DE DOMINICIS, Teresa
Nata a Roma nel 1842, da Alessandro, di nobile famiglia di Bagnorea, e da Vittoria Latuille, fu educata nel collegio del Sacro Cuore di Trinità dei Monti.
Fin da giovinetta si dedicò allo studio delle lettere classiche e delle lingue moderne, quali il francese e l'inglese, unendo alla coscienziosa preparazione filologica una sensibilità acuta e attenta. Nel 1870 sposò il marchese Luigi Venuti, patrizio di Cortona, che la lasciò vedova nel 1882. Dall'anno del matrimonio usò trascorrere gli inverni a Roma e le estati a Cortona, e di quella patria adottiva cantò le lodi e studiò la storia, come attestano numerosi articoli, saggi e poesie. Attiva nella vita culturale della Roma dell'ultimo quarto del secolo scorso e dei primi decenni del Novecento, fu stimata per la serietà degli studi umanistici e per la produzione poetica che accompagnò costantemente i più dotti lavori. Fu socia di una quantità di istituzioni culturali, fra le quali il consiglio della Arcadia e l'Accademia etrusca di Cortona.
Da quest'ultima le donne erano "onninamente escluse" per statuto e nel caso della D. i membri intesero, come affermato negli Atti della seduta del 20 nov. 1885, "fare omaggio al merito di una gentildonna nota abbastanza al nostro paese per la sua cultura di mente e per le sue produzioni letterarie".
La sua produzione poetica, apparsa in esili raccolte fin dal 1880, fu poi dalla D. stessa riunita in un elegante volume illustrato, Polymnia, pubblicato nel 1911.
Vari sono l'ispirazione e il metro delle poesie, dalle quali emerge l'erudizione della D., e il suo amore per il mondo classico e le sue testimonianze. Frequente vi è la chiave funebre, celebratoria, monumentale cara al Carducci e la poetessa in una composizione a lui dedicata non tace la passione per il "maestro e "Ed in sidereo slancio, orfica mente, / su per gli azzurri del celeste abisso, / son trascinata nel tuo vol potente: / in te m'eclisso" (Polymnia, p. 197). Del resto tutta la poesia della D. è intessuta di ingenti prestiti letterari e risente, oltre che dell'egemonia carducciana, di una lettura scolastica e di maniera di Dante, di Leopardi e in misura minore anche di Foscolo. Indubbiamente la consuetudine con questi autori impone precise scelte anche lessicali, quando non ci si trovi addirittura di, fronte a veri e propri calchi, in parte inconsapevoli, in parte motivati dall'identificazione dei linguaggio poetico con l'eloquio altisonante, e di questo con le ipsissima verba dei grandi. Nel trattamento dei motivi in quei poeti ricorrenti, ripresi dalla poetessa - patriottismo, valore emblematico dei monumenti civili e religiosi, fragilità umana, eccellenza degli antichi, ecc. - non si avverte ormai altro che lo stemperamento dei modelli, fra loro spesso così incompatibili, in una riconciliazione banalizzante, all'insegna dei buoni sentimenti e di un bozzettismo aulico, ben posto in evidenza dalle piacevoli illustrazioni di Polymnia, che raffigurano paesaggi, monumenti, scene classicheggianti. In particolare, nel riecheggiamento di versi e motivi leopardiani, si nota il totale rovesciamento della tensione e dei pensiero del poeta, la cui lezione è piegata a un esito provvidenzialistico, o smorzata e privata di spessore.
Èinteressante, a proposito del rapporto della poetessa con Leopardi, segnalare il suo intervento nella polemica circa la genesi del pessimismo leopardiano: "dì che non da la fibra, / da la cellula, il duol del grande vibra" (ibid., pp. 192 s.), che esprime la volontà di sottrarsi all'interpretazione di Leopardi gobbo e quindi pessimista, ma, ricollocata nel contesto culturale del tempo, si rivela presa di posizione spiritualista in polemica col positivismo e l'entusiasmo per la scienza che si andavano affermando in quegli anni. Questa ipotesi è avvalorata anche da altri interventi della D. che, per esempio, nel farsi memorialista e storica della famiglia Venuti, la cui vicenda segue, con dovizia di particolari, fin dagli albori del sec. XII, soffermandosi sulla quantità di uomini illustri che nel 1700 emersero dalla famiglia patrizia coritana, così commenta: "Un antropologo odierno saprebbe rinvenire e provare quali combinazioni felici di fosforo, di azoto, di atavismo e di cause occasionali generarono questa buona vegetazione, noi affermeremo solo che i Venuti si trovarono allora nel punto culminante della parabola del valore umano" (I Venuti, p. 22).
