Mochi, Teofilo
Notaio senese, attivo fra il 14 novembre 1483 e il 4 ottobre 1530, Teofilo di ser Iacopo di Pietro Mochi ereditò dal padre la professione (esercitata da quest’ultimo fra il 1455 e il 1505). Nei primi decenni del 16° sec. è documentato nell’area senese: stese alcuni atti per il comune di Trequanda, nel 1519 e nel 1529, e per il vicariato di Pereta; nel 1527 fu proposto come vicario della Repubblica di Siena nel comune di Castiglione d’Orcia. Inoltrò una supplica per riottenere i beni del suo congiunto Pietro Mochi: se non si tratta del nonno (come propose Oreste Tommasini, 1911), questo personaggio potrebbe essere identificato con il copista di un importante manoscritto di rime, in buona parte riconducibili all’ambiente senese (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, II.IV.723, datato 1489).
Mochi trascrisse il Principe nel codice Corsiniano 43.B.35 (440) della Biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana (C). Il manoscritto presenta, al verso della c. iii, una breve epistola indirizzata ai lettori che insiste sull’utilità dell’opera, i cui esempi antichi e moderni permettono di «sapere quello che hanno ad tenere li Signori che reggono». Proprio questa breve epistola prefatoria ha indotto gli studiosi a ipotizzare che il manoscritto fosse allestito in vista di una pubblicazione a stampa, resa poi vana – se non dalla morte di Mochi – dall’uscita delle due edizioni del 1532.
All’interno dell’intricata tradizione del Principe il lavoro di Mochi si rivela di grande interesse. La sua attività intorno all’opera machiavelliana, infatti, non si esaurisce nella trascrizione del codice C (che peraltro è stato accantonato dai moderni editori in quanto descriptus del codice Riccardiano 2603, uno dei tre vergati da Biagio Buonaccorsi), ma tocca anche un altro testimone del Principe, il codice conservato a Gotha, Forschungs- und Landesbibliothek, chart. B 70 (G). Molte delle correzioni presenti su questo manoscritto, copiato da uno scriba che tradisce una patina linguistica settentrionale (probabilmente emiliano-romagnola), sono di mano di Mochi. Il teste, ecdoticamente molto rilevante (insieme al codice di Monaco di Baviera, Universitätsbibliothek, 4° cod. ms. 787, costituisce senza dubbio la testimonianza di maggior peso), dovette servire, fra l’altro, anche per la preparazione delle due edizioni del 1532 (soprattutto per quella romana di Antonio Blado). Sulla lezione base Mochi intervenne sanando diverse lacune e introducendo correzioni di forma e sostanza desunte dal Corsiniano: spicca la sostituzione della designazione riservata a Pandolfo Petrucci, che da «principe di Siena» passa a «tiranno», con una variante condivisa con il manoscritto della Biblioteca Apostolica Vaticana, di provenienza senese, Urbinate latino 975 (U). A riscontro, Mochi riportò numerose lezioni del Gothano, come integrazioni o correzioni, sul Corsiniano.
La possibilità di attingere al codice Riccardiano, l’eminenza ecdotica del teste di Gotha e l’attività per così dire ‘filologica’ operata sui manoscritti – che si tiene ben lontana dalle pesanti interpolazioni presenti nel già menzionato codice U – inducono a pensare che Mochi si servisse di materiali prossimi allo scrittoio di M. e dei suoi più immediati collaboratori e che si prefiggesse di realizzare (e di divulgare, vista la dedica ai lettori inserita nel Corsiniano) un’edizione dell’opera quanto più possibile corretta.
Bibliografia: G. Pampaloni, Elenco dei notari dei secoli XIII, XIV e XV, «Bullettino senese di storia patria», 1895, 2, pp. 296311, in partic. pp. 310-11; O. Tommasini, La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli nella loro relazione col machiavellismo, 2° vol., t. 1, Appendice, Roma 1911, pp. 1017-18; A.E. Quaglio, Per il testo del De principatibus di Niccolò Machiavelli, «Lettere italiane», 1967, 2, pp. 141-86, in partic. pp. 144-47, 152-53, 181-82; G. Inglese, Contributo al testo critico del De principatibus, «Annali dell’Istituto italiano per gli studi storici», 1985-1986, 9, pp. 35-149, in partic. pp. 38-39, 41, 85-86, 143-44; N. Machiavelli, De principatibus, testo critico a cura di G. Inglese, Roma 1994, pp. 39-40, 4345, 68-69, 145; M. Martelli, Saggio sul Principe, Roma 1999, pp. 207, 251; Statuti medievali e moderni del Comune di Trequanda (secoli XIV-XVIII), a cura di D. Ciampoli, P. Turrini, trascrizioni di L. Gatti, A. Tonioni, Siena 2002, pp. 142, 147; L’archivio preunitario del Comune di Magliano in Toscana, a cura di R. Belcari, B. Salotti, Firenze 2004, p. 55; N. Machiavelli, Il Principe, a cura di M. Martelli, corredo filologico a cura di N. Marcelli, Roma 2006, p. 332.