TELEMACO (Τηλέμαχος, Telemæchus)
È l'unico figlio, per Omero almeno, di Ulisse e Penelope. È figura d'origine poetica e non propriamente mitica; ma abbastanza antica se già nell'Iliade Ulisse si designa solennemente come padre di T. (II, 260; IV, 354). Ed è notoria la parte di primo piano ch'egli ha nell'Odissea; nella quale, anzi, i primi quattro canti formano un insieme di narrazioni che si possono considerare a sé nell'economia del poema (la cosiddetta Telemachia). Nell'Odissea egli appare già adulto, già insignito dello scettro del comando, ansioso di proteggere sua madre e la reggia, ma non ancora in grado di sostenere una lotta con i Proci.
Le saghe posteriori ai poemi omerici hanno trattato variamente altri particolari della vita di T.; si giunge fino a dargli una figlia di nome Roma. Si tratta sempre di motivi di chiara impronta favolistica e recente o erudita, anche quelli meglio attestati; p. es., il matrimonio con Nausicaa che si trovava, a quanto pare, già in Ellanico. Anche nella letteratura retorica o filosofica si ricorre spesso alla figura di T. per le sue virtù morali. Il suo viaggio e i consigli di Atena si prestavano anche a interpretazioni pedagogiche. E in questo senso Antistene col suo scritto perduto, Atena o Intorno a Telemaco, è forse da considerare come un precursore delle Aventures de Télémaque del Fénelon.
Bibl.: U. v. Wilamowitz, Homerische Untersuchungen, Berlino 1884; id., Die Heimkehr des Odysseus, ivi 1927; J. Schmidt, in W. H. Roscher, Lex d. griech. u. röm. Myth., V, Lpsia 1916, col. 216 segg.; C. Robert, Die griechische Heldensage, III, ii, Berlino 1926, p. 1397 segg.; Herter, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 325 segg.