SAPORITI, Teresa
SAPORITI, Teresa. – Nacque tra il 1763 e il 1764, presumibilmente in Lombardia (il cognome è oggi diffuso nel Varesotto).
Scarse e frammentarie sono le notizie sulla vita privata e sulla famiglia. La sorella maggiore, Antonia, anch’essa cantante, nacque presumibilmente a Bologna e cantò a Dresda, Lipsia e Praga; abbandonò presto la carriera per problemi di salute, ma continuò a insegnare canto privatamente fino alla morte prematura, sopraggiunta a Praga il 13 ottobre 1787. Antonia e Teresa, entrambe scritturate dalla compagnia d’opera di Pasquale Bondini e Domenico Guardasoni nel 1782, erano spesso indicate in cartellone rispettivamente come Saporiti die ältere e Saporiti die jüngere, il che dissipa ogni dubbio sul loro legame familiare. È verosimile che il padre di Antonia e Teresa fosse il cantante bolognese Filippo Saporiti (cfr. Sartori, 1990), attivo a Cremona nel 1753, a Mannheim nel 1756, 1758 e 1760 e, negli anni Ottanta, a sua volta impiegato nella compagnia Bondini-Guardasoni in qualità di tesoriere.
Più problematico è il caso di Caterina Saporiti, spesso indicata come sorella di Teresa e Antonia. Cantò in Italia fra il 1768 e il 1771 (Rovigo, Bologna, Trieste, Mantova) e poco dopo sposò l’impresario e cantante buffo Bondini: entrambi comparvero nell’Indice de’ teatrali spettacoli del 1773 a Dresda, città in cui si stabilirono e dove nacquero i loro quattro figli (battezzati nel 1775, 1776, 1779 e 1783). Caterina Saporiti si esibì nei drammi italiani a Dresda dalla primavera del 1783 al carnevale del 1784; negli anni successivi, con la compagnia d’opera del marito, cantò a Lipsia (1786) e Praga (1785, 1786, 1787), dove nel 1786 interpretò Susanna in una ripresa delle Nozze di Figaro e, pochi mesi più tardi, creò la parte di Zerlina nel Don Giovanni (1787). Non è chiaro il legame fra Caterina e le sorelle Saporiti, anche se è plausibile che fossero parenti strette, probabilmente cugine (Woodfield, 2012, pp. 43 s.).
Dell’infanzia di Teresa Saporiti, dei suoi studi musicali e del suo debutto come cantante non si hanno notizie. Nel 1782, ancora giovanissima, entrò a far parte con la sorella Antonia della compagnia d’opera italiana di Bondini e Guardasoni a Lipsia. Per supplire alla carenza di uomini nella compagnia, Teresa interpretò sovente ruoli en travesti – scomodi per la sua voce – con esiti poco gratificanti. Spesso in coppia con la sorella, nell’estate del 1782 e del 1783 si produsse a Lipsia nel Matrimonio per inganno di Pasquale Anfossi (Valerio), nel Pittor parigino di Domenico Cimarosa (Cinzia), in Andromeda di Giuseppe Gazzaniga (Barsene), nella Scuola dei gelosi di Antonio Salieri (Ernestina), in Isabella e Rodrigo di Anfossi (Ramira/Zelinda), e nel Conte di bell’umore di MarcelloBernardini (Armellina). Fu poi a Dresda e Praga, dove la giovane e avvenente Teresa fece parlare di sé più per il comportamento licenzioso che per le doti vocali: pare avesse concesso degli appuntamenti galanti in una chiesa a un giovane di malaffare, che avrebbe ripagato i suoi favori con denaro rubato (cfr. Blanchard - de Candé, 1986, p. 357).
Scritturata insieme a Caterina Saporiti Bondini come prima buffa, cantò a Praga nelle stagioni di carnevale 1784, primavera e autunno 1785 e carnevale 1786 (La ballerina amante di Cimarosa e altre opere buffe) e a Lipsia per la fiera di maggio 1786 (Lo spirito di contraddizione di Joseph Schuster, La scuola dei gelosi, Fra i due litiganti il terzo gode di Giuseppe Sarti, Il serraglio di Osmano di Gazzaniga). In autunno e nella successiva stagione di carnevale del 1787 fu di nuovo a Praga dove, oltre a prodursi in vari drammi giocosi (I finti eredi di Sarti, La contadina di spirito e Le gare generose di Giovanni Paisiello), probabilmente cantò la parte della Contessa nella ripresa delle Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart. Calcò ancora le scene di Lipsia per la fiera di Pasqua 1787 e nei mesi seguenti, fino al carnevale 1788, fu impegnata ancora a Praga (Lo sposo senza moglie di Cimarosa, Una cosa rara e L’arbore di Diana di Vicente Martín y Soler). Nonostante i pettegolezzi sul suo conto, il crescente talento artistico di Teresa Saporiti fu notato e apprezzato da Mozart, che scrisse per lei la parte di Donna Anna nel Don Giovanni, eseguito a Praga il 29 ottobre 1787. Dopo la morte della sorella Antonia, avvenuta pochi giorni prima della première mozartiana, Teresa portò a termine l’impegno contrattuale per la stagione in corso e lasciò la compagnia di Bondini nel 1788.
