TERMOMETRIA clinica
Tutti sanno quanta importanza pratica abbia in medicina la misura della temperatura del corpo umano. Ma per lungo tempo questa misura veniva fatta dai medici indirettamente, servendosi del tatto o esplorando il polso.
L'applicazione del termometro allo studio delle variazioni della temperatura del corpo umano è relativamente recente se si considera la storia della termometria nella fisica generale. Per primo in Italia, a Padova Santoro Santorio si servì del termometro per misurare la temperatura del corpo umano. Lo seguirono clinici insigni di tutti i paesi: ricordiamo H. Boerhave, A. de Haën (che osservò l'innalzamento della temperatura durante il brivido febbrile), J. Currie (che studiò l'azione del bagno freddo sulla temperatura dei malati di tifo), L. Traube, F. Bäresprung (che nel Müller's Archiv pubblicò le classiche Untersuchungen über die Temperaturverhältnisse des Foetus und des eriwachsenen Menschen im gesunden und kranken Zustande), K.R. Wunderlich (che pubblicò un trattato fondamentale di termometria clinica: Das Verhalten der Eigenwärme in Krankheiten, Lipsia 1868-70), G. Maria Lancisi che fu tra i primi ad affermare la necessità che i medici si familiarizzassero con l'uso del termometro.
Il termometro clinico attualmente adoperato e del quale l'industria moderna fornisce i tipi più diversi, consta essenzialmente di una vaschetta di mercurio cilindrica o sferica la quale si continua con un tubetto capillare della lunghezza di 10-15 cm. e al lato del quale è collocata una scala divisa in decimi di grado.
In Italia generalmente è adottata la scala centigrada o di Celsius, in Francia la scala di Réaumur, in Inghilterra e in America la scala Fahrenheit. Nella scala di Celsius o centigrada, lo 0° corrisponde alla temperatura di fusione del ghiaccio e il 100° alla temperatura dell'acqua in ebollizione. Nella scala di Réaumur lo 0° corrisponde alla temperatura di fusione del ghiaccio, mentre alla temperatura di ebollizione dell'acqua corrisponde 80°. Nella scala Fahrenheit la temperatura di fusione del ghiaccio corrisponde a 32° e quella di ebollizione dell'acqua a 212°. Moltiplicando i gradi Réaumur per 5 e dividendo il prodotto per 4 s'ottengono i centigradi. Per es.:
Moltiplicando i centigradi per 4 e dividendo il prodotto per 5 s'ottengono i gradi Réaumur. Per es.:
Sottraendo dai gradi Fahrenheit 32, moltiplicando per 5 e dividendo per 9 s'ottengono i gradi centigradi. Per es.:
Moltiplicando i centigradi per 9, dividendo poi per 5, e addizionando poi 32, s'ottengono i Fahrenheit. Per es.:
Il termometro clinico dev'essere bene campionato (cioè confrontato con un termometro di precisione), sterilizzato (lavato in alcool), e nella sua applicazione lasciato il tempo sufficiente (10-15 minuti) perché il mercurio del termometro assuma la temperatura dei tessuti con i quali è in contatto e si stabilisca una temperatura costante nella cavità che accoglie il termometro. La sede di applicazione più frequente del termometro è l'ascella, in casi particolari viene applicata in altre sedi (inguine, retto, bocca, ecc.). Specialmente in queste ultime sedi durante l'applicazione del termometro si deve sorvegliare che il malato non compia movimenti per evitare le conseguenze assai gravi che potrebbero derivare dalla rottura del termometro. La temperatura rettale è sensibilmente superiore a quella ascellare (di 0°,5-0°,7).
Le determinazioni termometriche debbono essere eseguite a intervalli regolari di tempo, in genere nelle malattie febbrili ogni 6 ore (6-12-18-24), in casi particolari ogni 4 ore (4-8-12-16-20-24), nei convalescenti due volte al giorno (8-18). Segnando sulle ordinate le temperature e sulle ascisse le ore, si costruiscono le tabelle termografiche, le quali indicano a colpo d'occhio il tipo del movimento febbrile. Su queste tabelle vengono contemporaneamente registrati graficamente altri dati clinici molto importanti in rapporto alla temperatura: il numero delle pulsazioni e degli atti respiratorî al minuto, la quantità giornaliera di urina.
L'elevazione termica febbrile può oscillare entro limiti molto ampî; seguendo K. R. Wunderlich, per indicare praticamente i diversi tratti della scala degli stati febbrili, si usano le espressioni seguenti: temperatura subfebbrile (37,5-38°), febbre lieve (38-38°,5), moderata (38-38°,5 al mattino, fino a 39°,5 la sera), alta (39°,5 la mattina, 40°,5 la sera), febbre iperpiretica (oltre 40°,5).