TEOSOFIA
. La "teosofia" di A. Rosmini. - Il vocabolo "teosofia" fu adoperato dal Rosmini (v.) in un significato strettamente filosofico e perciò, secondo lui, puramente scientifico.
"La Teosofia, dice, è pura scienza, non pratica". È esclusa nel suo interno e nella sua costruzione e struttura l'ispirazione divina, non solo, ma anche qualsiasi autorità, cose che, se mai, agiscono dal difuori, come il maestro nella maieutica socratica, "ché la Filosofia non si stabilisce sopra alcuna autorità, né pur divina, non che umana; poiché Filosofia è ragionamento, e non altro che ragionamento", come si legge nella sua Introd. alla filosofia, n. 49. Sennonché, intesa la teosofia come scienza filosofica, come pura teoria, qual posto ha essa, secondo il Rosmini, nell'organismo delle scienze filosofiche? Nella classificazione, che pure vuol essere completa, delle scienze filosofiche che egli espone nella citata Introd. alla filosofia, essa non è nominata. Ma d'altra parte egli stesso ci dice che incominciò a preparare "in verde età" e ha poi continuato "in età canuta" la trattazione di ciò che denomina teosofia e che a suo avviso corrisponde alla prima filosofia, quale era concepita da Aristotele e poi da Gaspare Contarini a cui accenna con ammirazione. Non poté ultimare il suo disegno, non di meno uscirono postumi cinque volumi sotto quel titolo (cfr. C. Caviglione, Bibliografia delle opere di A. R., Torino 1925, n. 110). Che cosa intendesse svolgere sotto quel titolo aveva appena accennato nella Prefazione alle opere metafisiche (n. 29), premessa alla Psicologia (Novara 1846-1850), e nella Psicologia stessa al n. 2931, ma occorre, per averne idea chiara, riferirsi alla pubblicazione postuma. Tuttavia queste allusioni e l'averci lavorato tutta la vita, dimostrano che non si tratta di una nuova concezione, come erroneamente da qualcuno è stato detto, al contrario la teosofia del Rosmini è l'esposizione del suo sistema nella sua interezza e concretezza, come egli stesso ci dice; cosicché tutte le altre opere vanno vedute alla luce della teosofia, da lui definita "dottrina dell'ente"; dell'ente nella sua "totalità" unificatrice; le altre scienze filosofiche esprimono solo un "pensiero parziale", la teosofia invece è l'espressione del "pensiero totale". Essa ragiona dell'ente "nella sua piena estensione e comprensione", è "la metafisica dello Spirito infinito" e "risponde al concetto che gli antichi s'erano formato della filosofia, i quali dicevano ch'essa differisce dalle altre scienze in questo, che mentre tutte le altre scienze suppongono dei principi che non dimostrano, la filosofia all'incontro non mutua cosa alcuna altronde". La teosofia "trova la differenza tra l'essere oggettivo intuito dalla mente umana e l'Essere oggettivo sussistente" e può anche definirsi "la dottrina dell'Essere supremo". Consta di tre parti collegate: l'ontologia che tratta dell'essere come la mente umana lo concepisce per via d'astrazione, della teologia naturale, che tratta dell'essere assoluto per via di ragionamento ideale negativo, e della cosmologia la quale disputa delle produzioni dell'essere assoluto. Dei cinque volumi che abbiamo, solo i primi tre sono abbastanza elaborati e finiti e contengono l'ontologia, il quarto contiene scritti e frammenti di teologia naturale, il quinto, scritti e frammenti di cosmologia. Infine è da notare che nel Preliminare alle opere ideologiche, premesso al Nuovo saggio, nell'ediz. 5a, si divide la filosofia in regressiva e progressiva: la prima è preparatoria, studia la forma e la materia del conoscere (ideologia, logica e psicologia); la seconda costituisce il sistema. Orbene, la teosofia espone la filosofia progressiva (ce lo dice l'autore), perciò il sistema.
Il sistema teosofico di E. P. Blavatsky.
In significato assai diverso assunse il termine "teosofia" Elena Petrovna Blavatsky (v.) nelle sue opere principali (Isis unveiled, The secret doctrine, The key to theosophy); il suo sistema fu adottato come base del proprio insegnamento e lavoro dalla Società teosofica (v. sotto), e sviluppato poi con varie tendenze più o meno felici, ma soprattutto su linee occultistiche, da alcuni più eminenti collaboratori e seguaci della Blavatsky: A. P. Sinnett, Annie Besant, C. W. Leadbeater, F. Hartmann, Mabel Collins, W. Kingsland, W. Q. Judge, C. Jinarajadasa, Alice Bailey, ecc.
