STOLZ (Stolzova, Stolcova), Teresa
STOLZ (Stolzová, Štolcová), Teresa (Terezie, Teresina). – Di origine boema, nacque il 2 giugno 1834 a Kostelec nad Labem nel distretto di Mělník, nell’odierna Repubblica Ceca, figlia del macellaio Jan Stolz (1787-1840) e di Anna Kohoutová (1797-1872).
Crebbe in una famiglia numerosa (nona di dieci figli), particolarmente attenta all’educazione musicale: con altri suoi fratelli ricevette i primi rudimenti dal musicista Josef Neruda (1804-1876). Tra il 1849 e il 1851 studiò canto e pianoforte al Conservatorio di Praga sotto la guida del cantante e compositore Giovanni Battista Gordigiani: come lei, anche tre fratelli e due sorelle compirono gli studi musicali nello stesso istituto. In particolare le sorelle Františka (Francesca, Fanny; 1826-1900) e Ludmila (Lodomilla, Lydia, Lidia; 1826-1910 circa), gemelle, nate anch’esse a Kostelec nad Labem, conseguito il diploma nel 1843, si trasferirono a Trieste, dove debuttarono l’anno seguente. Innamorate entrambe del compositore Luigi Ricci, che per loro scrisse La solitaria delle Asturie (Odessa, 1845) e Il diavolo a quattro (Copenaghen, 1848), intrattennero una libertina liaison con il maestro, che nel 1849 sposò Lidia pur continuando a convivere con entrambe. Dal matrimonio nacque nel 1850 la figlia Adelaide (Lella) mentre il 27 dicembre 1852 nacque Luigi, figlio del compositore e di Fanny, unico erede della zia Teresa, dalla quale assunse il doppio cognome Ricci-Stolz (morì nel febbraio del 1906).
Nel 1851 Teresa Stolz fu espulsa dal Conservatorio per gli scarsi risultati, dovuti anche alla salute cagionevole. Tornò a Praga nel 1854 e proseguì gli studi con Vojtěch Čaboun (Czaboun; 1797-1868), prendendo anche lezioni di recitazione; debuttò il 21 novembre 1855 in un concerto nel palazzo Žofín a Praga: con modico successo eseguì un’aria di Richard Wagner. Nel 1856 raggiunse a Trieste le sorelle e il fratello Václav (Venceslao; 1828-1908), che la sostenne economicamente e la lanciò in scena. Qui il 16 luglio 1856 partecipò a un concerto vocale e strumentale diretto dal cognato Luigi Ricci, con il quale aveva cominciato a perfezionarsi. Trasferitasi a Milano, studiò con Francesco Lamperti dall’autunno del 1856 alla primavera del 1857, quando, su consiglio del fratello, intraprese un viaggio all’estero, alla ricerca di un palcoscenico su cui esordire. Il debutto teatrale avvenne all’opera di Tbilisi il 17 settembre 1857, Elvira nell’Ernani di Giuseppe Verdi: fu subito messa sotto contratto per le successive tre stagioni. Nella pausa estiva, raggiunse a Odessa il fratello Antonín (1818-1878), oboista, pianista e insegnante di musica: con lui viaggiò e si esibì a Pietroburgo, Mosca, Costantinopoli.
