TELL ΒĪ ‘A (Tuttul)
L'area attualmente denominata T. B. è situata a NE della città di Raqqa, al margine di una terrazza fluviale nell'angolo formato dall'Eufrate e dal Balīkh, suo affluente da N. L'impianto del sito è determinato dalla presenza dei due fiumi, sì che l'area dell'insediamento è quasi triangolare, con il lato verso l'entroterra di andamento arcuato. Con una superficie di 650 X 750 m, T. B. rientra tra le più importanti rovine di città dell'antico Oriente. Dai resti di superficie è possibile dedurre i tratti fondamentali del suo impianto architettonico. Una lunga catena anulare di cumuli conserva i resti delle mura di cinta. In diversi punti queste sono state fortemente danneggiate o distrutte dai wādī, che penetrano fin nell'interno della città e che in alcuni casi potrebbero indicare tracciati viarî o la presenza di porte. Nell'area urbana fortificata, la parte più elevata si trova di poco spostata dal centro, nell'angolo SE; come in altri siti antico-orientali, questa costituiva il centro politico e religioso della città.
T. B. traeva la sua importanza dall'essere ubicata alla confluenza di due importanti vie fluviali. Nel 1962 G. Dossin identificò il complesso di rovine di T. B. con la città di Tuttul, nota dai testi cuneiformi del III e del II millennio a.C.; intorno agli inizi del II millennio, in lettere da Mari, città situata presso l'Eufrate, troviamo menzione di Tuttul in relazione ai fiumi Eufrate e Balīkh. Nel 1980 presero avvio nel sito operazioni di scavo condotte con il sostegno della Deutsche Forschungsgemeinschaft. Tavolette di terracotta trovate durante la campagna del 1992 hanno confermato che l'identificazione di T. B. con Tuttul è giusta.
In base ai dati forniti dalla ceramica di superficie, il complesso di T. B. fu inizialmente datato alla seconda metà del IV millennio, all'epoca dell'alta cultura antico-sumerica con capitale a Uruk, nella Mesopotamia meridionale; un livello strutturale attribuibile a tale epoca non è però stato ancora raggiunto. La fase più significativa della storia di Tuttul coincide con il periodo protodinastico, nel III millennio a.C., cui probabilmente risalgono le mura di cinta. Oltre a queste conosciamo anche abitazioni, sepolture all'interno dell'insediamento e in necropoli, come pure parti di palazzi e un piccolo tempio. Si tratta del noto santuario panregionale del dio cittadino Dagan, localizzato nella propaggine orientale del cumulo centrale, a cui rese omaggio Sargon re di Akkad, intorno al 2350 a.C. in occasione della sua campagna militare in Siria. Sulle alterne vicende di Tuttul siamo informati dai testi cuneiformi: un po' dalla Ebla della fase tarda del periodo proto-dinastico, ma in particolare dalla Mari paleobabilonese e da altre località come ora dalla stessa Tuttul. Dopo la metà del II millennio a.C. la città fu abbandonata. Più tardi il suo territorio fu utilizzato come necropoli della città ellenistica di Nikephorion, situata più a S; successivamente, nel VI sec. d.C., sul cumulo centrale fu costruito un monastero cristiano: a questo si deve l'attuale denominazione del sito, in quanto Τ. B. significa in arabo «collina della residenza». Sono infine da menzionare, quali evidenze più recenti, resti architettonici e grandi necropoli risalenti al medioevo islamico, probabilmente al XII secolo.
Le mura di cinta protodinastiche del III millennio a.C. sono state analizzate in alcuni punti. Costruite in mattoni crudi, raggiungono uno spessore di 8 m. Sui lati N, S e O si apriva una porta; quella occidentale, oggetto di studio dettagliato, era fiancheggiata da due torri profonde 12 m con il vano d'entrata chiuso da una porta a due battenti. Come in una città medievale, il denso quartiere abitativo si addossava sul lato interno delle mura.
A NE della porta O, al centro di un quartiere residenziale, era un tempio «in antis», a una cella con vestibolo, tipo diffuso nella Mesopotamia settentrionale e in Siria in quel periodo ma anche in tempi più recenti.
Sono iniziati gli scavi di un palazzo del tardo periodo protodinastico sul versante S del cumulo centrale («Palazzo B»). Esso fu distrutto da un incendio, le cui dimensioni colossali si spiegano con l'uso del legno per rinforzi murari, pensiline, sottotetti, soglie e mensole. I numerosissimi reperti - soprattutto ceramica - sono stati rinvenuti nella loro collocazione originaria. La planimetria dell'edificio è simile a quella del «Palazzo G» di Ebla, in particolare per la presenza di una corte interna circondata da atrî. Come a Ebla, troviamo anche nel palazzo di Tuttul una scalinata costruita sul pendio di un mucchio di rovine di epoca precedente. Degna di nota la presenza di due piccoli bagni adiacenti al muro esterno O, cui l'acqua giungeva tramite-canali di pietra in pendenza che attraversavano il muro.
A S dei bagni era il «Palazzo Bruciato», distrutto dall'erosione. Qui è stato riportato alla luce nel 1990 un complesso architettonico molto solido pertinente a una costruzione precedente. Questo edificio, strutturato in modo completamente diverso rispetto al «Palazzo B», consiste in gruppi interconnessi di tre ambienti utilizzati come luogo di sepoltura di esponenti di ceto elevato. Oltre a molta ceramica, i corredi includevano gioielli, anche in oro, e mobili a decorazione intarsiata. Si tratta evidentemente delle tombe dei signori protodinastici di Tuttul.
All'epoca dei sovrani di Accad, negli ultimi secoli del III millennio a.C., al di sopra delle tombe e del «Palazzo B» sorse un grande complesso artigianale cinto da uno spesso muro esterno rinforzato da pilastri; è stato accertato che vi venivano cotte statuette d'argilla. All'esterno della costruzione è stato rinvenuto un gran numero di sepolture accompagnate da ricchi corredi e un sigillo cilindrico di stile accadico, raffigurante una battaglia tra dèi e un uccello mitologico.
Intorno al 2000 a.C., al di sopra delle strutture descritte fu costruito un palazzo di pianta «babilonese» («Palazzo A»), quasi una versione in scala ridotta del palazzo di Mari. Purtroppo l'edificio non ha restituito alcun reperto e la tomba al di sotto della sala principale 5 è risultata non utilizzata o svuotata.
Una consistente quantità di reperti si registra solo all'epoca di regno di Šamši-Adad I. Dopo un periodo di decadenza, le mura del palazzo furono ricostruite, alcune porte murate, nuovi passaggi furono aperti in altri punti e nella costruzione furono installate delle officine. Sono stati rinvenuti numerosi forni per pane, macine, tappi di brocche, un grande forno con copertura a volta e tavolette d'argilla con conteggi relativi a forniture di cereali. Su di esse ricorre tre volte la menzione della città di Tuttul, in un contesto che non lascia dubbi (come si è accennato) sull'identificazione del sito.
A una fase di «riutilizzazione» del palazzo risale una sepoltura comune comprendente c.a 80 inumati. Nello strato inferiore di una fossa poco profonda sono stati riportati alla luce scheletri di uomini molto robusti, cui erano stati inferti diversi colpi, probabilmente soldati. A un livello più alto sono stati rinvenuti scheletri incompleti di membri della popolazione civile. Questi furono raccolti nelle rovine del palazzo per poi essere depositati nella sepoltura probabilmente molto tempo dopo l'evento bellico di cui rimasero vittime. Non è possibile identificare l'avvenimento in base a quanto ci è noto dalle fonti.
In epoca bizantina il cumulo centrale fu interamente occupato da un vasto complesso monastico. Il nartece della chiesa ha conservato in buono stato un mosaico pavimentale misurante c.a 4 x 10 m. Incorniciato da una duplice bordura, questo presenta un grande campo centrale a fondo bianco nel quale sono raffigurati uccelli, pesci, fiori e alberi; il mosaico comprende anche un'iscrizione greca. Un'altra iscrizione siriaca di venti linee è riportata all'interno di una cornice; questa ha inizio con la menzione della data di esecuzione del mosaico (agosto dell'anno 509 d.C.) e cita, tra l'altro, numerosi sacerdoti di rango elevato. Il grande ambiente della chiesa è chiuso a E da tre vani più piccoli, il centrale dei quali, l’àdyton, presentava anch'esso un mosaico pavimentale, datato da un'iscrizione siriaca all'aprile del 595 d.C. Il suo schema decorativo consiste in bande intrecciate formanti campi circolari e ovali: solo la croce è raffigurata all'interno di un quadrato. La qualità cromatica di questo mosaico è rafforzata dall'impiego della pasta vitrea.
Bibl.: Notizie degli scavi in MDOG, CIX, 1977, p. 5 ss.; CXIII, 1981, p. 23 ss.; CXIV, 1982, p. 79 ss.; CXV, 1983, p. 43 ss.; CXVI, 1984, p. 15 ss.; CXVIII, 1986, p. 7 ss.; CXIX, 1987, pp. 7 ss., 51 ss., 57 ss.; CXXI, 1989, p. 5 ss.; CXXII, 1990, p. 67 ss.; CXXIII, 1991, pp. 7 ss., 35 ss., 41 ss.; CXXIV, 1992, p. 45 ss.; CXXV, 1993, p. 5 ss.; CXXVI, 1994, p. 11 ss.; CXXVII, 1995, p. 13 ss.; AAS, XXXI, 1983, pp. 27-28; XL, 1990, pp. 100-110; G. Dossin, Le site Tuttul-sur-Balih, in RAssyr, LXVIII, 1974, p. 25 ss.; W. Meyer, Grundzüge der Geschichte der Stadt Tuttul im 2. Jt. v. Chr., in UgaritF, XIX, 1987, pp. 121-160; A. Archi, Tuttul-sur-Balih à l'âge d'Ebla, in O. Tunça (ed.), De la Babylonie à la Syrie, en passant par Mari. Mélanges offerts à Monsieur J.-R. Küpper à l'occasion de son 70e anniversaire, Liegi 1990, pp. 197-207; W. Ludwig, Tell Bi'a. Das Tuttul der Mari-Briefe?, in Bericht über die 35. Tagung für Ausgrabungswissenschaft und Bauforschung, Karlsruhe 1990, pp. 17-21.
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