DEL PO, Teresa
Figlia e allieva del pittore e incisore Pietro e di Porsia Compagna, sorella di Giacomo, nacque a Roma il 20 ag. 1649 (Rabiner, 1978). Compì la sua formazione artistica sotto la guida del padre a Roma, città in cui la famiglia si era trasferita nel 1647. Il 5 maggio 1675 (Arch. stor. d. Acc. di S.Luca, Congregazioni, vol. 46, f. 4v) entrò a far parte dell'Accademia di S. Luca "senza il corso della solita bussola" ma per i suoi meriti, ormai già affermati, di "pittrice, diligentissima miniatrice ed accuratissima intagliatrice in acqua forte" (Pascoli, II, 1736, p. 100). Stabilitasi definitivamente a Napoli dal 1683, incontrò largamente il consenso di "molti signori" che "concorsero per ottenere sue miniature e pitture fatte con pastelli", ritratti e "mezze figure" di santi (De Dominici, III, pp. 515 s.).
Attualmente la sua produzione pittorica risulta quasi totalmente dispersa. Sono stati fino ad oggi rintracciate due tempere su pergamena firmate dal 1698 (New York, coll. Marco Grassi; ripr. in Spinosa, 1987, figg. 430 s.); il Ritratto di don Pietro Moncada, pastello in ovale proveniente dalla collezione di A. Gallo, firmato e databile al 1700, conservato nei depositi della Galleria nazionale della Sicilia (inv. 233); una Testa di santa - pastello, datato 1705 - nella stessa Galleria (inv. 234, cfr. anche Natoli in Mongitore, 171942, p. 140); una Maddalena, pastello firmato, derivato da un dipinto del fratello Giacomo, conservato a Nantes, Musées départementaux de Loire-Atlantique; una Madonna, pastello firmato della cattedrale di Tursi in Basilicata e il piccolo Ritratto di gentiluomo conservato nel Gabinetto dei disegni e delle stampe della Pinacoteca di Capodimonte, firmato e datato 1708, che mette in luce finissime qualità di ritrattista, tali da farla definire "una sorta di Rosalba Carriera del Mezzogiorno" (Bologna, 1954, p. 53; Spinosa, 1987, p. 57). La medesima sorte toccò alle numerose miniature eseguite dall'artista per un giro di committenza di alto livello; un recente ritrovamento di archiviol infatti, testimonia il pagamento di 200 ducati nel 1696 per la manifattura di due miniature ovali per conto del principe di Sant'Agata (Delfino, 1985).
Confortata da un buon numero di esemplari superstiti e da una ricca documentazione ottocentesca appare la sua attività incisoria, che si snoda in un percorso stilistico chiaro e definito che ha inizio a Roma con un gruppo di stampe tratte dai dipinti che Pietro, il padre, realizzò per la cattedrale di Toledo, in cui rivivono chiare inflessioni di classicismo bolognese e accenti di matrice poussiniana. Nella città pontificia la D. incise opere a sé stanti ma anche frontespizi e figure di santi come illustrazioni per libri di carattere religioso, generalmente col fratello Giacomo autore dei disegni.
Nella serie di nove stampe con scene tratte dall'Arco di Traiano di Benevento (Roma, Gab. naz. delle stampe), l'artista - che dal 1678 si firmava con l'appellativo di "Accademica romana" - dava il meglio di sé nella raffinata purezza dell'esecuzione tecnica e nella personale interpretazione del celebre monumento (Prosperi Valenti Rodinò, 1981, pp. 195 ss.). A Napoli, dove si stabilì dal 1683 coi fratello Giacomo, si dedicò per lo più all'illustrazione di libri, inserendosi in una produzione editoriale dal carattere innovativo: libri di formato minore, più maneggevoli ed economici nei quali viene però attentamente curata l'illustrazione, affidata il più delle volte ad artisti di nome tra cui L. Giordano, F. Solimena, P. De Matteis e, appunto, i due Del Po. Le stampe napoletane della D. - dall'antiporta per la Progymnasmata physica (Napoli, Bibl. naz.; cfr. Barletta, 1984) del celebre medico e filosofo Tommaso Cornelio, alla Veduta del Vesuvio ineruzione del 1694 su disegno di Giacomo - costituiscono altrettanti modelli sia per la finezza di incisione e la padronanza della tecnica acquistata con la lunga pratica romana, sia per l'effettiva mancanza di botteghe specializzate per la formazione di incisori. Tra le sue ultime opere è la nota incisione (Starita, 1984, p. 479) raffigurante l'Apparatofunebre eretto nel 1694 nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara in onore del giovane Antonio Miroballo.
