contratto, teoria del
L’analisi economica dei contratti
Dal punto di vista economico, il contratto può essere rappresentato come la volontaria decisione delle parti contraenti di limitare la propria libertà assumendo obbligazioni reciproche. Se tali vincoli sono credibili, ciò significa che le parti cancellano dal proprio insieme di scelta quelle azioni che potrebbero generare equilibri inefficienti. Per es., la determinazione di una penalità per la rinegoziazione o la rottura del contratto indurrà le parti a non perseguire queste strategie ex post. Ciò alimenterà la certezza delle promesse e indurrà le parti a compiere azioni che miglioreranno il surplus (➔) congiunto. I vincoli contrattuali possono essere formali (contratti di esclusiva, penalità per recesso del contratto, penalità per mancato rispetto delle obbligazioni) o informali (ritorsioni, cattiva reputazione, denigrazione). La certezza giuridica dei contratti costituisce, secondo la letteratura economica e alla luce della graduatoria proposta dalla Banca Mondiale (Doing business report), una condizione essenziale per garantire scambi efficienti e attrarre investimenti da parte delle imprese. Vi sono circostanze nelle quali parti sofisticate possono realizzare autonomamente vincoli contrattuali stringenti, in modo da assicurare la massimizzazione del surplus congiunto, come nel caso del reciproco trasferimento di ‘ostaggi’: ciascuna parte consegna all’altra un bene o un titolo in suo possesso, trasferendo alla controparte il diritto di proprietà in caso di mancata esecuzione del contratto.
L’analisi economica dei contratti può essere suddivisa schematicamente in due ambiti di studio principali: l’analisi economica degli incentivi in contesti contrattuali caratterizzati da asimmetria informativa (➔), detti anche problemi di agenzia; l’analisi economica dell’opportunismo postcontrattuale (➔), anche noto come problema di hold-up, in contesti caratterizzati da contratti incompleti. A essi va aggiunta anche l’analisi economica dei rimedi contrattuali. Questi ambiti di studio partono dalla consapevolezza che, fuori dall’idealtipo della concorrenza perfetta (➔), lo scambio efficiente di beni e servizi sul mercato potrebbe non realizzarsi, a causa di talune imperfezioni o fallimenti del mercato (➔ mercato, fallimenti del).
I contratti siglati in presenza di asimmetria informativa sono caratterizzati dalla circostanza che almeno una delle parti contrattuali (agente) abbia informazioni private in merito alla natura del bene (informazione nascosta, hidden information) o alle azioni da intraprendere nel corso del contratto (azione nascosta, hidden action), rispetto alla controparte (principale; ➔ principale, agente). Rientrano in questo ambito, oltre i comuni rapporti di impiego tra imprese e lavoratori, anche i rapporti tra azionisti e manager, tra assicurato e compagnia assicurativa, tra soggetto che concede un prestito e chi riceve i fondi, tra avvocato e assistito, tra medico e paziente, tra produttore di un bene e consumatore, tra politico e collettività di elettori e così via. In particolare, tra principale e agente, può generarsi uno dei seguenti problemi di agenzia: selezione avversa (➔) o azzardo morale (➔).
Si ha selezione avversa quando il principale non ha informazioni corrette in merito al bene da comprare (per es., un’automobile usata) o al ‘tipo’ di soggetto con il quale sottoscrivere un contratto (per es., il tipo di debitore al quale erogare un mutuo). Come conseguenza di ciò il prezzo che viene stabilito sul mercato finisce per generare effetti paradossali di contrazione della domanda o dell’offerta potenziale, selezionando beni di peggiore qualità o ‘tipi’ contrattuali inaffidabili. Soluzioni contrattuali, quali il diritto a restituire il bene dopo un periodo di prova, oppure l’offerta di garanzia, assistenza e assicurazione possono generare livelli di prezzi meno‘perversi’, ripristinando incentivi efficienti (➔ first best) o, comunque, affievolendo il problema di selezione avversa (➔ second best).
L’azzardo morale individua, in senso letterale, ‘il rischio di fiducia’ cui si espone il soggetto non informato (principale) quando si affida all’azione o all’informazione del soggetto informato (agente): questa incapacità del soggetto non informato di distinguere quanta parte del risultato ex post sia dovuto allo sforzo profuso ex ante, e quanta al caso, comporta che il soggetto informato abbia tutti gli incentivi a minimizzare il proprio sforzo. Anticipando tale conseguenza, i potenziali acquirenti di beni e servizi, nei quali la fiducia è a rischio, saranno indotti a ridurre la loro domanda, in ciò razionando scambi potenzialmente efficienti. Soluzioni contrattuali che possono risolvere il rischio di azzardo morale sono date dalla definizione di meccanismi incentivanti, che legano remunerazioni e risultati o ripartiscono il rischio in modo ottimale.
Il cosiddetto meccanismo di hold-up si riferisce all’incentivo di almeno una parte di minacciare la rinegoziazione dei termini contrattuali, dopo che la controparte abbia effettuato investimenti specifici alla relazione contrattuale. Sono specifici gli investimenti non recuperabili, in tutto o in parte, in usi alternativi (➔ sunk cost). Infatti, per la parte che realizza questo tipo di investimenti, il costo-opportunità di rompere il contratto cresce in proporzione al grado di specificità degli investimenti. Ciò significa che quest’ultimo rende l’investitore vulnerabile all’opportunismo postcontrattuale della controparte. In particolare, ciò si verifica nel caso di contratti incompleti, nei quali la minaccia di rinegoziazione è credibile proprio in ragione del fatto che nessun soggetto terzo può interpretare il contratto correttamente, in modo da sanzionare la parte inadempiente. Ne consegue che il rischio di rinegoziazione opportunistica induce i contraenti a realizzare un livello inefficiente di investimenti specifici in relazioni contrattuali incomplete. Possibili soluzioni sono rappresentate dalla clausola di esclusiva (➔ esclusiva, clausola), dalla corresponsione reciproca di garanzie (‘ostaggi’), da forme di ‘integrazione verticale’, ovvero dalla integrazione proprietaria degli asset (➔) nei quali sono incorporati gli investimenti specifici. Si tratta di soluzioni dette di second best, in quanto, da un lato comportano un livello significativo di costi transattivi e, dall’altro, difficilmente finiscono per generare i livelli efficienti di investimento per tutti i contraenti.
Antonio Nicita