Rientrata in Italia, nell’estate del 1788 a Lucca interpretò Semiramide nella Vendetta di Nino di Alessio Prati. A Venezia si produsse al teatro di S. Benedetto come prima donna nelle stagioni di autunno e carnevale 1788-1789 nell’Artaserse di Ferdinando Bertoni (Mandane) e nella prima assoluta di Arsace (Selene) e in Rinaldo (Armida) di Pietro Guglielmi. Nell’aprile del 1789 si esibì come seconda donna alla Scala di Milano nella première di Nitteti (Beroe), composta da Francesco Bianchi per le nozze fra Maria Teresa d’Asburgo-Este e il duca d’Aosta. Nella successiva stagione di carnevale-quaresima 1790 fu protagonista alla Pergola di Firenze nell’Amleto di Luigi Caruso (Amalia), nel ruolo eponimo dell’Andromeda (un ‘pasticcio’ di vari autori) e prima buffa assoluta in Giannina e Bernardone di Cimarosa. In autunno calcò le scene del Carignano di Torino (I zingari in fiera di Paisiello e Le due gemelle di Guglielmi) e nella successiva stagione di carnevale fu scritturata dal teatro di S. Agostino a Genova, dove si produsse nel Falegname di Cimarosa e di nuovo nel dramma buffo Le due gemelle.
Chiamata a Pisa, nella primavera del 1791 interpretò Le due gemelle e La pastorella nobile di Francesco Pieraccini nel teatro dei nobili sigg. Prini; quello stesso autunno fu al teatro Zagnoni di Bologna, dove si produsse nella Morte di Semiramide di Giovanni Battista Borghi in coppia con Girolamo Crescentini. Scritturata dal teatro Ducale di Parma per il carnevale 1792, cantò nelle opere di Guglielmi Le due gemelle e La bella pescatrice; ancora nei panni di Semiramide, si produsse di nuovo nella Vendetta di Nino a Reggio (stagione di fiera 1793) e al teatro Rangone di Modena (estate 1793). Tra l’autunno del 1793 e il carnevale del 1794 tornò a Venezia, dove calcò le scene del S. Samuele come prima donna assoluta nella Lanterna di Diogene di Guglielmi. Nel 1795 apparve nei Due litiganti di Sarti all’Accademia Filarmonica di Verona (Dorina). Nello stesso anno partì per una tournée in Russia con la compagnia di Gennaro Astarita, che la vide impegnata come prima buffa assoluta nell’Italiana in Londra di Cimarosa e nel Barbiere di Siviglia di Paisiello a Pietroburgo. Durante la permanenza in Russia, protrattasi fino al 1796, tenne un concerto anche a Mosca.
Risalgono a questo periodo le arie Dormivo in mezzo al prato e Caro mio ben, deh senti, che figurano sotto il nome di Teresa Saporiti nel Journal d’airs italiens, français et russes avec accompagnement de guitare di Jean-Baptiste Hainglaise nel 1796.
Al rientro in Italia si stabilì a Milano. In questi anni si trovano riferimenti a lei con il nome da sposata di Teresa Saporiti-Codecasa, ma non si hanno più notizie né della sua carriera né della sua vita privata: è probabile che dopo il matrimonio abbia definitivamente abbandonato la carriera teatrale.
Morì ultracentenaria a Milano il 17 marzo 1869.
Da un esame del repertorio affrontato, e in particolare della parte di Donna Anna nel Don Giovanni di Mozart, scritta per l’artista ventiquattrenne, è possibile tracciare un profilo vocale di Teresa Saporiti. L’ampia tessitura, che dispiega la voce dal mi in prima ottava al si acuto, e la notevole diversità di scrittura vocale nei due atti dell’opera testimoniano le cospicue doti tecniche di cui doveva essere dotata la giovane cantante. L’atto I costringe spesso la voce nella zona tonale del passaggio di registro (dal mi al sol acuto) e, seppur con frequenti puntate nella fascia grave e in quella acuta (con passaggi in emissione di forza), orbita prevalentemente in una tessitura medio-alta, più adatta alla vocalità di un soprano lirico-drammatico. Nell’atto II invece la scrittura si alleggerisce e si sbilancia di più verso l’ottava acuta, arricchendosi di colorature e di agilità (in particolare nel rondò Non mi dir, bell’idol mio), che si confanno piuttosto alla vocalità di un soprano lirico-leggero. Si può quindi ipotizzare che Saporiti disponesse di una voce di soprano assai duttile, abbastanza corposa nella zona centrale e al contempo elastica e squillante nella tessitura acuta. La cantante, dotata di una figura bella ed elegante (come testimonia l’effigie realizzata da Ferdinando Fambrini in Pisa nel 1791; Venezia, Biblioteca dell’Accademia di belle arti, Effigi 0087/047), doveva inoltre possedere uno spiccato talento scenico per affrontare la sfaccettata drammaticità del personaggio di Donna Anna. Le parole Ah che piatto saporito, ghiottamente intonate da Don Giovanni nella scena del banchetto notturno, celerebbero un’ironica allusione all’avvenente soprano.
Fonti e Bibl.: Enciclopedia dello spettacolo, VIII, Roma 1975, coll. 1501 s.; R. Blanchard - R. de Candé, Dieux et divas de l’Opéra. Des origines à la Malibran, I, Paris 1986, pp. 357-359; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, II, Cuneo 1990, p. 591; R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theatre 1751-1800, Warren (Mich.) 1993, pp. 610, 614, 617; Un Almanacco drammatico. L’indice de’ teatrali spettacoli 1764-1823, a cura di R. Verti, I-II, Pesaro 1996; T.F. Kelly, First nights at the Opera, New Haven, 2004, pp. 95 s.; I. Woodfield, Performing operas for Mozart: impresarios, singers and troupes, Cambridge 2012, ad indicem.