Tendine
Il termine tendine (dal latino tardo tendo, derivato del verbo tendere, "tendere") definisce in anatomia una struttura a sezione circolare o ellittica, costituita da tessuto connettivo fibroso. Tale struttura svolge la funzione di fissare il muscolo sul segmento osseo oppure sulla formazione cui il muscolo stesso è destinato (se l'inserzione non è effettuata direttamente dalle fibre muscolari). Con lo stesso nome vengono indicati anche quei tratti di tessuto fibroso che si possono reperire nella compagine del muscolo (iscrizioni tendinee del muscolo retto dell'addome) o quelli interposti tra due ventri muscolari (tendini intermedi del muscolo digastrico o di quello omoioideo).
I tendini sono costituiti da fasci (fasci primari, secondari, terziari) formati da fibrille connettivali, esili, lunghe, ondulate e a decorso parallelo, unite da una sostanza cementante scarsa; lungo la superficie dei fasci primari sono disposti i fibrociti, o cellule tendinee, i cui corpi di forma laminare e con prolungamenti alari sono orientati secondo la lunghezza delle fibre. Il corpo del tendine è avvolto da una guaina connettivale che è denominata peritenonio esterno; un'analoga guaina riveste i fasci secondari e quelli primari (peritenonio interno). Nello spessore del tessuto tendineo sono localizzati particolari corpuscoli nervosi (recettori; v.) a funzione propiocettiva. In determinate regioni (polso, collo del piede ecc.) i tendini sono avviluppati da guaine fibrose e da borse mucose che li mantengono in situ (funzionando talvolta da vere e proprie pulegge di trasmissione) e ne facilitano lo scorrimento. I tendini sono strutture integranti del complesso muscoloscheletrico, in quanto intervengono nella connessione tra i capi del muscolo e l'osso, garantendo al massimo l'efficacia dell'azione contrattile del muscolo sull'osso inteso come leva. Di norma queste strutture connettono il muscolo a due ossa diverse, determinando, nel momento in cui il muscolo stesso si contrae, il movimento di una delle due ossa. Quando il muscolo ha più di due estremità, nella connessione intervengono più tendini. Le caratteristiche funzionali del tendine sono rappresentate dalla resistenza alla trazione e dalla flessibilità.
La comparsa dei tendini è legata allo sviluppo di scheletri rigidi, che gli organismi terrestri hanno evoluto come sostegno allo scopo di contrastare l'attrazione gravitazionale e come saldo appoggio per l'azione dei muscoli. Il primo tentativo di scheletro è rappresentato dall'esoscheletro degli Artropodi, nei quali la mobilità dei vari segmenti del corpo e degli arti viene assicurata dalla contrazione di muscoli, che risultano direttamente attaccati alla superficie interna dello scheletro che è esterno. Nei Vertebrati, invece, il sistema scheletrico è costituito da un endoscheletro, cioè da un'impalcatura interna a cui i muscoli si connettono dall'esterno grazie alla presenza dei tendini, che uniscono ossa e muscoli. Nei Vertebrati terrestri, nei quali lo sviluppo dei quattro arti ha portato tanto alla modificazione della muscolatura assile quanto alla differenziazione di una muscolatura appendicolare, i muscoli scheletrici, dividendosi, fondendosi e spostandosi, si sono sviluppati in strutture specializzate, in grado di gestire le appendici articolate che risultano necessarie alla locomozione sulla terraferma. Come conseguenza anche i tendini hanno subito delle modificazioni e degli spostamenti, seguendo una via evolutiva che, passando attraverso i Rettili, va dagli Anfibi ai Mammiferi, nei quali la locomozione terrestre ha raggiunto la massima specializzazione. Quando un mammifero cammina oppure corre, una gran parte dell'energia cinetica subisce una trasformazione in energia elastica di tensione nei tendini. Durante la corsa, il tendine di Achille, ossia il tendine che collega i potenti muscoli del polpaccio al calcagno, viene stirato per l'azione di due forze fra loro combinate, una esercitata dal peso del corpo sul piede, l'altra dalla contrazione dei muscoli del polpaccio: la retrocessione del tendine determina l'estensione del piede, mentre il muscolo ancora contratto spinge in avanti la gamba. Lo sviluppo della postura e della deambulazione eretta ha provocato ulteriori, importanti cambiamenti sia nella struttura scheletrica, sia nella disposizione delle masse muscolari. I suddetti mutamenti si riflettono anche sulla distribuzione dei tendini: si osserva, per es., un'inversione dei compiti svolti dai muscoli del bacino e del femore, uno spostamento nella gamba della massa estensoria anteriormente e l'aggiunta di un gruppo muscolare adduttore, che serve ad avvicinare l'arto all'asse verticale del corpo. Nell'arto anteriore avvengono modificazioni ancora più importanti: i tendini della mano, infatti, che comandano i movimenti delle singole dita, hanno consentito l'evoluzione prima di una mano prensile, caratteristica delle Scimmie e dell'uomo, entrambi capaci di stringere un oggetto con una sola mano, e poi di una presa di precisione, peculiare dell'uomo, che consente di afferrare oggetti anche molto piccoli tra pollice e indice. Per lo sviluppo della presa di precisione sono entrati in gioco sia fattori centrali, legati all'organizzazione del cervello, sia fattori periferici, correlati con la struttura anatomica della mano (v.). I tendini, che si comportano come cavi di trasmissione, rivestono un ruolo importante poiché molti muscoli necessari al movimento della mano, e soprattutto delle dita, sono posti nell'avambraccio e agiscono a distanza grazie all'azione dei tendini: se i muscoli fossero inseriti direttamente sulle ossa delle dita, queste sarebbero goffe e incapaci di compiere movimenti delicati. Rosadele Cicchetti
La patologia dei tendini comprende: lesioni traumatiche (sezione dei tendini, strappamento delle inserzioni ecc.); lesioni infiammatorie delle guaine tendinee; lesioni a tendenza suppurativa (tubercolari, reumatiche, traumatiche ecc.), dette tenovaginiti o tenosinoviti; tumori sia benigni sia maligni, per fortuna rari, che prendono origine dal tessuto tendineo. Nei traumatismi più gravi il tendine può andare incontro a un'interruzione completa: in questi casi il capo prossimale, scorrendo nella sua guaina, risale verso l'alto determinando l'allontanamento dei due monconi. Frequentemente a carico dei tendini si determinano microtraumi ripetuti, cui sono imputabili interruzioni delle fibre che vengono riparate con difficoltà data la continua sollecitazione cui il tendine è sottoposto. Tutto ciò determina uno stato di infiammazione cronica che nei casi più gravi può portare alla rottura del tendine. Tra le tenosinoviti, quella crepitante secca del polso, o del pollice, è frequente in pianisti, schermidori e in genere in chi assoggetta a un notevole e continuo impegno i muscoli attivatori del polso o, rispettivamente, del pollice. Tra le forme croniche è da ricordare la malattia di De Quervain (tenosinovite cronica stenosante della mano o raramente del piede), caratterizzata da ispessimento a manicotto della guaina del tendine del muscolo flessore del pollice.
bibl.: g.c. kent jr., Comparative anatomy of the Vertebrates, Dubuque (IA), W.M.C. Brown, 19978 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19972); Gray's anatomy, ed. P.L. Williams et al., Edinburgh, Churchill Livingstone, 199638 (trad. it. Bologna, Zanichelli, 19333).