TEMPE (τὰ Τέμπη, Tempe)
Nome della stretta gola tra il monte Olimpo e l'Ossa, nell'angolo NE. della Tessaglia, attraverso la quale il Peneo (v.) si apre la strada verso il mare. La gola è lunga circa 8 km., stretta in qualche punto meno di 40 m. e con pareti a picco di oltre 500 m. di altezza; in fondo ad essa scorre l'acqua verdastra del fiume, in un paesaggio di una bellezza pittoresca e suggestiva celebrata dagli scrittori antichi (Livio, Plinio, Eliano), come dai viaggiatori moderni. Unico sbocco dell'ampia pianura tessalica dalla sua cerchia di montagne verso il mare oltre al golfo di Pagase, non essendo fornita però di un porto alla foce del Peneo non poté servire, come Pagase, ai traffici commerciali, ma fu invece sempre una potente chiave delle comunicazioni militari dalla Macedonia in Grecia. All'invasione di Serse nel 480 a. C. i Greci inviarono, secondo si narra, a Tempe 10.000 uomini, che ritirarono presto però alle Termopile apprendendo che i Persiani avevano scelto un altro passaggio dell'Olimpo presso Gonni. Nel 336 a. C. Alessandro il Grande girò la difesa del passo guardato dai Tessali. Antipatro poté transitare per Tempe durante la guerra lamiaca (323 a. C.), tenendosi così vicino alla sua flotta, poiché al principio della guerra i Tessali erano dalla sua parte. Durante la dominazione macedonica la valle di Tempe rimase nominalmente tessalica, formando una lingua di terra della Tessaglia fra la Magnesia e la Perrebia, ma, in realtà, come queste regioni, fu sotto il completo controllo macedonico. Dopo Cinoscefale Filippo si ritirò attraverso alla gola; nel 196 questa divenne di nuovo confine tra le regioni ostili della Tessaglia e della Macedonia; all'ingresso della valle nel 187-86 avvenne il congresso e la disputa tra Filippo e i Tessali davanti ai Romani. Nel 171 se ne impadronì Perseo, che fortificò il passo; ma nel terzo anno della sua guerra contro i Romani, Q. Marcio Filippo girò la posizione. La valle perse la sua importanza di confine dopo la caduta della potenza macedonica. Cesare, poco prima di Farsalo, fece tagliare una via ben munita lungo la valle da L. Cassio Longino.
Col passo di Tempe era collegato nella religione degli antichi il culto di Apollo, che di qui, dopo esservi giunto per purificarsi dell'uccisione del drago, con un ramo di alloro della vallata portogli da una lupa, era mosso verso Delfi.
In ricordo di tale episodio e a riconoscimento della maggiore vetustà del culto a Tempe, i Delfi ogni otto anni inviavano una processione di nobili giovinetti, il cui capo procedeva impugnando il ramo colto nel santuario di Apollo Tempeite, allo sbocco orientale della valle, sopra il cui altare cresceva l'alloro chiamato Dyareia.
Bibl.: W. M. Leake, Travels in Northern Greece, III, Londra 1835, p. 384 segg.; N. Georgiades, Θεσσαλια, Volo 1894, pag. 13 segg.; A. Philippson, Beiträge zur Morphologie Griechenlands, Stoccarda 1930, pp. 66, 75; Fr. Stählin, Das hell. Thessalien, Stoccarda 1924, p. 11 segg.; id., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 473 segg.; v. anche peneo.