Affermazione fondamentale della Blavatsky è quella che una "sapienza divina" unica e universale è sempre stata fino dai tempi più remoti alla base di ogni religione e filosofia. Interprete e depositaria di una sola assoluta verità ("non v'è religione superiore alla verità" è appunto un motto teosofico), questa perfetta gnosi fu conosciuta dai più grandi iniziati, ma tenuta da essi gelosamente segreta. Vivendo e operando secondo una perfetta armonia interiore ed esteriore di conoscenza, di sentimento e di volontà; realizzando insieme la verità, la bontà, la bellezza e la potenza, i grandi Esseri partecipi di questa sublime tradizione comunicarono ai popoli solo quegli aspetti della "dottrina segreta" che apparvero adatti ai tempi e al rispettivo stadio di evoluzione, ma tennero nascosto il più profondo insegnamento esoterico, non trasmissibile se non ai pochi provati discepoli che se ne mostrassero degni. Affermava ancora la Blavatsky che esiste tuttora, specie in Oriente, una fratellanza di adepti, di alta e vissuta spiritualità, i quali hanno la funzione di conservare e approfondire la conoscenza delle supreme verità, comunicandone agli uomini qualche raggio ove e se loro appaia opportuno; per solito a periodi, che coincidono con la fine di ogni secolo, quando più oscura e minacciosa si faccia nel mondo l'ombra delle dottrine scettiche e materialistiche. Le rivelazioni contenute nelle opere della Blavatsky proverrebbero appunto dall'ispirazione di alcuni di questi maestri orientali. Le dottrine teosofiche, fondate sull'interpretazione d'un antichissimo Libro di Dzyan e sui suoi commentarî, hanno una base cosmologica e antropologica corrispondente a quella che si ritrova nei Purāṇa, si ispirano alla filosofia delle Upaniṣad nelle vedute universali, e si arricchiscono di molti elementi di Sāṇkhya e di Yoga; un particolare loro atteggiamento eclettico le avvicina ai lineamenti della Bhagavadgītā, mentre le direttive etiche quasi si identificano con quelle del buddhismo Mahāyāna. Si tratta dunque di un complesso di dottrine orientali, principalmente induistiche, con largo sfondo cosmogenetico e antropogenetico, esposte in modo accessibile alla mentalità occidentale e riavvicinate alle concezioni evolutive divenute patrimonio della scienza verso la fine del secolo XIX.
Prospettate le grandi leggi che guidano la manifestazione dell'assoluto nel macrocosmo attraverso grandi periodi di attività (Manvantara) e di riposo (Pralaya), in un continuo processo ciclico di alternanza universale (Kalpa), la teosofia analizza i piani e i modi di manifestazione dello spirito nella materia, descrive l'azione delle onde di vita che li animano, la formazione dei sistemi cosmici e lo sviluppo del nostro sistema solare, con le catene planetarie che lo costituiscono.
Nell'evoluzione del globo terrestre la dottrina teosofica si sofferma a descrivere le vicende dei varî regni della natura e rifà la storia dell'umanità dalle epoche più remote fino ai nostri giorni, tracciandone anche le possibilità future. Analizza ed espone i varî aspetti della costituzione fisica, psichica, mentale e spirituale del microcosmo umano, indicandone i varî principî costitutivi e i corrispondenti veicoli di manifestazione; distingue la personalità dalla individualità umana e ne illustra l'evoluzione attraverso le fasi della vita fisica e di quella post mortem, secondo le note teorie panindiane della rincarnazione e del karma. Le esperienze compiute nelle vite successive, sotto l'impero della legge di compensazione universale e di retribuzione morale, evolvono e perfezionano sempre più l'individualità umana fino a risvegliarla sui più alti livelli della vita spirituale e a renderla cosciente collaboratrice e compartecipe della vita divina, al punto da liberarla - se essa lo vuole - dalla necessità di nuove rinascite (saṃsāra) e da aprirle la pienezza della coscienza universale (nirvana). Le dottrine teosofiche trattano questi problemi filosofico-religiosi con ricchezza di particolari tecnici, che spesso s'identificano e talora alquanto si differenziano da quelli tradizionali delle religioni e delle filosofie dell'India. Esse indicano e propugnano inoltre una via eroica di evoluzione etica e spirituale, che, attraverso il discepolato - scuola di dedizione integrale di sé al bene universale - con l'esercizio metodico della meditazione e con la purificazione progressiva dei motivi e delle opere, tende a realizzare un tipo ideale di perfezione mistica arricchito di tutti gli attributi della sapienza, della giustizia, dell'amore, della bellezza e della potenza.
