1990, n. 56, pp. 75-76.