temone (temo)
L'alternanza della forma ‛ temone ' con la latineggiante ‛ temo ' è probabilmente dovuta a ragioni metriche: si badi tuttavia che ‛ temo ' si riferisce sempre al ‛ timone ' del carro.
Il " timoniere " è detto qual temon gira per venire a porto (Pg XXX 6), ossia " colui che fa girare la ruota del timone " per condurre la nave al porto desiderato. Si noti l'uso del verbo ‛ girare ', da cui si può dedurre che t. significa, in D., non tanto lo strumento in sé, quanto piuttosto la ruota collegata a esso, e con la quale lo si manovra. Nel contesto D. " fa similitudine... dal vivere mondano onesto al navigamento del marinaio... che... se desidera di iungere a porto, conviene navigare al segno de la tramontana e del carro " (Buti).
La forma ‛ temo ' è usata sette volte nella Commedia, e si riferisce sempre al lungo legno di un carro al quale si attaccano gli animali da tiro; e il carro può essere quello mitologico del sole (Pg XXII 119, XXXII 49 e Pd XXXI 124), o la costellazione del Piccolo Carro (Pd XIII 9) o il dificio santo (Pg XXXII 144) che simboleggia la Chiesa nell'allegoria del Paradiso terrestre (anche ai vv. 49 e 140). Le ancelle... del giorno (Pg XXII 119) sono le ore, le quali si avvicendano alla guida del carro; in quel momento quattro... eran... / rimase a dietro, e la quinta era al temo, / drizzando pur in sù l'ardente corno (il corno è la punta del " timone "). Non altrettanto abile nel ‛ reggere ' il t. del carro fu Fetonte (Pd XXXI 124 il temo / che mal guidò Fetonte). Il volger del temo (XIII 9) è " il movimento rotatorio " del carro (qui la costellazione dell'Orsa Minore) nel complesso della sfera celeste che rotea attorno alla terra; onde il seno / basta del nostro cielo e notte e giorno, e non vien meno, non è insufficiente, in quanto la costellazione sempre si mantiene nei pressi del polo celeste, non tramonta mai. Per quanto riguarda le tre occorrenze di Pg XXXII c'è chi ha voluto vedere nel t. (che ha grosso modo la forma di due pali incrociati) il simbolo della croce di Cristo; a questa opinione si obietta che al v. 140 l'una e l'altra rota e 'l temo si ricoprono delle piume dell'aquila, cioè vengono soffocate dai beni temporali, e al v. 144 addirittura nascono tre teste su questo t., che, insieme con le quattro di ciascun canto del carro, simboleggiano evidentemente i vizi capitali. Sembra estranea alla mentalità di D., che tanto venera la croce, la volontà di offenderla in modo così evidente, descrivendone prima la degenerazione, e poi la trasformazione nella mostruosa radice del peccato (cfr. Porena).