Teologia platonica sull'immortalita degli animi (Theologia platonica de immortalitate animorum)
(Theologia platonica de immortalitate animorum) Opera (1482) di M. Ficino. Vi si espone un sistema metafisico-teologico cattolico che per la sua impostazione platonica si differenzia radicalmente dalla prevalente tradizione aristotelica delle teologie scolastiche. Ficino, restauratore del pensiero platonico antico e tardo antico (egli è l’editore moderno del corpus degli scritti platonici rimasti sconosciuti in Occidente nella loro integralità), struttura il proprio sistema armonizzando dottrine di Platone, di Plotino, di Proclo e anche del Corpus hermeticum, con dottrine aristoteliche e tomistiche. Ne risulta una struttura ontologico-metafisica della realtà suddivisa in gradi, ove all’anima umana, con la sua vicenda spirituale e conoscitiva, è riconosciuto un ruolo centrale. Concordemente con la teoria platonica l’anima è considerata come ‘prigioniera’ nel carcere del corpo, da cui essa si può elevare (ascensus) mediante il distacco dalla corporeità e dai gradi inferiori e terreni della realtà. Tale risalita conoscitiva può assumere anche le forme dell’estasi, ossia della ‘fuoriuscita’ mistico-speculativa della mente dal corpo; l’anima, che rappresenta il punto di raccordo, il nexus, fra il piano materiale e quello spirituale, può assurgere, al di sopra della materia e delle qualità corporee (i gradi inferiori del reale) alle intelligenze spirituali – gerarchicamente ordinate dalle intelligenze demoniche più basse, che interagiscono con il piano sublunare, fino ai livelli più elevati e angelici della realtà celeste – e pervenire fino alle idee trascendentali e all’unione con Dio. L’anima assurgendo a tali livelli del reale si riconosce come simile alle intelligenze e a Dio, da cui si lascia liberamente condurre, connotandosi appunto come libera, e, in tal senso, come ‘centro’ della creazione (copula mundi), in connessione con l’anima del mondo e con le anime delle diverse sfere celesti. In tale visione Ficino realizza una convergenza e una concordia fra Aristotele, Platone e Tommaso d’Aquino, ma utilizza anche teorie di Plotino, Proclo e della tradizione ermetica. Ciò in base alla convinzione che al di sotto delle diverse ispirazioni filosofiche operi una comune ‘perenne’ matrice di dottrine fondamentali, una philosophia perennis, che si connota come intrinsecamente religiosa (pia philosophia), realizzando la convergenza di religione e filosofia in una docta religio.