Sorta in margine alla fenomenologia e agli studî spiritici, la teosofia moderna ha dato sempre particolare rilievo agli aspetti occultistici del proprio insegnamento, il che ha valso a procurarle insieme vivi entusiasmi e forti incomprensioni e ostilità. Spesso combattute, le dottrine teosofiche, hanno trovato tuttavia una larga diffusione in tutto il mondo, soprattutto nei popoli anglosassoni e germanici: fra questi ultimi specialmente nella forma antroposofica.
V. anche: occultismo; psichica, ricerca; spiritismo.
La Società teosofica. - La Società teosofica fu concepita in New York l'8 settembre 1875 da un piccolo gruppo di fondatori, interessati in particolar modo allo studio dell'occultismo. La sua costituzione effettiva ebbe luogo però il 17 novembre 1875, sotto la presidenza del colonnello Henry S. Olcott. Segretaria corrispondente ne fu fin dall'inizio E. P. Blavatsky, la quale lavorò per tutta la vita allo sviluppo della società nel mondo. Sorta in stretto rapporto col movimento spiritistico, la Società teosofica si orientò subito verso un'interpretazione dei fenomeni metapsichici fondata su teorie d'origine orientale, e accentuò poi gradatamente la propria tendenza verso lo studio comparato delle dottrine mistico-religiose di tutti i popoli. Dopo un primo periodo di vita stentata, la società fondò un gruppo inglese nel 1878 e trasferì in India il proprio quartiere generale nel 1879, pubblicando per la prima volta a Bombay il proprio organo ufficiale: The Theosophist. Resa più intima la propria collaborazione con esoteristi indù, cominciò a estendere i proprî gruppi nell'India, in Europa e poi gradatamente in tutte le parti del mondo, raccogliendo larghe adesioni specie nelle classi colte del mondo anglosassone. Si costituì in ente sociale a Madras il 3 aprile 1905.
Gli scopi che la società si propone di conseguire sono:
1. Formare un nucleo della "Fratellanza universale" dell'umanità senza distinzione di razza, di credenza, di sesso, di casta o di colore.
2. Incoraggiare lo studio delle religioni comparate, delle filosofie e delle scienze.
3. Investigare le leggi inesplicate della natura e i poteri latenti dell'uomo.
Di questi scopi soltanto al primo è richiesto pieno consentimento o partecipazione per divenire membri della società: gli altri due sono facoltativi e subordinati al primo. La società è un'istituzione internazionale, non professa dogmi né articoli di fede, esige la massima tolleranza per le credenze altrui. I suoi membri sono uniti dal comune desiderio di combattere il materialismo e superare gli antagonismi religiosi, da una comune aspirazione alla verità da ricercarsi mediante lo studio, la meditazione, la purezza di vita e la devozione ad alti ideali. Il motto della società è: "Non v'è religione superiore alla verità".
L'attività sociale si sviluppò prevalentemente nel campo culturale e in quello della preparazione spirituale dei soci, seguendo specie nei primi tempi l'indirizzo impressole da E. P. Blavatsky verso l'esoterismo orientale; tentativi nel campo pratico, politico (da parte di Annie Besant a favore dei nativi dell'India) e religioso (Chiesa cattolica liberale fondata dal Leadbeater) ebbero scarso successo.
Verso la fine del sec. XIX e al principio del XX, dopo la morte della Blavatsky e, più tardi, dell'Olcott, la Società teosofica ebbe a subire gravi crisi interne che sboccarono in cospicue scissioni. Fra le più importanti vanno annoverate quella americana, che fa capo a W. Q. Judge (1895), e quella tedesca capitanata da Rudolf Steiner, fondatore della Società antroposofica (1912). Il processo di disgregazione della società si accentuò per i metodi di Annie Besant (successa nel 1891 alla Blavatsky e nel 1907 anche al colonnello Olcott nella presidenza), dando luogo al sorgere di organizzazioni indipendenti di varia importanza. Notevole e significativo fu il distacco, in Inghilterra, di uno dei più serî collaboratori della Blavatsky, G. R. S. Mead il quale, seguito da parecchi studiosi di materie filosofiche e religiose, fondò a Londra nel 1909 la Quest Society. Anche in Italia il più cospicuo gruppo di teosofi, quello di Roma, guidato da Decio e Olga Calvari e da A. Agabiti, si distaccò dalla Società teosofica aderendo dapprima alla Lega teosofica indipendente fondata a Benares nel 1909 e vivendo poi di vita propria intesa segnatamente alla ricerca mistica.
