TEMPLUM
Templum, secondo Varrone. (Ling. Lat., vii, 8) è un luogo delimitato con determinate formule, per esser reso idoneo all'osservazione degli auguri; anche il cielo poteva essere considerato un t., diviso idealmente in quattro parti, sinistra ad E, dextera a O, antica a S, postica a N (in sedici parti nella teologia etrusca). Connesse a queste spiegazioni sono le etimologie proposte, da temno = tagliare (spazio tagliato, delimitato) o da idg. *temp = tendere (spazio che si tende) e si è, a torto, pensato che tutto ciò che è separato, la città, il campo, l'accampamento potesse essere un templum.
Sembra però preferibile, come ha dimostrato il Weinstock, richiamarsi al nome del trave posto longitudinalmente sul tetto (Festo, p. 367): cioè templum (da tèmno) è il legno tagliato, l'asse, e quindi una capanna costruita con queste assi. Solo in un secondo tempo la parola dovette assumere il significato di capanna di osservazione degli auguri (che doveva avere una sola porta ed era stabilita con formule rituali) e, in senso traslato, il campo di osservazione. Si discute se il t. dovesse essere orientato astronomicamente; in ogni modo era sufficiente che l'augure stabilisse quella che doveva essere, rispetto al posto di osservazione, la parte destra, la sinistra, l'antica, la postica. Nella eventuale mancanza della definizione augurale i templi non erano templa ma semplicemente aedes (così, in particolare, la aedes Vestae). Templa d'altronde potevano essere anche luoghi profani, come la Curia, i Rostri, i Saepta, dovendosi in essi prendere gli auspici, soprattutto in occasione dei comizî.
Bibl.: H. Nissen, Das Templum, Berlino 1869; St. Weinstock, Templum, in Röm. Mitt., XLVII, 1932, p. 95 ss.