TEOFILO di Alessandria
Patriarca di Alessandria dal 385, occupò quella sede fino alla sua morte, avvenuta nel 412, allorché ebbe per successore suo nipote Cirillo d'Alessandria. È una delle figure di maggior rilievo nelle vicende ecclesiastiche tra la fine del sec. IV e gl'inizî del V, implicato come fu sia nella lotta contro il paganesimo morente, sia nelle controversie origeniane (v. origene), sia nelle persecuzioni subite da Giovanni Crisostomo: in tutti e tre i casi egli si lasciò guidare dal suo carattere violento, senza badare alla scelta dei mezzi. Nel 391 avvennero in Alessandria sanguinose lotte fra pagani e cristiani, e T. messosi a capo di questi ultimi li indusse a distruggere il celebre Serapeum, con la sua biblioteca unica al mondo. Nelle controversie origeniane, fino al 399 fu amico dei seguaci di Origene e ne elesse molti ad alti uffici ecclesiastici; ma in quell'anno divenne loro nemico, e messosi a capo di truppe devastò i monasteri del deserto appartenenti a monaci origeniani; 300 di costoro scamparono prima in Palestina e poi a Costantinopoli, cercando protezione presso l'imperatore e Giovanni Crisostomo. T. fu allora chiamato a Costantinopoli, e così fu implicato nel dramma del Crisostomo, prendendo parte al sinodo della Quercia e mostrandosi irriducibile e geloso avversario del patriarca della capitale (v. giovanni crisostomo).
Come scrittore T. ha importanza scarsissima. Di un suo lungo scritto contro gli origeniani, ricordato da Gennadio (De viris illustr., 33), sono rimasti pochi frammenti (in Patrologia Graeca, LXV, 33-68); sono rimaste anche tre sue Lettere Pasquali, degli anni 401, 402 e 404, tradotte in latino da S. Girolamo (in Patrol. Lat., XXII, 773 segg.), oltre a frammenti di altri scritti.
Bibl.: Oltre alla bibliografia alla voce giovanni crisostomo, v: O. Bardenhewer, Geschichte der altkirchl. Lit., III, 3a ed., Friburgo in B. 1923, p. 115 segg.; G. Lazzati, T. d'Aless., Milano 1935.