Mahadevan, Telliyavaram Mahadevan Ponnambalam
Filosofo indiano (Madras 1911- ivi 1983). Formatosi alla Ramakrishna Mission e poi all’univ. di Madras, dove si laureò in filosofia nel 1933, insegnò negli USA e in Messico, ma soprattutto all’univ. di Madras e al Radhakrishnan centre for advanced study in philosophy, da lui diretto fin dalla fondazione. Esponente dell’Advaita Vedānta, vi guarda come al compimento della filosofia. Questa scuola, ritiene infatti M., è sommamente tollerante poiché recepisce e accetta al proprio interno ogni altro punto di vista, in base al principio secondo cui diverse affermazioni possono essere contemporaneamente vere a diversi livelli di esperienza. In tal senso, l’Advaita Vedānta supera ogni filosofia e credenza specifica ponendosi al di là dell’apparente divenire. L’unica realtà assoluta, il sé (ātman), è infatti l’elemento costante fra tutte le variazioni. Rifacendosi alla tradizione vedāntica che identifica il sé con l’assoluto brahman (➔) e lo caratterizza come sat (esistente), cit (coscienza) e ānanda (beatitudine), M. afferma che il sé è conoscenza, ma non «conoscenza di» (la quale pertiene alla mente, che è in costante mutazione e quindi illusoria); è la coscienza che rende autoconsapevole ogni «conoscenza di». L’esistenza, precisa, non è un predicato del sé, poiché il sé è esso stesso esistenza. In questo senso, il linguaggio può essere ingannevole, dato che sembra presupporre una dualità (in questo caso, fra soggetto e predicato) in effetti solo illusoria; tuttavia tra ciò che diciamo esistere e ciò che esiste effettivamente permane un rapporto dato dalla stessa illusione (māyā, ➔), la quale allo stesso tempo cela e rivela. Giacché ogni legame cui è sottoposto il sé è illusorio, non è necessaria alcuna azione per raggiungere la liberazione (mokṣa), che è già identica al sé anche se l’ignoranza (avidyā, letteralmente «non-conoscenza») ci impedisce di comprenderlo. La distruzione dell’ignoranza avviene attraverso l’eliminazione progressiva degli illusori contenuti della realtà empirica dalla coscienza/sé. Una volta raggiunto il sé profondo, che rappresenta l’unità fondamentale fra tutti i fenomeni, si esperisce un’assoluta pace (ānanda).