Dopo essersi prodotta sulle scene di Nizza e Granada, nel 1863 rientrò in Italia e nella stagione d’autunno cantò al teatro Vittorio Emanuele di Torino come prima donna in Gli ultimi giorni di Suli di Giovanni Battista Ferrari (Caido) e nella Jone di Errico Petrella, opera in cui «la signora Stolz non pensa che a fare sfoggio di note potenti» (L’Opinione, 12 ottobre 1863). Nell’autunno del 1864 fu dapprima al Nuovo di Spoleto, Leonora nel Trovatore di Verdi, indi a Bologna, prima donna in Ernani e nel Guglielmo Tell di Gioachino Rossini. Nella stagione invernale fu scritturata dal teatro Bellini di Palermo, dove cantò nella prima locale dell’Ebreo di Giovanni Apolloni (Leila), nella Vendetta slava di Pietro Platania (Lida), in Rigoletto (Gilda) e in Macbeth (Lady) entrambe di Verdi. Nel maggio del 1865 fu al teatro Pagliano di Firenze, Giselda nei Lombardi sempre di Verdi: fu apprezzata per la «voce potente, flessibile, intonata, omogenea» (Carlo Goldoni, 21 maggio 1865; in De Angelis, 2010, p. 222). In agosto venne chiamata al Comunale di Cesena per Guglielmo Tell e Un ballo in maschera (Amelia) di Verdi. In settembre approdò infine alla Scala di Milano, dove ottenne la definitiva consacrazione nei ruoli eponimi di Giovanna d’Arco di Verdi, Rebecca di Bartolomeo Pisani (prima assoluta) e Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti. Richiamata a Palermo, si esibì di nuovo al Bellini nei Vespri siciliani di Verdi (Elena), in Parisina di Donizetti e nel Guglielmo Tell. Nell’autunno del 1866 partecipò alla stagione di riapertura, dopo un lungo restauro, del Teatro di Società di Treviso (Un ballo in maschera, Lucrezia Borgia e Jone).
Per il Carnevale 1867 fu scritturata dal Regio di Parma come protagonista nell’Ebrea di Fromental Halévy, nel Roberto il Diavolo di Giacomo Meyerbeer, in Un ballo in maschera e in Norma di Vincenzo Bellini; in maggio fu a Reggio, per la stagione di fiera del Municipale (Roberto il Diavolo). Il 26 ottobre 1867 partecipò alla prima italiana del Don Carlo di Verdi al Comunale di Bologna, sotto la direzione di Angelo Mariani, con il quale all’epoca aveva da poco intrapreso una relazione sentimentale. Era stato lo stesso Verdi, la cui stima per la cantante risaliva ai tempi della sua prima apparizione alla Scala, a volerla nei panni di Elisabetta di Valois. Sull’onda del successo, Stolz si specializzò poi nelle opere verdiane, di cui presto divenne la cantante più qualificata.
Nel 1868 si esibì al teatro Apollo di Roma (Don Carlo e Jone), poi alla Scala (Don Carlo) e a Genova, al Carlo Felice (Un ballo in maschera), dove partecipò all’esecuzione di una cantata di Serafino Amedeo De Ferrari, direttore Mariani. In autunno fu di nuovo a Bologna per L’ebrea e per la prima dell’Alda di Lionello Ventura. Nella stagione di Carnevale-quaresima 1869 cantò alla Scala Don Carlo, ormai un suo cavallo di battaglia, e la versione riveduta della Forza del destino (Leonora) di Verdi, che entrò poi stabilmente nel suo repertorio; in marzo diede voce al personaggio di Leonora nella prima dei Fieschi di Achille Montuoro. Replicato Don Carlo a Padova (Nuovo) e Parma (Regio), il 22 agosto partecipò all’esecuzione dello Stabat mater di Rossini a Pesaro, diretta da Mariani in occasione delle onoranze funebri per il maestro pesarese. In autunno fu a Vicenza e a Trieste dove, a distanza di tanti anni dalla prima apparizione sul palcoscenico del Comunale, si esibì in alcuni dei titoli preferiti (Alda, Don Carlo, Roberto il Diavolo). All’inaugurazione della stagione di Carnevale del Regio di Torino, il 25 dicembre 1869, sebbene ammalata, cantò da protagonista nella Giovanna di Napoli di Petrella: in sala c’erano Vittorio Emanuele II con la famiglia reale e critici importanti, fra cui Filippo Filippi. Sul medesimo palco si produsse anche in Don Carlo e nella prima del Favorito di Carlo Pedrotti. In seguito all’esecuzione del capolavoro verdiano, nonostante il successo, la critica non mancò di evidenziare che, «se il pubblico dimostra di gustare le belle note di petto della signora Stolz, essa, da quell’intelligente e provetta artista che è, non deve perciò lasciarsi trascinare a forzarle, ed a farne uso anche fuori di luogo» (G. Bissaldi, Gazzetta piemontese, 26 gennaio 1870).
