iperbarica, terapia
Tecnica terapeutica in cui si pratica la somministrazione di miscele gassose, prevalentemente costituite da ossigeno a pressione superiore a quella atmosferica (ossigeno i.), allo scopo di aumentare l’ossigenazione del sangue e facilitare la diffusione dell’ossigeno nei tessuti. Per attuare la terapia i. si usa una camera i.: si tratta di una struttura nella quale si genera una pressione superiore a quella atmosferica che ha al suo interno spazi adeguati alla permanenza di più persone che debbono essere sottoposte al trattamento.
L’aumento della pressione parziale dell’ossigeno incrementa la frazione di ossigeno che si discioglie nel plasma e quindi si ottiene una maggiore diffusione a livello tissutale; questo facilita l’assunzione di ossigeno da parte dell’emoglobina. Il trattamento genera anche l’incremento della capacità citocida dei globuli bianchi: in questo modo viene potenziata l’azione dei farmaci antibiotici e si rinforza l’azione di controllo verso i batteri piogeni. In corso di osteomielite viene stimolata la capacità di vascolarizzazione degli osteociti e aumenta la produzione di fibre collagene; in partic., viene esercitata azione antibatterica dai radicali liberi dell’ossigeno sui batteri anaerobi. La terapia i. è di beneficio nelle forme di gangrena gassosa, nei quadri di necrosi muscolare, nelle miositi e fasciti. Altre applicazioni riguardano le piaghe che si generano da ustioni, traumi, malattie vascolari croniche, decubiti, necrosi dei tessuti molli. In questi casi le lesioni tendono a cronicizzare e non risentono di benefici terapeutici a breve termine, quindi l’applicazione della terapia i. può essere un presidio aggiuntivo efficace. Una applicazione particolare è nel caso di malattia dei cassoni (➔).