TEOFANE di Mitilene (Θεοϕάνης, Theophănes)
Storico e uomo politico romano di origine greca. Politico di notevole importanza nella sua patria, Mitilene, diventò dal 67 a. C. circa uno dei più fidati consiglieri di Pompeo nella politica orientale e fu al suo seguito nelle campagne. Per merito suo nel 62 Mitilene riacquistò la libertà: in seguito a ciò, dopo la sua morte, ebbe onori celesti dai compatrioti, fu identificato con Zeus Eleuterio, e dea fu considerata anche sua moglie. Da Pompeo ebbe la cittadinanza romana, e nel periodo di concordia tra Pompeo e Cesare adottò il noto partigiano di Cesare, Cornelio Balbo di Gades in Spagna. Questa collaborazione di due provinciali accanto ai due triumviri è evidentemente significativa. Era vicino a Pompeo dopo Farsalo e lo consigliò per la fuga in Egitto. Dopo la morte del medesimo, si riconciliò con Cesare, ma perdette influenza salvo che a Mitilene. Si rifece vivo con Cicerone dopo l'assassinio di Cesare, ma non sembra che nemmeno allora avesse una parte notevole nelle vicende dell'Oriente. Prima del 36 a. C. era morto.
Scrisse un'opera sulle imprese di Pompeo: è ignoto il titolo. Se ne hanno sei frammenti (in Jacoby per errore 7) di cui uno derivante dal Plutarco, forse attraverso Timagene, e cinque da Strabone. I tentativi per ricuperare altro materiale sia da Strabone, sia da Plutarco, sia da Giuseppe Flavio, in quanto a sua volta ha utilizzato le storie di Strabone ora perdute, non vanno al di là dell'ipotesi. Da Cicerone (Pro Archia, 24) non si può dedurre con certezza che nel 62 le storie di T. fossero già pubblicate, cioè che T. avesse narrato solo fino a quel momento le imprese di Pompeo.
Bibl.: I frammenti in F. Jacoby, Fragm. d. griech. Historiker, II n. 188; cfr. anche C. Müller, Fragm. Hist. Graec., III, p. 312 segg. Fondamentale, ma da accogliere con cautela, R. Laqueur, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 2090 seg.