La grande "macchina", detta anche con un termine seicentesco "castellana", era stata ideata da Lorenzo Vaccaro come un'architettura aperta, dall'andamento lineare mosso e vibrante, carica di elementi decorativi. Ad un gusto già rococò risponde in pieno l'opera della D., superando le durezze del mezzo tecnico per una resa densa di ombre, quasi pittorica. La stampa inoltre è significativa come documento atto a fornire l'immagine di uno di quei sontuosi apparati in uso nell'età barocca, volutamente effimeri, per le ricorrenze festive e funebri. Nella memoria dei Funerali nella morte del signore d. Antonio Miroballo ... edita a Napoli nel 1695, oltre alla "castellana" c'è il ritratto del giovane defunto, una delicata acquaforte ritoccata a bulino, che testimonia la nota abilità ritrattistica della Del Po.
La D. morì a Napoli il 5 ag. 1713.
Secondo il De Dominici (III, p. 516) ebbe una figlia, Vittoria, che sotto la guida materna apprese ben presto l'arte della miniatura e dell'incisione, anche se non raggiunse mai "la perfezione della madre nel disegno, e nella forza del chiaroscuro".
Fonti e Bibl.: A. Mongitore, Memorie dei pittori... siciliani [1719-1742], a cura di E. Natoli, Palermo 1977, pp. 26, 41, 91, 135, 140 ss.; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori, ed architetti moderni, II, Roma 1736, p. 100; B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani, III, Napoli 1742, pp.515 s.; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori aggiunte a G. Gori Gandellini, XIII, Siena 1814, p. 139; C.-L. Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, Paris 1854-1889, III, ad vocem;C.T. Dalbono, Storia della pittura in Napoli e in Sicilia dalla fine del 1600a noi, Napoli 1859, p. 410; A. Bartsch, Le peintre graveur, XX, Leipzig 1870, ad vocem (cfr. The Illustrated Bartsch, a cura di M. Carter Leach-R. W. Wallace, New York 1982, XLV); G. Ceci, Bibliografia per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale, I, Bari 1911, p. 57; O. Giannone, Giunte sulle vite de' pittori napoletani, Napoli 1941, p. 177; U. Prota Giurleo, Pittori napoletani del Seicento, Napoli 1953, p. 69; F. Bologna, in Mostra del ritratto storico napoletano, Napoli 1954, pp. 52 s., 96; U. Prota Giurleo, Notizie sui pittori del Po, in IlFuidoro, II (1955), pp. 259-63; S. Mancini, Feste ed apparati civili e religiosi, Napoli 1968, pp. 29, 129, 136, 249, 257, 294; F. Perrone Capano, Observacione sobre algunas raras estampas napolitanas del ultimo decenio del seicento..., in Archivo español de arte, XLIV (1971), pp. 435 ss.; D. N. Rabiner, The paintings of Giacomo Del Po..., tesi di dottorato [Univers. of Kansas, 1978], Univ. microfilms Int. Ann Arbor, 1980, p. 2; S. Prosperi Valenti Rodinò, in Incisori napoletani del '600 (catal.), Roma 1981, pp.191-202; A. Omodeo, Grafica napoletana del '600..., Napoli 1981, pp. 28, 60; L. Di Mauro, in Arti e civiltà del Settecento a Napoli, a cura di C. De Seta, Bari 1982, pp. 327-33; E. Bellucci, in Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), Napoli 1984, II, p. 450; S. Barletta, ibid., pp. 471 s.; L. Starita, ibid., p. 479; Id., L'incisione a Napoli tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII, in Arte cristiana, LXII (1984), pp. 33-38; E. Catello, in Seicento napoletano. Arte, costume e ambiente, a cura di R. Pane, Milano 1984, pp. 439, 441; G. De Nitto, ibid., pp. 479, 487, 491; D. Rabiner, T. D. a pre-Rosalba pastel portraitist, in Woman's Art Journal, V (1984), 1, pp. 16-22; A. Delfino, Documenti inediti per alcuni pittori napoletani del '600..., in Ricerche sul '600 napoletano, a cura di G. De Vito, Milano 1985, p. 103; G. Wiedmann, Documenti sulla presenza a Roma dei Del Po..., in Ricerche sul '600 napoletano dedicate a U. ProtaGiurleo..., Milano 1986, pp. 251 ss.; N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento dal Rococò al Classicismo, Napoli 1987, II, ad Ind.;U. Thieme-F. Becker, Künsterlerlexikon, XXVII, p. 165 (sub voce Pò, Teresa del).