ALCIATI, Terenzio
Nacque a Roma nel novembre 1570 da nobile famiglia milanese ivi domiciliatasi. Dopo un quinquennio di studi giuridici, entrò nella Compagnia di Gesù il 9 marzo 1591. Studiò filosofia e teologia al Collegio Romano, che poi lo ebbe professore nelle stesse facoltà di filosofia (1602-05) e teologia (1609-23), prefetto degli studi (1623-27) e bibliotecario.
Fin dal 1627 i cataloghi del Collegio attestano come egli, dispensato da ogni altro incarico, attendesse unicamente ad opere per la stampa (o scribit imprimendas). Andati a vuoto i vari progetti del cardinale Francesco Barberini di affidare a qualche dotto ecclesiastico, come Girolamo Aleandro, Agostino Mascardi, Giovanni Ciampoli, ecc., l'incarico di dare una risposta alla Storia del Concilio di Trento di Paolo Sarpi, era stato scelto infine l'Alciati.
Dal principio del 1625 (cfr. Jedin) fino alla morte, cioè per poco meno di un trentennio, l'A., attraverso l'organizzazione dell'Ordine e, all'inizio, godendo l'appoggio personale di Urbano VIII, che gli permise di superare varie difficoltà per la lettura di documenti conservati negli archivi pontifici, poté raccogliere un ingente materiale italiano e straniero per la storia del concilio (specie fonti spagnole e tedesche), nè mancò di trarre notizie biografiche sui personaggi che vi ebbero parte dalle carte del Seripando, del Cervini, del Morone, ecc.
La documentazione raccolta dall'A., di grande valore, si conserva attualmente nell'archivio dell'Università Gregoriana, dove occupa, oltre ad altri codici sporadici, i nn. 235-247, 585-698.
All'A. spetta il merito d'aver intuito che una risposta al Sarpi veramente efficace non doveva impostarsi sul terreno polemico, ma su quello strettamente storico e scientifico. Egli, oltre ad avere preparato la documentazione, abbozzò anche uno schema dell'opera e ne intraprese la stesura in buon latino umanistico; di essa, però, alla data della morte, aveva scritto solo una minima parte. Il tutto fu poi materiale preziosissimo nelle mani del p. Sforza Pallavicini, il quale raccolse l'eredità dell'A., e nel 1656-57 pubblicò in due tomi la celebre Istoria del Concilio di Trento. Nella prefazione egli ricordò il proprio debito verso la ricerca compiuta da chi lo aveva preceduto nell'incarico.
L'A. morì al Collegio Romano il 12 novembre 1651, colpito da una paralisi mentre stava presiedendo, in qualità di viceprovinciale, all'inaugurazione degli studi.
È fama che Innocenzo X volesse innalzarlo alla porpora. La silloge Orationes de Christi morte (Romae 1641) comprende una sua orazione recitata davanti a Clemente VIII nel 1602. Tradusse dal latino e pubblicò con lo pseudonimo di Erminio Tacito (Romae 1629) la vita di Pietro Fabro di Nicolò Orlandini. Nella Bibliografia romana dell'Amati sono ricordati vari scritti inediti dell'A., esistenti in biblioteche romane, e scritti stampati in alcune niiscellanee. Citiamo Responsiones T. A. ad Iacobum Vulponum a Bartholomaeum Gavantem ad quaedam quae corrigenda videbantur in Martirologio Romano sub Urbano VIII, nella Biblioteca Vallicelliana, Roma (me. G 82, ff. 52-58).
Bibl.: Arch. Rom. Soc. Iesu: Rom. 20, passim; 54, f. 196; 186, f. 40 (necrologia); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1 Brescia 1753, p. 375; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VIII, Roma 1785, p. 115; [G. Amatii, Bibliografia romana. Notizie della vita e delle opere degli scrittori romani, Roma 1880, pp. 5 s.; O. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles-Paris 1890, col. 147; VIII, ibid. 1898, col. 1601; XII, Toulouse 1911, coll. 57, 915; H. Jedin, Das Konzil von Trient. Eine Ueberblick ueber die Erforschung seiner Geschichte, Roma 1948, partic. pp. 98-103 (con bibl.); R. G[arcía] Villoslada, Storia del Collegio Romano dal suo inizio, 1551, alla soppressione della Compagnia di Gesù, 1773, Romae 1954 (cfr. Indice); Dictionnaire d'Histoire et de Geographie Ecclesiastique, II, coll. 23 I.