cattura, teoria della
Teoria che enfatizza l’importanza dei gruppi d’interesse nella formazione della politica pubblica, al punto da ‘catturare’ gli agenti, inducendoli a certe scelte collettive piuttosto che ad altre, sulla carta migliori. Nell’ambito degli studi sulla regolazione, essa si contrappone alla teoria dell’interesse pubblico, secondo la quale i regolatori sono benevolenti ottimizzatori del benessere sociale. È stata formulata da G.J. Stigler (1971) come una teoria generale della regolazione, ma si è poi scontrata con la realtà dell’esperienza concreta. La teoria della c., infatti, non è in grado di spiegare, per es., le liberalizzazioni dei servizi di pubblica utilità degli ultimi decenni, anche se è certamente utile per giustificare le resistenze e i ritardi che le hanno accompagnate. Non si tratta di una teoria generale, quindi, ma di un utile strumento interpretativo.
Nella storia del pensiero economico, la teoria della c. trae origine da K. Marx, secondo il quale i grandi poteri economici controllano le istituzioni pubbliche. Stigler ha invece sostenuto che anche le piccole imprese possono influenzare significativamente il processo regolatorio, estendendo al riguardo le teorie di M. Olson, il quale aveva mostrato che più ridotto è il gruppo dei beneficiari di una restrizione regolamentare, più elevati sono i vantaggi che ciascun individuo del gruppo consegue e maggiori sono gli incentivi a impegnarsi per far prevalere i propri interessi. Lo Stato, per es., può avvantaggiare le imprese tramite sussidi pubblici, prezzi amministrati, controlli incisivi sulle condizioni d’ingresso nel mercato eccetera.
Delle restrizioni regolamentari si possono avvantaggiare i gestori dei grandi servizi pubblici a rete (trasporti ferroviari, elettricità, gas, telecomunicazioni ecc.) e anche le attività tra le più varie (professioni liberali, barbieri, tassisti, edicolanti, piccoli commercianti e tante altre). Queste categorie cercheranno di influenzare la regolazione a proprio favore, al fine di bloccare la concorrenza, sia per evitare di dividere la ‘torta’ con eventuali nuovi beneficiari, sia per impedire l’adozione di modalità organizzative e di vendita innovative, difficilmente replicabili. In questi casi la c. dei regolatori da parte dei soggetti regolati, portatori di particolari interessi, deriva da una strategia esplicita, che essi pongono in essere al fine di convincere i regolatori della bontà delle loro posizioni. Ciò avviene tramite incontri, documenti e analisi, ma anche attraverso azioni più controverse quali, per es., la promessa di impiego futuro per i regolatori, la garanzia che l’agenzia non sarà soggetta a campagne di stampa fortemente critiche, il finanziamento delle campagne elettorali dei responsabili politici. Quando i soggetti appartenenti alle categorie protette, minacciate dalle liberalizzazioni, sono particolarmente numerosi, essi sono in grado di influenzare direttamente gli esiti del processo regolatorio tramite la concentrazione del voto su candidati ‘amici’, non potendo i beneficiari delle liberalizzazioni contrastarli con altrettanta efficacia, essendo il loro voto molto più disperso.