Durante la presidenza di Annie Besant si creò - dapprima quale filiazione della Società teosofica, poi in sostanza resosi indipendente da essa - l'Ordine della Stella in Oriente, costituito da coloro che vedevano in J. Krishnamurti l'annunziatore di un "istruttore del mondo". L'emancipazione progressiva di Krishnamurti dalle alte gerarchie della Società teosofica, e infine (1929) lo scioglimento dell'Ordine della Stella, da lui stesso deliberato, sono stati fra gli eventi di maggiore rilievo nella storia della società nel sec. XX.
Morta la Besant nel 1933, la presidenza della Società teosofica è stata assunta il 21 giugno 1934 da G. S. Arundale.
Bibl.: L'esposizione più ricca, genuina e completa delle dottrine teosofiche si ritrova nelle opere maggiori di E. P. Blavatsky: Isis unveiled, New York 1877, e The secret doctrine, Londra 1888 (varie edizioni successive). Un breve riassunto introduttivo ne diede la stessa Blavatsky in The key to Theosophy, Londra 1890. La narrazione dei primi sviluppi pratici del movimento teosofico, con accenni alle dottrine, appare principalmente in A. P. Sinnett, The occult world, Londra 1881, e H. S. Olcott, Old diary leaves, ivi 1904.
Fra le opere più notevoli dei maggiori esponenti della teosofia moderna vanno notate le seguenti: A. P. Sinnett, Esoteric Buddhism, Londra 1884; id., The growth of the soul, ivi 1905; A. Besant, The path of discipleship, ivi 1896; id., The ancient wisdom, ivi 1897; id., A study in consciousness, ivi 1904. Assai più discutibili le opere scritte in collaborazione con C. W. Leadbeater: Occult chemistry, 1909, e Man, whence, how and whither, 1913. È quest'ultimo uno scrittore tipicamente occultistico, piuttosto screditato, autore a sua volta di molti volumi (The astral plane, Londra 1895; The devachanic plane, ivi 1898; Man visible and invisible, New York 1903, ecc.). Notevoli, sempre con tinta occultistica, le oper epiù recenti di Jinarajadasa, First principles of Theosophy, Adyar 1921; Practical Theosophy, 2a ed., Madras 1930; e più ancora quelle di A. A. Bailey, fra cui: Letters on occult meditation, New York 1922; Initiation, human and solar, New York 1922; A treatise on cosmic fire, voll. 2, ivi 1925. Cfr. anche gli scritti di R. Steiner (v.; e v. anche antroposofia), e quelli di G. R. S. Mead, fra i quali: Pistis sophia, Londra 1892; Fragments of a faith forgotten, ivi 1900; Apollonius of Tyana, ivi 1901; Thrice-greatest Hermes, ivi 1906; Quests old and new, ivi 1913; The subtle body, ivi 1920. V. inoltre: M. Collins, Light on the path, 2a ed., Londra 1896; E. Mallet, First steps in theosophy, ivi 1905. Gran parte delle opere teosofiche più importanti sono state tradotte anche in italiano.
I periodici teosofici più diffusi furono: nel mondo anglosassone il Lucifer, la Theosophical Review, il Theosophist e - organo dissidente - The Path. In Germania la Neue metaphysische Rundschau; in Francia Le Lotus bleu. Acuni si pubblicano tuttora. In Italia ebbe vita il Bollettino della Società teosofica italiana (Genova), trasformatosi poi in Gnosi (Torino). Ora si pubblicano un Bollettino teosofico e Il Loto (Firenze). La rivista dissidente Ultra si pubblicò dal 1907 al 1930 (Roma).
Fra gli scrittori che si sono più largamente occupati delle dottrine teosofiche, sono da ricordare W. Kingsland, nelle sue opere numerose e specialmente in Scientific idealism, Londra 1909; The physics of the secret doctrine, ivi 1910; Rational mysticism, ivi 1924; The real E. P. Blavatsky, ivi 1928. Animato da spirito critico eccessivo, per quanto notevolmente documentato, è il libro di R. Guénon, Le théosophisme: histoire d'une pseudo-religion, Parigi 1921. V. inoltre: K. Leese, Moderne Theosophie, 2a ed., Berlino 1921; Th. Besterman, A dictionary of Theosophy, Londra 1927; A. B. Kuhn, Theosophy, New York 1930; G. de Purucker, Theosophy and modern science, Point Loma 1930.
Per la storia della Società teosofica è opportuno leggere, oltre parecchi dei volumi citati: The theosophical movement, 1875-1925, New York 1925; E. P. Blavatsky, Original programme of the Theosophical Society, ecc., Adyar 1931; A. Besant e altri, The future of the Theosophical Society, ivi 1931.