Nell’estate del 1870 venne scritturata per Don Carlo a Senigallia: per l’allestimento non si badò a spese e, pur di avere «cantanti di cartello, orchestra composta di 60 validi professori e diretta dalla magica bacchetta del principe dei direttori italiani», ossia Mariani (Radiciotti, 1893), vennero stanziate 42.000 lire, di cui ben 12.000 per il solo cachet della prima donna. Nella stagione di Carnevale-quaresima 1871 si esibì alla Fenice di Venezia negli Ugonotti di Meyerbeer (Valentina), nel Don Carlo, in Ruy Blas di Filippo Marchetti (Maria), nel ruolo eponimo nella prima di Linda d’Ispahan di Francesco Malipiero e come solista nel Requiem di Antonio Buzzolla. Nella successiva stagione di Carnevale fu di nuovo alla Scala, prima nella Forza del destino, indi l’8 febbraio protagonista nell’attesissima prima italiana di Aida, diretta da Franco Faccio, con Maria Waldmann (Amneris), Giuseppe Fancelli (Radamès), Francesco Pandolfini (Amonasro) e Ormondo Maini (Ramfis). Nei mesi successivi portò in scena l’Aida in molte città italiane, tra cui Padova (Nuovo, giugno 1872), Napoli (San Carlo, dicembre 1872), Ancona (Muse, primavera 1873), e al Cairo (stagione 1873-74).
Il 22 maggio 1874, primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, partecipò all’esecuzione della Messa da Requiem di Verdi, diretta dal compositore in S. Marco a Milano, replicata nei giorni seguenti alla Scala e in giugno al Théâtre-Italien di Parigi. Nell’estate del 1874 fu anche a Cremona (Don Carlos) e al Malibran di Venezia (Roberto il Diavolo).
Nell’occasione Filippi ebbe a scrivere: «Non credo la parte di Alice una di quelle che meglio le convengono. In questa parte, oltre gli slanci, gli impeti di voci e di accento nei quali la signora Stolz è insuperabile, ci vogliono finezze e delicatezze delle quali la sua gola robusta non è suscettibile. Quindi a momenti felicissimi succedono spesso slanci ed urti che trascinano bensì il pubblico, ma sono fuori di luogo e di gusto falsando il carattere e lo stile della musica; egualmente devo dire di certe cadenze strampalate e dei trapassi impetuosi dal registro acuto al basso e di tutti gli eccessi fonici a cui è trascinata, forse suo malgrado, dalla specialità della voce e dal cattivo gusto del pubblico» (Gazzetta d’Italia, 14 settembre 1874).
Per la stagione di Carnevale-quaresima 1875 firmò un contratto da 45.000 lire con l’Apollo di Roma per La forza del destino e Aida, ma con gran dispetto di Verdi il teatro dovette tagliare i prezzi dei biglietti di alcune recite per l’indisposizione di voce di Stolz e del tenore francese Ernesto Nicolini.
Tra il 1875 e il 1876 si esibì ancora nel-l’Aida a Vienna, Trieste, Parigi (Théâtre-Italien), Mosca e Pietroburgo. Eseguì inoltre la Messa da Requiem di Verdi a Vienna (giugno 1875), Venezia (Malibran, luglio 1875), Firenze (Principe Umberto, settembre 1875), Trieste (ottobre 1875) e Bologna (maggio 1878). Sofferente a causa di lunghi periodi di malattia, Stolz chiuse la carriera professionale il 30 giugno 1879 alla Scala in una replica del Requiem, diretta da Verdi in favore degli ‘inondati’ per la piena del Po. Ritiratasi dalle scene, continuò a vivere a Milano e tenne un salotto frequentato dal bel mondo musicale e artistico. Legata a Verdi da una profonda amicizia e stima, peraltro assiduamente ricambiata, coltivò buoni rapporti personali ed epistolari anche con la moglie Giuseppina Strepponi, nonostante la serpeggiante, pungente gelosia che traspare dalle lettere di lei alla cantante e al marito, una gelosia alimentata dai dissapori dei Verdi con Mariani e da mormorii malevoli che culminarono in un velenoso articolo apparso sulla Rivista indipendente di Firenze nel 1875 (cfr. Walker, 1964, pp. 520-523). Stolz continuò però a frequentare regolarmente la coppia e a corrispondere con ambo i coniugi, restando loro vicina anche negli ultimi anni di vita (nel dicembre del 1897 Verdi le dedicò, autografandolo, il manoscritto originale del Requiem, oggi nel Museo della Scala di Milano). Fu al capezzale del maestro di Busseto nel 1901; gli sopravvisse solo pochi mesi.
