teodia
" Canto rivolto a Dio " (dal greco θεὸς ᾠδή); neoformazione grecheggiante, corretta (v. GRECISMI; neologismi; oda), coniata, sembra, direttamente da D. per indicare i Salmi di David, in Pd XXV 73 ‛ Sperino in te ', ne la sua tëodia / dice, ‛ color che sanno il nome tuo '. Dai lessici medievali D. sapeva che ‛ oda ' era parola greca, corrispondente al latino cantus. Cfr. E. G. Parodi, in " Bull. " XI (1904) 239: " sembra messo insieme da Dante - se, come pare, è suo - il felicissimo teodía...: theo- (di theología, ecc.), odía di comedía, ecc... il modello diretto fu probabilmente psalmodía (" cantus psalmi ", Uguccione) ".
Differenti tra loro ed etimologicamente errate le chiose di alcuni commentatori antichi, che mostrano di non aver avvertito il significato del termine dantesco: Lana: " Theodia. É ditta a ‛ Thèos ' graece, quod est Deus, et ‛ dia ' si è verbo informativo a Deo: unde ‛ theodia ' si è parole formade e sillabicade da Deo "; Ottimo: " nella tua teodia, cioè ‛ scrittura divina che tu [Dio] scrivesti ' "; Pietro: " Theodia, ita dieta a ‛ thèos ', quod est Deus, et ‛ dia ' quod est duo, quasi verba formata a Deo et prolata ab homine "; Buti: " nella tua teodia, cioè nella tua deità ". Benvenuto mostra una più precisa comprensione del termine notando " idest, psalmodia ".