teleoperazione
teleoperazióne s. f. – Applicazione della per eseguire interventi chirurgici a distanza anche notevole: l’operatore, con l’ausilio di un monitor che gli consente l’osservazione continua del campo operatorio, esegue le varie manovre dell’intervento che, teletrasmesse, vengono esattamente ripetute sul paziente da un robot che permette di intervenire chirurgicamente a distanza. Il settore della telechirurgia ha avuto un ulteriore sviluppo all’inizio del 21° sec. con l’utilizzazione delle tecnologie della realtà virtuale che, permettendo il collegamento a distanza tra due o più utenti, hanno determinato l’evoluzione della robotica chirurgica in telechirurgia virtualmente assistita. In tale contesto il chirurgo e il robot sono dotati di sensori (telecamere stereo, microfoni, sensori pressori, ecc.) ed effettori che permettono di riprodurre fedelmente a distanza e in tempo reale sia stimoli sensoriali sia azioni. Il chirurgo riceve dal campo operatorio informazioni reali (suoni, stimoli pressocettivi, immagini stereoscopiche in 3D), tali da rendere pressoché perfetta l’illusione di trovarsi al tavolo operatorio, ed è quindi in grado di comandare direttamente a distanza il robot, con margini di errore praticamente trascurabili. Questa opportunità è stata messa in atto per la prima volta nel 2001, quando un chirurgo ha eseguito da New York una colecistectomia su una paziente che si trovava a Strasburgo, controllando a distanza un robot Zeus. Particolarmente apprezzato è il robot Da Vinci, sviluppato negli Stati Uniti nel 1999 e ampiamente utilizzato nel resto del mondo (in Italia da diverse strutture): si tratta di una piattaforma per chirurgia videoassistita dotata di console con visione tridimensionale e di bracci robotici ai quali si collegano i ferri chirurgici, manovrati all’esterno dall’operatore. In linea di principio, la t. lascia intravedere la possibilità di eseguire interventi a distanza in contesti poco accessibili (per es., in uno scenario bellico o a bordo di una navetta spaziale). Analogamente, un ospedale dotato di un robot teleoperato può ricorrere a un chirurgo esperto senza richiederne la presenza sul posto. Infine, le tecnologie robotiche permettono di ridurre il personale richiesto in sala operatoria non solo in virtù di applicazioni teleoperative, ma anche attraverso la sostituzione di assistenti umani con assistenti robotici. Negli anni Novanta del 20° sec. è stato progettato il sistema AESOP (Automated endoscopic system for optimal positioning), controllato tramite comandi vocali, per fare le veci di un operatore umano addetto al controllo di un endoscopio. Spingendo all’estremo il processo di sostituzione, e supponendo che le relative sfide scientifiche e tecnologiche possano essere vinte, si potrebbe ipotizzare un chirurgo completamente automatico, eventualmente sottoposto a controllo a distanza, in grado di pianificare ed effettuare interventi anche quando la disponibilità di personale sia ridotta al minimo.
Problemi di carattere etico, economico e tecnico. – Le potenzialità applicative della t. sono molteplici, ma vi sono problematiche legate al costo delle tecnologie robotiche. Non si tratta solamente del costo delle apparecchiature stesse, ma anche delle spese legate sia al loro impiego sia alla loro manutenzione. I potenziali vantaggi di precisione e riduzione dei disagi per i pazienti richiedono un’attenta valutazione e devono essere considerati nel contesto più ampio di un uso equo in condizioni di disponibilità limitata di risorse per i servizi sanitari. Altre problematiche etiche e giuridiche sono strettamente legate alla limitata capacità di prevedere e controllare il comportamento di alcuni sistemi robotici da parte di progettisti, produttori e operatori, e ai conseguenti problemi di attribuzione di responsabilità morale e oggettiva. Bisogna inoltre affrontare le questioni collegate alla protezione dell’autonomia del medico e del paziente, all’individuazione di criteri appropriati per l’attribuzione di responsabilità morale e oggettiva. È infine logico supporre che vi sia un limite alla distanza dalla quale è ragionevole teleoperare un robot: qualsiasi sistema di t. è naturalmente soggetto a tempi di latenza, dovuti alla velocità di trasmissione del segnale e alla necessità di algoritmi che ne preservino la qualità nonostante i disturbi lungo la linea; la latenza, che aumenta in funzione della distanza tra l’operatore e il robot, può rivelarsi eccessiva in contesti in cui sia necessaria un’elevata capacità reattiva rispetto a eventi imprevisti; può rendere inoltre poco naturale la coordinazione tra percezione e azione nel chirurgo.