temporale (agg.)
Compare solo nel Convivio e in un esempio della Commedia, in accezioni che sono proprie del linguaggio ecclesiastico.
Contrapposto a ‛ eterno ', vale " temporaneo ", " che dura un periodo di tempo limitato ", ed è riferito alle pene del Purgatorio già definite " transitorius ignis " nella costituzione Sub catholicae (1254) di Innocenzo IV sul Purgatorio (citato dal Fallani, a Pg XXVII 127 Il temporal foco e l'etterno [quello dell'Inferno] / veduto hai).
Un'antitesi analoga si ha in Mn III XV 10 opus fuit homini duplici directivo... scilicet sommo Pontefice, qui... humanum genus perduceret ad vitam aecternam, et Imperatore, qui... genus humanum ad temporalem foelicitatem dirigeret. L'analogia è però solo apparente perché qui ‛ temporalis ' non vale " temporaneo " ma " attinente alla vita terrena ", " che si realizza in questo mondo ", e, da un punto di vista concettuale, si contrappone a ‛ spiritualis ' (cfr. III IV 3 arguunt quod, quemadmodum luna... non habet lucem nisi prout recipit a sole, sic nec regnum temporale auctoritatem habet nisi prout recipit a spirituali regimine).
Nel latino del trattato ‛ temporalis ' è perciò il costante attributo di ‛ Monarchia ' (I I 5, II 1, ecc.), ‛ regnum ' (III IV 20), ‛ regimen ' (V 1, ecc.), definisce cioè l'Impero in quanto ha giurisdizione sulle operazioni umane (X 10 Imperium est iurisdictio omnem temporalem iurisdictionem ambitu suo comprehendens; cfr. Cv
IV IX 1); ma designa anche i beni terreni (Mn III X 14 Ecclesia... indisposita erat ad temporalia recipienda) e, più genericamente, la sfera delle attività umane (XII 6 si Caesar iam tunc iudicandi temporalia non habuisset auctoritatem...).
Su queste accezioni latine è ricalcato l'uso di t. nel significato di " che appartiene al mondo, alla vita terrena ": Cv III XIV 8 Platone, de li beni temporali non curando, la reale dignitade mise a non calere; e così in II X 9 la grandezza temporale, IV XVII 4 le cose temporali.
Si ha un vero e proprio latinismo quando t. è attribuito a ‛ ora ' (v.) per indicare ciascuna delle dodici ore, variabili nella lunghezza a seconda delle stagioni, in cui erano divisi sia il giorno sia la notte: Cv IV XXIII 15 la Chiesa usa... [le ore] del dì temporali, che sono in ciascuno die dodici, o grandi o piccole, secondo la quantitade del sole. In questo caso all'aggettivo potrebb'essere attribuito il significato di " stagionale " in considerazione del valore di ‛ stagione ' che frequentemente il latino tempus ha (cfr. Alfragano, ediz. Campani, c. 11, p. 107: " Temporales vero horae sunt illae quibus unaquaeque nox et dies in aestate et hieme est duodecim horarum "). Altri esempi in III VI 2 e 3.