BOETTI, Teresa
Nata a Saluzzo il 7 nov. 1851, studiò nella scuola privata di Carolina Malfatti-Gabusi a Torino. Il debutto in una compagnia regolare avvenne nel 1867 con G. Emanuel, come prima attrice e prima attrice giovane con Laura Bon: il Don Carlos e I masnadieri di Schiller, messi in scena a Firenze nel teatro Rossini, furono tra i primi drammi che, adolescente, interpretò con garbo gentile.
Per motivi sconosciuti, ma forse per screzi con l'Emanuel, lasciò la compagnia per l'Accademia dei Fidenti: con attori dilettanti recitò in teatri di secondo ordine di Firenze e della provincia, riportando un trionfale successo a Prato come protagonista di Eleonora di Toledo di G. Pieri e di Francesca da Rimini di S. Pellico. Nel 1874 L. Monti, reduce da una sfortunata "quaresima" a Livorno, scritturò la B., che a Napoli ottenne un notevole successo ne La verità di A. Torelli. Passò con L. Bellotti-Bon all'epoca dell'incipiente dissesto economico di questo, e vi rimase per due anni come seconda donna; nel 1879 fu accanto a Giacinta Pezzana e all'Emanuel al Teatro dei Fiorentini di Napoli. A quest'epoca si sposò con Ernesto Valvassura di Faenza, attore e amministratore teatrale, e rimase lontana dalle scene fino al 1885, quando divenne socia di A. Zerri per tre anni. A P. Falconi si dovette la valorizzazione della B., che nella sua compagnia rimase cinque anni, accanto a G. Ferrati, E. Paladini, F. Bertini (con il quale divenne socia nel 1894) e A. Parrini, recandosi in tournée nel Sudamerica nel 1893. In questo periodo il Rasi la giudicò attrice "in attesa di miglior fortuna", che, pur tra avversità di ogni genere, era riuscita ad imporsi in Tosca e Teodora di V. Sardou (a proposito della Tosca la B., che ne fu la prima interprete italiana, ebbe il caloroso ringraziamento di V. Bersezio, traduttore ufficiale dello scrittore francese, il 29 apr. 1890). Coeve a queste furono le interpretazioni di Cuore ed arte di L. Fortis e di La fine dell'amore di R. Bracco, per le quali ella riscosse gli elogi degli autori. Nel 1896 era prima attrice nella compagnia di A. De Farro, nel 1898 in una compagnia sua, nel 1899 in società col Paladini.
Il repertorio preferito della B. consisté nei drammi passionali, oltre che del Sardou, di Alexandre Dumas f., del Torelli e del Ferrari, sì da diventare l'interprete ideale di quel dramma storico o borghese, che, per l'eccesso delle tinte, il pubblico del tempo prediligeva. In questo tipo di teatro ella si concentrò, s'impose e finì con l'esaurire le sue risorse; per esso accettò di partecipare, accanto a modesti attori, a compagnie di mediocre livello.
Nel 1903 la B. lasciò le scene per ricoprire la cattedra di declamazione dell'Accademia dei filodrammatici di Milano (anche per le speciali raccomandazioni di E. Duse e di T. Salvini), poi, delusa, fondò una scuola che riuscì ad avere un buon successo. A. De Gubernatis la ricordò come poetessa citando, tra le sue liriche, Addio a Firenze e Mia madre.
Ritiratasi a vita privata, la B. morì a Milano il 10 marzo 1930.
Fonti e Bibl.: Necrologio in Corriere della sera, 11 marzo 1930; A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemporanei ital., Roma 1895, p. 116; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 468 s.; C. Villani, Stelle femminili, Napoli 1915, p. 778; C. Antona-Traversi, Le dimenticate, Torino 1931, pp. 11-20; A. Manzi, in Encicl. Ital., VII, Roma 1930, p. 272; N. Leonelli, in Encicl. biogr. e bibliogr. italiana, s. 9, Attori tragici - Attori comici, I, Milano 1940, pp. 149 s.; Encicl. dello spettacolo, II, col. 678.