termoablazione
Trattamento chirurgico locale per l’asportazione di tumori del fegato primitivi o metastatici, per alcuni tumori del pancreas e del rene. La t. si basa su una necrosi coagulativa che viene determinata dal calore, dopo pochi minuti di esposizione a temperature superiori ai 60 °C (tra i 70 e i 95 °C). Oltre i 100 °C si verificano invece fenomeni di evaporazione e carbonizzazione che limitano la trasmissione dell’energia termica e la conseguente estensione dell’area della necrosi. Possono essere utilizzate diverse fonti d’energia, quali le onde a radiofrequenza, le microonde e il laser, introducendo un ago elettrodo (o una fibra laser) direttamente all’interno della massa neoplastica. Se il trattamento non è possibile per via percutanea, può essere effettuato in laparoscopia, con l’ausilio di una sonda ecografica speciale (in questo caso in anestesia generale). Tra le varie tecniche di t., la più utilizzata è quella che impiega le radiofrequenze come sorgente di energia termica. Si utilizzano generatori con una frequenza di 450÷500 kHz, ai quali è collegato un elettrodo attivo, rappresentato dall’estremità dell’ago che viene infisso sotto guida ecografica, per via percutanea, all’interno della lesione, mentre l‘elettrodo dispersivo è costituito da una piastra che aderisce alla superficie cutanea della coscia o del dorso. Al fine di limitare la dispersione del calore attraverso il flusso ematico, viene frequentemente associata l’occlusione del flusso arterioso mediante l’embolizzazione dell’arteria del segmento da trattare. La valutazione dell’efficacia del trattamento viene effettuata dopo pochi minuti con ecografia, e dopo alcune settimane con TC.