Signorini, Telemaco
Pittore (Firenze 1835 - ivi 1901). Frequentò i corsi liberi di nudo all’Accademia di Firenze, ma intorno al 1853 iniziò a dipingere, con Borrani e Cabianca, paesaggi dal vero. Nel 1854 espose all’Accademia fiorentina un dipinto di soggetto storico ispirato al romanzo di Walter Scott I puritani e poco dopo partì per un viaggio di studio a Venezia e Milano. Arruolatosi come volontario nel 1859, partecipò alla battaglia di Solferino. Alla Promotrice fiorentina del 1860 presentò L’artiglieria toscana a Montechiaro salutata dai francesi feriti a Solferino, che venne acquistata dal principe di Carignano, e L’Alt di granatieri toscani a Calcinatello presso Brescia. Queste opere, insieme a La cacciata degli austriaci dalla battaglia di Solferino, di poco successiva, documentano l’applicazione della tecnica di macchia al dipinto di argomento risorgimentale. Nel 1861 si recò a Parigi, dove entrò in contatto con Corot e la scuola di Barbizon. In quegli anni fu autore di dipinti più intimisti, come La guardiana di porci. Nel 1865 realizzò una delle sue opere maggiori, La sala delle agitate, e due anni dopo fondò, insieme a Diego Martelli, il «Gazzettino delle arti e del disegno». Scrisse anche per il «Giornale artistico» diretto da Cecioni e nel 1870 fu uno dei giudici dell’Esposizione nazionale di Parma. Tra i più significativi esponenti del gruppo dei macchiaioli, dal 1868 alternò lunghi soggiorni in Liguria e in Toscana con frequenti viaggi in Francia, in Scozia e in Inghilterra, dove le sue vedute riscossero un notevole successo. Autore di vibranti impressioni paesaggistiche (Novembre, 1870; Leith, 1881), nelle opere più tarde, spesso di piccolo formato, si volse a tonalità più dolci e variate giungendo a effetti di accentuato lirismo (Pioggia d’estate, 1886; Bagno penale di Portoferraio, 1894-95). Nel 1893 raccolse e pubblicò i suoi numerosi scritti e ricordi in Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangelo.