Vedi TELL BRAK dell'anno: 1966 - 1997
TELL BRAK
Località della Siria a 4 km dalla riva destra del Giaghgiagha, affluente del Khābūr, sulla carovaniera che congiungeva la Siria con l'Anatolia e la Mesopotamia.
I primi scavi, nella zona, furono condotti nel 1927, 1928 e 1930 da A. Poidebard che a 400 m a N-E del tell scoprì una fortificazione romana dell'epoca di Giustiniano. Nel 1937, M. E. L. Mallowan iniziò gli scavi sul tell che proseguirono fino al 1938.
La regione, centro importante di commercio, alla fine del III millennio era dominata dalla dinastia di Akkad a cui successero la III dinastia di Ur ed in seguito quelle assire.
Il periodo più antico è quello preistorico con ceramica richiamante quella di Tell Ḥalaf e di el-῾Ubaid; segue quello protostorico con produzione assai rara di ceramica liscia, rossa, decorata con bande e festoni neri. All'epoca di Gemdet Naṣr (2800-2700 a. C.), risale uno dei più importanti ritrovamenti: un tempio costruito nel settore S del tell, dedicato ad una divinità sconosciuta. Le dimensioni della costruzione, circondata da tre lati con contrafforti di pietra, erano forse di m 25 × 30. La cella, orientata in direzione N-S e fiancheggiata da camere di servizio con cortili, misurava m 18 × 6. Aveva forse 2 entrate nella parete corta a N, e sulla parete opposta presentava un altare contro il muro, circondato da tre lati da un fregio composto di tre fasce parallele di pietre colorate contenute in una cornice lignea ricoperta da lamine d'oro. La fascia superiore era di calcare azzurro intagliato a cerchi concentrici, la mediana, sottile, di marmo bianco e l'inferiore di scisto verde-azzurro. Le pareti interne erano ornate con rosette a 8 petali in pietra colorata, e con pannelli di rame, quelle esterne con le stesse rosette e con un mosaico a cono. Il tempio, privo di fondamenta, poggiava direttamente su una piattaforma che incorporava tre precedenti edifici spianati e riempiti di mattoni, il più antico dei quali risaliva forse all'epoca di Uruk. Tutti questi strati erano traforati dalle numerose gallerie scavate dai profanatori in periodi diversi. L'accesso al tempio avveniva per mezzo di una scalinata che, forse, circondava il lato orientale della piattaforma. La distruzione del complesso avvenne all'inizio dell'epoca sumerica, a causa di qualche scorreria. Tra i resti di questo periodo, assai interessanti sono dei piccoli idoli caratterizzati da uno o più paia di occhi intagliati per cui il tempio è stato denominato "tempio dell'occhio" ed alcune testine maschili, scolpite in pietra, stilisticamente indipendenti da quelle sumeriche.
L'altro grande edificio di T. B. è il palazzo di Narām-Sin (circa 2300 a. C.). La sicura attribuzione è data dal nome del sovrano impresso su alcuni mattoni. L'edificio, di m 111 × 93, era orientato approssimativamente N-S, ed era formato da quattro larghi cortili fiancheggiati da lunghi e stretti magazzini di deposito. L'unica entrata, situata sul lato O, era protetta da due torri, e le mura esterne erano spesse non meno di 10 m. La distruzione del palazzo avvenne sotto il successivo re Shar-kali-sharri, ad opera degli Amorrei o, più probabilmente, dei Gutei, ma poco tempo dopo fu ricostruito da Ur-Nammu, il fondatore della III dinastia di Ur (circa 2050-2000 a. C.), il cui nome venne ritrovato su una tavoletta d'argilla. La pianta dell'edificio restò uguale con una sola differenza nell'ala O, dove tre piccole camere vennero incorporate in un largo cortile, ma il materiale adoperato era più scadente e l'edificio meno solido. La distruzione finale del palazzo risale al 2000 a. C. per cause ignote.
In seguito si hanno soltanto resti di ceramica e di abitazioni sul solo lato O del tell. All'epoca hurrita (1700-1400 a. C.), appartiene una ceramica con decorazioni bianche, animali o geometriche, su fondo rosso o nero simile a quella di Nuzi e Tell Açana. Intorno al 1400 a. C. il tell venne completamente abbandonato.
Bibl.: A. Poidebard, Statue trouvée à Tell Brak, in Syria, XI, 1930, pp. 360-64; M. E. L. Mallowan, Excavation at Brak and Chagar Bazar, in Iraq, IX, 1947, pp. 1-80; E. D. Van Buren, The Cylinder Seals from Brak, ibid., XI, 1949, pp. 59-76; M. E. L. Mallowan, Twenty-five Years of Mesopotamian Discovery, Londra 1956, pp. 24-38.