televisione di strada
loc. s.le f. Emittente televisiva privata che trasmette in ambito locale; programma televisivo ripreso dalla strada.
• Dopo aver enunciato le caratteristiche delle tv di strada (tra le quali quella di non avere scopo di lucro), il disegno di legge [proposto dal senatore leghista Sergio Divina] intende regolamentare le disposizioni tecniche di trasmissione, installazione e manutenzione, nonché le modalità di autorizzazione e realizzazione, delegando ai Comitati regionali per le comunicazioni (Corecom), l’autorizzazione ad assegnare le frequenze analogiche o digitali sui coni d’ombra per la realizzazione delle televisioni di strada (M[atteo] Cass[ol], Trentino, 14 febbraio 2008, p. 38) • [Moses] Znaimer, qual è l’intuizione di cui va più fiero? «La televisione di strada. Quando ho fondato la mia prima tv, nel ’72, un nero o un cinese difficilmente erano mandati in onda su un canale nazionale. Il multiculturalismo è uno dei temi che m’interessano, vista anche la mia biografia. E poi, l’interazione con gli spettatori da casa e i primi reality show. Non raccontare la società dal centro, con pretese nazionali, come fanno tutti, ma descrivere gli avvenimenti dove si verificano, con particolare attenzione ai confini dell’impero. Il meteo è locale, gli eventi a cui partecipare sono locali». (Annarita Briganti, Repubblica, 18 febbraio 2016, p. 13).
- Composto dal s. f. televisione, dalla prep. di e dal s. f. strada.
- Già attestato nella Repubblica del 15 gennaio 1989, p. 33, Televisione (M. T.).