TEMENIDI
. Dinastia di re argivi. Secondo i principali genealogisti e mitografi Temeno (Τἢμενοσ) era un discendente di Illo, il figlio di Ercole e di Deianira. Con i suoi due fratelli, Aristodemo e Cresfonte, a capo della nazione dei Dori, scese circa il 1104 a. C., secondo gli antichi cronografi, dalla regione attorno all'Eta (Doride) nel Peloponneso attraverso lo stretto di Antirrio a riconquistare il trono di Micene, a cui gli Eraclidi avevano diritto. Il re Tisameno, figlio di Oreste, che regnava su Micene e sul Peloponneso, fu vinto e ucciso, e gli Eraclidi si spartirono la conquista, nella quale l'Argolide toccò a Temeno.
Dopo Temeno avrebbe regnato sull'Argolide una serie di suoi discendenti; uno dei suoi figli sarebbe stato Ciso o Cisso a cui sarebbe successo Medone. Seguirebbe poi una serie di nomi, che è superfluo ricordare, fino a che arriviamo a Fidone (v.), col quale si esce finalmente dal campo del mito.
Per quel che riguarda infatti il complesso di leggende che abbiamo riferito, va notato come, mentre la maggioranza degli studiosi, da Otofredo Müller in poi, vi vedono un fondamento storico, credono cioè alla migrazione dorica dalla Grecia centrale al Peloponneso, che avrebbe posto fine alle dinastie micenee e sostituito a queste gli Eraclidi, alcuni recenti, facenti capo al Beloch, negano loro totalmente ogni valore storico. Di guisa che i Temenidi, lungi dall'essere i discendenti dei capi dei Dori invasori del Peloponneso e distruttori della civiltà micenea, non sarebbero che una delle dinastie susseguitesi da epoca immemorabile sul trono di Argo, la prima e l'ultima delle dinastie storiche.
Quanto a Fidone, se egli appartenesse a questa dinastia si è dubitato. Le fonti più antiche lo chiamano infatti tiranno, il che fece supporre che egli fosse un monarca illegittimo. Ma ormai non si dubita quasi più che egli appartenesse ai Temenidi, spiegandosi bene quell'espressione con il suo assolutismo e il suo poco rispetto alla costituzione, che lo facevano somigliare piuttosto ai signori illegittimi, sorti contemporaneamente in altri stati, che non ad un re di diritto divino. Altra questione è quella relativa all'epoca in cui visse, giacché, mentre la cronologia tradizionale lo assegnava alla metà del sec. VIII e altri addirittura all'età di Licurgo (898 a. C.), oggi lo si assegna per lo più alla metà del sec. VII.
Caduto Fidone in un combattimento contro i Corinzî, non solo i suoi successori non poterono conservare la posizione da lui guadagnata, ma dovettero alla fine soccombere all'ostilità della stessa cittadinanza argiva, specialmente della nobiltà, oppressa e combattuta da Fidone. Burrascoso fu quindi il governo prima di Laceda, figlio di Fidone, e poi di Melta, figlio a sua volta di Laceda; alla fine Melta fu deposto e gli venne sostituito un re elettivo. Così ebbero fine i Temenidi. Argo divenne ben presto una democrazia.
I Temenidi, secondo la tradizione, avevano posto propaggini anche fuori dell'Argolide. Ciso, il figlio di Temeno sopra ricordato, avrebbe colonizzato Creta. I re di Macedonia si consideravano discendenti anch'essi di Temeno: un suo figlio, Lacare o Archelao, sarebbe emigrato in Macedonia, dandovi origine alla dinastia nazionale degli Argeadi. Altri invece narravano che era stato Carano, fratello di Fidone, a dare origine a questa casa. Anche in Sicione si sarebbe stabilito un ramo dei Temenidi; poco dopo l'occupazione di Argo, un altro figlio di Temeno, Falca, avrebbe occupato infatti Sicione e vi avrebbe regnato. Della sua discendenza però gli antichi non sapevano dir nulla: il fatto si è che ben presto in Sicione non troviamo più il regno, ma l'aristocrazia. Quanto al valore di queste leggende son da fare le stesse considerazioni già fatte per quelle sugli Eraclidi in genere.
Bibl.: K. O. Müller, Die Dorier, 2a ed., Breslavia 1844; G. Busolt, Griechische Geschichte, I, 2a ed., Gotha 1893; K. J. Beloch, Griech. Geschichte, I, 2a ed., Strasburgo 1912-13; M. Meyer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 437 segg. - Per il rapporto tra gli Argeadi e i T., v. tra l'altro E. Geyer, Makedonien bis zur Thronbest. Philipps II., Monaco e Berlino 1930.