DUCLÈRE, Teodoro
Nacque a Napoli nel 1814. L'anno di nascita, , generalmente indicato nel 1816, è anticipato al 1814 da S. Ortolani (1970, p. 190) che riporta la notizia, tratta dal registro parrocchiale della chiesa di S. Maria della Neve, secondo la quale il pittore austriaco Joseph Rebell sarebbe stato compare di battesimo del D. il 22 apr. 1814- In tale documento inoltre, stando alla testimonianza dello stesso studioso, il cognome del D. comparirebbe secondo la diversa grafia di Dochler o Duchler.
Avviato allo studio del paesaggio da Anton Sminck Pitloo, del quale fu uno dei più fedeli discepoli nonché genero, avendone sposato la figlia Sofia (Ortolani, 1970, p. 65), il D. fece quindi parte del gruppo dei pittori della scuola di Posillipo accanto ai più famosi S. Fergola, G. Smargiassi, G. Carelli e G. Gigante. Eseguì vedute e paesaggi per turisti e amatori stranieri ed ebbe fra i suoi maggiori committenti a Napoli i Meuricoffre e il duca di San Teodoro (Il paesaggio ..., 1936).
Problemi riguardano sia la datazione sia l'attribuzione delle opere di questo pittore singolarmente trascurato dalla critica ottocentesca. Va rilevato inoltre che la scarsa documentazione sull'attività del D., limitata alle poche opere datate e firmate, ha favorito le possibilità di equivoci e scambi con i dipinti del Pitloo e permette ancora che alcune sue opere circolino sul mercato con la firma apocrifa di Giacinto Gigante (Causa, 1972, p. 817, n. 7).
I dipinti del D. riprendono le tematiche usuali della veduta napoletana, con una particolare predilezione per i panorami della costiera sorrentina e dell'isola d'Ischia. Egli tuttavia diede miglior prova di sé nella realizzazione di piccoli studi di paesaggio condotti dal vero su singoli motivi naturali e caratterizzati da spiccati effetti coloristici di immediata presa ottica. In questi quadretti è evidente la lezione del Pitloo che per primo era arrivato al superamento del paesaggio scenografico, proprio della veduta di tradizione tardosettecentesca, riportando, con il rapido appunto dal vero e con la "macchia", l'immediatezza di ripresa sentimentale nel motivo paesistico. Tale lezione, facilmente riconoscibile nelle prime opere del D., fra le quali va probabilmente compreso il dipinto Amalfi, la Valle dei mulini (Napoli, coll. Marmo; ripr. in Causa, 1972, fig. 320), permane anche nei lavori successivi, dove peraltro si avverte anche, nella scelta dei tagli e delle inquadrature e soprattutto nel tono più studiatamente illustrativo della descrizione, l'influsso di Giacinto Gigante.
Un'interpretazione della pittura atmosferica del Pitloo si legge in particolare in alcuni dipinti appartenenti ad una serie di Vedute dell'isola d'Ischia, conservate.al Museo S. Martino di Napoli, nelle quali lo studio cromatico, fondato su forti contrasti di tinte, valorizza l'intensità di luce dei paesaggio meridionale. Fra queste vanno ricordate soprattutto le due Vedute di Lacco, originali brani di paesaggio caratterizzati dalla contrapposizione fra i toni bruciati e rossastri del tufo e della roccia vulcanica, i colori lividi e intensi del mare e le sfumature azzurro-rosate del cielo.
Fra il 1857 e il 1866 il D. fu fra gli illustratori, insieme con Giacinto Gigante, Filippo Palizzi e Saverio Altamura, dell'opera di Francesco de Bourcard Usi e costumi di Napoli e contorni, stampata a Napoli in due volumi dalla tipografia di Gaetano Nobile.
La pubblicazione, che si ricollegava alla tradizione settecentesca dell'illustrazione di costume, consisteva in una vera e propria rassegna di momenti, figure e personaggi tipici della realtà popolare napoletana, descritti da letterati e studiosi fra cui Carlo Tito Dalbono, Francesco Mastriani e lo stesso de Bourcard. Per tali illustrazioni, il D. fornì 26 disegni che furono poi incisi all'acquaforte da Francesco Pisante, Saro Cucinotta e Giovanni Fusaro. Si tratta per lo più di scene incentrate su figure di venditori ambulanti - si vedano ad esempio Il mellonaro, Il castagnaro, L'ostricaro - nelle quali l'intento documentario, evidente nella rappresentazione realistica dei particolari costumi e dei diversi attrezzi dei mestieri, prevale sulla caratterizzazione umana e sulla descrizione dell'ambiente.
Fra il 1860 e il 1870 il D. insieme con altri pittori della scuola di Posillipo, fra cui lo stesso Gigante, trascorse lunghi periodi di tempo a Sorrento presso il conte Pompeo Correale, mecenate e dilettante di pittura, che aveva trasformato la villa di famiglia in un rifugio per artisti e letterati. A questo periodo si collega verosimilmente la vasta produzione dei D. che ha per soggetto Sorrento e i suoi dintorni.
Molti di questi dipinti, fra cui Casa di campagna a Sorrento, Sedile Dominova, Vallone di Sorrento, La casa del Tasso, si conservano ancora presso il Museo Correale insieme con buona parte della produzione del D., acquistata dopo la sua morte da Pompeo Correale con tutta la collezione personale dell'artista che comprendeva anche un cospicuo numero di opere del Pitloo.
Della stessa raccolta fanno parte anche oltre un centinaio di disegni del D. datati dal 1831 al 1867. Eseguiti su cartoni colorati con diverse tecniche, dalla matita lumeggiata a biacca all'acquerello, essi raggiungono spesso risultati di notevole qualità e testimoniano altresì i diversi studi condotti dal D. sul tema del paesaggio.
