TELETE (τέλης)
Scrittore greco, probabilmente di Megara, la cui attività letteraria cade nella seconda metà del sec. III a. C. Alcuni frammenti di suoi scritti sono superstiti nell'antologia di Stobeo, il quale peraltro non li attinge direttamente all'originale, ma in un'epitome che ne era stata compiuta, e che in un passo è attribuita a un Teodoro. Essi costituiscono il più antico documento della "diatriba" cinico-stoica, cioè del tipo di predica moralistica popolareggiante inaugurato da Bione di Boristene, di cui T. fu il più notevole seguace.
I frammenti sono stati raccolti da O. Hense (Teletis reliquiae, 2a ed., Tubinga 1909). Il loro contenuto è già indicato dai titoli con cui essi sono conservati nell'antologia di Stobeo: Intorno al parere e all'essere; Intorno all'autarchia (l'autosufficienza cinico-stoica); Intorno all'esilio (sul fatto che esso non debba esser considerato come un male); Intorno alle vicissitudini (cioè intorno alla necessità di fronteggiare con indifferenza ogni sfortuna); Intorno al fatto che il piacere non può esser considerato come scopo ultimo (polemica contro l'edonismo cirenaico ed epicureo); Intorno all'apatia (cioè intorno alla cinico-stoica indifferenza al dolore).
Bibl.: U. von Wilamowitz-Moellendorff, Der kynische Prediger T., in Antigonos von Karystos, Berlino 1881, pp. 292-319; O. Hense, nei Prolegomena alla sopra citata edizione; A. Modrze, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, coll. 375-381. Ulteriore bibliografia ivi e in Ueberweg-Praechter, Grundr. d. Gesch. d. Philos., I, 12a ed., Berlino 1926, p. 131*.