tempio
Edificio di culto che può essere costruito su qualsiasi spazio consacrato. Si differenzia dal santuario che invece è posto in un luogo che è o è stato teatro di una teofania, anche se sia l’uno che l’altro possono avere funzioni extracultuali economiche (possesso di terre, dipendenza di persone, fornitura di credito ecc.) e politiche. Nell’antichità classica il t. sorge in seguito alla fusione dei popoli di lingua indoeuropea, immigrati in Grecia e in Italia, con le popolazioni locali di civiltà mediterranea. Gli indoeuropei, trovando sia in Grecia sia in Italia una religione legata a luoghi di culto naturali, in cima ad alture, presso sorgenti, in grotte, li conservarono per tutto il periodo classico: l’altare, all’aperto, indicava la loro sacralità. La presenza divina, presupposta già dai luoghi sacri naturali, nell’antropomorfismo del politeismo classico portò all’idea che il t. è la «casa» della divinità, idea che determina in parte anche la struttura architettonica del t. e il valore particolare che assume l’immagine cultuale della divinità posta nella cella del tempio. Nell’Europa barbarica l’uso di erigere t. rientra, almeno in gran parte, nell’ambito degli influssi culturali del mondo classico. Anche precedentemente il t. era stato inteso fondamentalmente come abitazione della divinità. Il t. babilonese e assiro era un palazzo vero e proprio con un grande cortile circondato da mura e con numerosi vani; la divinità abitava nel t., e in occasione delle sue feste altre divinità venivano, accompagnate da processioni, a renderle visita. Nella Mesopotamia esisteva, oltre a questo tipo di t., anche la ziqqurat che conteneva anche qui una casa del dio. Diverso architettonicamente dal t. babilonese, ma non dal punto di vista storico-religioso, il t. egiziano è ugualmente casa sontuosa della divinità. In India, dove la religione più antica non conosceva t., questi sorgono con il buddhismo, in origine con la funzione di conservare le reliquie del Buddha (stupa, chaitya). È sotto l’influsso del buddhismo che anche l’induismo procede alla costruzione di t., alcuni dei quali, intorno all’inizio del 2° millennio d.C. acquisiscono altresì un importante ruolo economico e politico. Nella Cina antica gli altari del cielo, all’aperto, i luoghi di culto naturali e i santuari dedicati agli antenati cedono solo gradualmente al t., sia nella religione dello Stato sia nel taoismo popolare. In Giappone già il culto shintoistico trovava sistemazione in edicole stabili che si modellavano sul tipo delle case d’abitazione. T. di grandi proporzioni e in forme che ricordano le piramidi egiziane e le ziqqurat babilonesi erano i luoghi di culto delle antiche religioni dell’America precolombiana. Nel cristianesimo occidentale il luogo del culto fu in origine una semplice sala di riunione posta in edifici profani. Solo dal 3° sec. il termine «chiesa» comincia a identificare oltre alla comunità anche l’edificio di culto che assume varie forme. È tuttavia dal sec. 11° nel quadro della riforma gregoriana che la chiesa assume il valore di casa di dio. Nell’islam la rivestì, specialmente in origine, funzioni sociali e politiche oltre che cultuali.