In alcuni, infatti, come La baia di Otranto (1835), Napoli dallo Scudillo (1837), Lacco Ameno d'Ischia (1849), La marina grande a Sorrento (1863), prevale l'elemento naturale, e il motivo paesaggistico è reso con pochi tratti sintetici e marcati. In altri, come La fontana Pretoria a Palermo (1842), La cattedrale di Messina (1842), La chiesa della Martorana a Palermo (1844), La cattedrale di Taormina (1848), è invece l'elemento architettonico, descritto con tratto nitido e minuzioso, che prevale diventando il motivo dominante di queste vedute, animate in primo piano da vivaci figurine di viandanti.
Nel 1862, in occasione dell'Esposizione internazionale di Londra dove il D. era membro del sottocomitato per le "arti belle" di Napoli, scrisse una relazione sullo Svolgimento delle tre arti nelle provincie meridionali d'Italia dal 1837 fino al 1862 (citata e parzialmente riportata da Ortolani, 1970, pp. 150 s. e passim).
All'anno successivo risalgono due disegni acquerellati: Paesaggio sorrentino e Veduta del golfo di Sorrento (entrambi firmati e datati 1863), conservati a Roma presso il Gabinetto nazionale delle stampe, dove si trova anche l'acquerello Veduta di paese.
Un altro gruppo di disegni del D. si trova presso la Galleria dell'Accademia di belle arti di Napoli. Si tratta di una serie di schizzi e studi preparatori, attribuitigli da R. Causa (notizia rip. in Caputi-Spinosa, 1985), che ritraggono alcuni luoghi dei dintorni di Napoli. Essi facevano parte del materiale messo a disposizione degli allievi del r. istituto di belle arti, nel quale il D. insegnò in qualità di professore aggiunto alla cattedra di paesaggio dall'aprile 1861 al febbraio 1869, anno in cui morì, presumibilmente a Napoli (Lorenzetti, 1952, p. 242).
Altre opere del D. si trovano a Napoli, nel Museo nazionale di Capodimonte, e a Giulianova. nella Pinacoteca comunale.
Fonti e Bibl.: F. Napier, Pittura napoletana dell'Ottocento [1855], Napoli 1956, pp. 78 s.; A. Petti, Guida pittorica ..., Napoli 1855, p. 44; S. Di Giacomo, La Scuola di Posillipo, in Luci e ombre napoletane, Napoli 1914, pp. 282 s.; E. Guardascione, G. Toma. Il colore in pittura, Bari 1924, pp. 127, 133; Il paesaggio nella pittura napoletana dell'Ottocento (catal.), a cura di S. Ortolani-F. De Filippis, Napoli 1936, p. 24; M. Biancale, La pittura napoletana del secolo XIX, in Mostra della pittura napoletana del sec. XVII-XVIII-XIX (catal.), Napoli 1938, pp. 252 ss.; G. Morazzoni, Il Museo Correale di Sorrento, Roma 1938, pp. 11, 50; Mostra di stampe e disegni napoletani dell'Ottocento (catal.), Napoli 1941, pp. 41, 44 ss., 54 s., 57-60, 62; C. Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli (1752-1952), Firenze 1952, pp. 123, 242; Id., Mostra celebrativa del bicentenario dell'Accademia di belle arti di Napoli (catal.), Napoli 1954, pp. 14, 34 s., 37; D. Maggiore, Arte e artisti dell'Ottocento napolitano e Scuola di Posillipo, Napoli 1955, pp. 31 s.; R. Causa, Pitloo, Napoli 1956, pp. 27 s.; E. Beltrame Quattrocchi-S. Lazzaro Morrica, Disegni dell'Ottocento, Roma 1969, pp.62 ss. nn. 58 s.; S. Ortolani, G. Gigante e la pittura di paesaggio a Napoli e in Italia dal '600 all'800, Ercolano 1970, ad Ind.; Vedute dell'Italia meridionale nei disegni dell'800 napoletano della raccolta Correale (catalogo), Sorrento 1971, pp. 15, 22-35, tavv. VIII-XXXII; A. Caputi-R. Mormone-R. Causa, La Galleria dell'Accademia di belle arti di Napoli, Napoli 1971, p. 108, figg. 23, 34, tavv. XXVII, XXVIII; R. Causa, La Scuola di Posillipo, in Storia di Napoli, Napoli 1972, IX, pp. 783, 817 n. 7, figg. 319 ss.; La collezione Astaritaal Museo di Capodimonte (catal.), Napoli 1972, p. 59; L. Buccino Grimaldi-R. Cariello, Il Museo "Correale di Terranova" di Sorrento, in Imusei degli enti locali della Campania, Napoli 1974, pp. 35 s.; A. Negro Spina, L'incisione napoletana dell'Ottocento, Napoli 1976, pp. 55 s., 106 ss.; M. Rotili, Sorrento nell'incisione dell'Ottocento, Napoli 1977, pp. 18 s., 21, 23; P. Ricci, Arte e artisti a Napoli (1800-1945), Napoli 1981, p.23; V. Bindi, La scuola di Posillipo, Torino 1983, pp. 90 ss.; Immagini di Ischia tra il XVII e il XIX secolo (catal.), Napoli 1984, pp. 52 s., 74 s., 114-119, 128-135, 144-147; Catalogo Bolaffi dell'arte italiana dell'Ottocento, n. 13, Torino 1984, p. 250; A. Caputi-A. Spinosa, Disegni e acquerelli dell'Accademia di belle arti di Napoli (catal.), Napoli 1985 (pp. n.n.), tav.VI, figg. 46 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon ..., X, p. 42; Diz. enc. Bolaffi d. pittori ... italiani, IV, p. 223 e fig. 194.