Sempre al suo interesse per gli studi di carattere biografico si deve la stringata conferenza su un archeologo del '700: Ridolfino Venuti. Nel tracciarne la storia la D. riesce a segnalare l'eccellenza del Venuti archeologo, classicista e numismatico, dando nel contempo un vivace ed essenziale quadro del momento storico in cui egli così brillantemente s'inserì. Le ragioni dell'interesse della scrittrice per le biografie, a metà fra la curiosità umana per il personaggio e il recupero, attorno ad esso, di un momento o anche solo di un frammento di storia, le enuncia lei stessa proprio in apertura di quella conferenza: "Gli uomini, come i fiutti del mare commosso, sorgono, si agitano per un istante, sconippiono, e, tranne di alcuni eminenti che io paragonerei a gli scogli sempre visibili e immutabili, di molti, quantunque meritevoli, il nome si perde insieme a quello degli umili" (Un archeologo del '700, R. Venuti, p. 3). Ad un interesse analogamente documentario si deve il breve saggio su La casa di Goethe a Roma nel quale la D. appoggia la tesi di U. Gnoli, che identificava la casa di Goethe in corso Umberto I, presso il Tischbein, confutando la teoria di E. S. Hüsgen, che la voleva in piazza di Spagna; al saggio si accompagnano anche alcune interessanti notazioni sulle abitudini romane dello scrittore e se ne ricorda l'ammissione in Arcadia come Megalio Melpomeneo.
Mentre la cultura classica le dettava le pagine dotte e appassionate del saggio su Boezio, la conoscenza delle lingue straniere e i viaggi giovanili per l'Europa centrale le consentirono una certa apertura d'orizzonte culturale, di cui sono testimonianza la traduzione dei Sonnets from Portuguese di Elizabeth Barrett Browning e il poema lirico Ginevra, ispirato agli Idylls of the King di Tennyson c musicato dal maestro G. Vigoni.
All'attività letteraria e poetica unì l'impegno didattico e divulgativo, soprattutto nell'ambito dell'Accademia dell'Arcadia, ove organizzò corsi di lingue straniere e lezioni per il pubblico dei non specialisti, raggiungendo, come si legge ne L'Ossertore romano del 15 ott. 1928, "nobili scopi, e cioè di incoraggiare i giovani di nobile ingegno, indirizzando i loro studi secondo il pensiero cristiano, di cui si facevano alla lor volta banditori nelle conferenze". Allo stesso intento di divulgazione e di edificazione fu improntata la sua collaborazione a giornali femminili: ricorderemo Aigrette, periodico che si proponeva di "insinuare nella' donna il senso della propria dignità" combattendo a favore del "nuovo femminismo cristiano", e contro quello democratico e laico definito "funesto equivoco sociale che conduce inesorabilmente alla rovina quelle donne che gli prestano fede".
Morì a Roma l'11 ott. del 1928.
Opere: Polymnia, Roma 1884; Elissa, ibid. 1889; I Venuti, ibid. 1889; Ginevra. Dramma musicale .... Città di Castello 1891; I sonetti portoghesi di Elisabetta Barrett ßrowning. Studio e versione, Roma 1902; Un archeologo del Settecento: Ridoffino Venuti, Pistoia 1907; La casa di Goethe in Roma, Roma 1908 (rist. 1935); Boezio, I, Studio storico filosofico; II, Versione del De consolatione philosophiae, Grottaferrata 1911-12; Polymnia, ibid. 1911.
Fonti e Bibl.: In base all'atto di battesimo, redatto il 24 apr. 1842 presso la chiesa di S. Maria in Via Lata, conservato in copia negli archivi del Vicariato dell'Urbe (pos. matr. 8741; not. Ciccolini) risulta che la D. nacque nel 1842, e non nel 1848 come dai più si scrive. Notizie sulla D. si trovano in: C. Catanzaro, La donna ital. nelle scienze, nelle lettere, nelle arti. Diz. biogr. delle scrittrici e delle artiste viventi, Firenze 1892, pp. 201 ss.; A. De Gubernatis, Dictionnaire intern. des ecrivain du monde latin, Roma-Firenze 1905, p. 1447; C. Villani, Stelle femminili. Diz. bio-bibliografico, Napoli-Roma-Milano 1915 pp. 716 s. Si segnalano i necrologi pubblicati su: Il Messaggero, 13 ott. 1928; La Tribuna, L'Idea nazionale, 14 ott. 1928; L'Osservatore romano, 15-16 ott. 1928; L'Etruria, 1° nov. 1928, (ove si ricorda che la D. è stata fra i fondatori e finanziatori di questo periodico).