TERMESSO (Τερμησσός, Termessus)
Antica città della Pisidia situata nel luogo oggi detto Güllük a circa 30 km. in linea d'aria a NNO. di Adalia nel gruppo montuoso detto Güldere Dag. Il nome della città è di origine preellenica, ma la più antica notizia storica è solo del tempo di Alessandro Magno. Dopo la vittoria al Granico, i cittadini di Termesso tentarono di sbarrargli la strada, ma, secondo Strabone (XIV, p. 569), la città fu espugnata. Termesso è anche fortemente impegnata nelle prime guerre dei diadochi. Dopo l'uccisione di Perdicca, Alceta fratello di Perdicca, sconfitto nella valle di Cretopoli, si rifugiò a Termesso, e vi fu assediato. Ma i cittadini lo consegnarono ucciso ad Antigono, suscitando lo sdegno furioso dei giovani partigiani di Alceta. Nel 189 a. C. Termesso, che assedia la vicina città di Isinda, è dal generale romano Cneo Manlio Vulsone obbligata a togliere l'assedio e a stringere patto di alleanza con Roma. La città fa poi parte del regno di Pergamo, e successivamente della provincia romana d'Asia. Resta fedele a Roma durante le guerre mitridatiche, e ne ha in premio il riconoscimento di città libera e socia populi romani. Tale deve la città esser rimasta durante l'impero. Amministrativamente fece parte della provincia di Lycia et Pamphylia, più tardi della Pamphylia secunda. In età cristiana fu sede episcopale, prima da sola poi con la vicina Eudokias, finché nel sec. VII d. C. sembra solo Eudokias avere sopravvissuto.
Le rovine di Termesso sono sicuramente riconoscibili: il teatro, ben conservato, la cui scena è sotto un'alta rupe strapiombante; l'agorà, e uno e forse due ginnasî, alcuni templi, e una parziale cinta di mura. Le divinità principalmente venerate sembrano Zeus Soly meus e Artemis. Come costituzione della città, si parla di δῆμος e di βουλή, con dei πρόβουλοι e un ἀρχιπρόβουλος che dà il suo nome all'anno.
Una Termessus Minor nella Pisidia sud-occidentale è data come fondazione della T. Maior circa il sec. III a. C. Le rovine di essa sono state riconosciute nella valle superiore dello Xanthos presso il villaggio odierno di Cioban.
Bibl.: Le iscrizioni raccolte ora in Tituli Asiae Minoris, III, i. Le monete in Hill, Catal. of Coins in Brit. Mus.-Lycia. Per la storia e la costituzione: Heberdey, Termessische Studien, in Denkschrift. der Wien. Akad., phil.-hist. Kl., LXVIII (1929), e Zur Geschichte von Termessus Maior in röm. Zeit, in Anzeiger della stessa Accademia, LXVIII (1931), p. 18. per la topografia, i monumenti, l'epigrafia: Lanckorónski-Niemann-Petersen, Städte Pamphyliens und Pisidiens, I, Vienna 1890, pp. 21, 196; II, p. 29; Cousin, Termessos de Pisidie, in Bull. de Corr. Hell., XXIII (1899), pp. 165, 280; Rott, Kleinasiatische Denkmäler 1908, pp. 29, 360; Woodward-Ormerod, A Journey in S. W. Asia Minor, in Annual of the Brit. School at Athens, XVI (1909-10), pp. 76, 105; R. Paribeni e P. Romanelli, Studii e richerche arch. nell'Anatolia meridionale, in Mon. d. Lincei, XXIII (1915), pp. 79, 186, 224. Su Termessus Minor: Petersen e Luschan, Reisen in S. W. Kleinasien, II, p. 178; Heberdey e Kalinka, Resien in S. W. Kleinasien, in Denkschr. Wien. Akad., phil.-hist. Kl., XLV (1896), p. 41; Cousin, in Bull. Corr. Hell., XXIV (1900), p. 338. Cfr. R. Heberdey, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 732 segg.