Morì a Milano nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1902. Il corpo fu tumulato nel cimitero monumentale di Milano. Interrotta nei primissimi anni Settanta la relazione amorosa con Angelo Mariani, anche a causa della gelosia del direttore per lo stretto legame professionale e privato con Verdi, la cantante non si sposò mai e non ebbe figli. Morendo lasciò unico erede il citato nipote, Luigi Ricci-Stolz, e nominò Giulio Ricordi esecutore testamentario.
Dotata di una voce calda, limpida e squillante – fu considerata il soprano drammatico verdiano per antonomasia – poteva vantare un’estensione eccezionale, che le permetteva di passare agilmente, e con omogeneità di suono, dal sol grave al do diesis acuto. «Ha il più superbo fraseggio ch’io abbia mai sentito, e un’intonazione immacolata. Attacca una nota e la sostiene fino a che il fiato sembra esaurirsi, e invece ha appena cominciato a tenerla. I suoni sono limpidi e stagliati come diamante, dolci come una campana argentina: ma la potenza ch’ella sa imprimere al Do acuto è stupefacente» (Roosevelt, 1887, pp. 73 s.; cfr. anche Monaldi, 1920, p. 172; Zoppi, 1947, p. 99). Non dotata per natura di grande bellezza, provvista però di una figura imponente e maestosa, con il temperamento appassionato e la presenza scenica sapeva imprimere ai personaggi da lei interpretati una rara intensità. La nobiltà del gesto e l’atteggiamento regale, che ben si addicevano alle eroine di alto lignaggio da lei spesso impersonate, la consacrarono come una delle massime interpreti verdiane.
Fonti e Bibl.: Milada Jonášová ha curato la consultazione delle fonti ceche. B. Roosevelt, Verdi, Milan and “Othello”, London1887, pp. 61, 71-76; G. Radiciotti, Teatro, musica e musicisti in Sinigaglia, Milano 1893, pp. 110 s.; F.A. Šubert, Moje vzpomínky, s.l. [Praga] 1902, ad ind.; G. Monaldi, Cantanti celebri del secolo XIX, Roma 1920, pp. 171-175; U. Zoppi, Angelo Mariani, Giuseppe Verdi e T. S., Milano 1947, pp. 96-114 e passim; F. Abbiati, Giuseppe Verdi, Milano 1959, ad ind.; F. Walker, L’uomo Verdi, Milano 1964, pp. 481-546 e passim; R. Celletti, S., T., in Enciclopedia dello spettacolo, XI, Roma 1975, coll. 390-391; S. Jareš, T. S., in Hudební věda, XXII (1985), pp. 268-273; O. Špecinger, T. S. Život a působení české pěvkyně, Praha 1992; J. Rosselli, The life of Verdi, Cambridge 2000, pp. 134-146; C. Springer, Verdi und die Interpreten seiner Zeit, Wien 2000, ad ind.; M. De Angelis, Il melodramma e la città. Opera lirica a Firenze dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale, Firenze 2010, pp. 76, 114, 222, 283; S. Rutherford, S. T., in The Cambridge Verdi encyclopedia, a cura di R.M. Marvin, Cambridge 2013, pp. 427 s.; C.A. Ellsmore, Verdi’s exceptional women: Giuseppina Strepponi and T. S., London-New York 2017; Carteggio Verdi-Piroli, a cura di G. Martini, Parma 2017, ad ind.; http://stolc.stolz. sweb.cz/rodokmen.htm (11 marzo 2019).