Vedi TERNI dell'anno: 1966 - 1997
TERNI (v. vol. VII, p. 721)
Le ricerche e gli studi compiuti negli ultimi decenni hanno fornito nuovi dati per la ricostruzione del popolamento e dell'urbanizzazione del territorio ternano. Le indagini topografiche condotte nella conca del Velino e soprattutto intorno al lago di Piediluco hanno mostrato che l'occupazione di questo territorio appare organizzata fin dalla media Età del Bronzo con modelli insediativi di tipo rivierasco e un'economia basata essenzialmente sull'allevamento e sulle attività a esso connesse. Gli insediamenti si moltiplicano nell'Età del Bronzo Recente e Finale, periodo durante il quale si sviluppa anche un'economia di tipo misto, in cui le attività agricole hanno la stessa importanza di quelle pastorali. Quelli sviluppatisi sulla riva del lago sembrano, comunque, cessare di vivere nell'Età del Bronzo Finale, mentre acquista importanza l'area ternana vera e propria, come appare dai ben noti rinvenimenti delle necropoli delle Acciaierie e di S. Pietro in Campo cui si aggiungono le ricche sepolture orientalizzanti recentemente (1996) venute alla luce nell'area dell'ex Poligrafico Alterocci, nonché la fascia montana gravitante intorno a Monte Torre Maggiore, come dimostrano le tombe della prima Età del Ferro a Cesi.
Di grande importanza per la ricostruzione della T. protostorica appaiono i resti di un abitato risalente almeno al VII sec. a.C. rinvenuti nel centro storico (quartiere Clai), ubicato su una specie di piccolo pianoro che si affaccia sul Nera. Al periodo arcaico è attribuibile solo la stele di pietra calcarea su cui è raffigurata a rilievo una scena di processione o cerimonia pubblica, rinvenuta nel 1901 presso Porta Garibaldi e recentemente ripresa in considerazione. L'assetto territoriale arcaico è più leggibile nel territorio limitrofo al centro urbano, dove si sviluppò una organizzazione di tipo paganico-vicana, basata su insediamenti sommitali fortificati generalmente intorno a un luogo di culto. Le indagini topografiche hanno permesso di verificare questa situazione sia nel territorio a SE di T. (corrispondente al territorio delle Marmore), sia ancor meglio nei Martani meridionali dove gli insediamenti sono dislocati su una fascia altitudinale che varia dai 700 ai 1.000 m s.l.m. Il più importante di tali insediamenti appare quello di S. Erasmo di Cesi, circondato da una cinta di mura poligonali che delimita un'area di c.a 7.000 m2.
Centro politico, religioso e ideologico di tutto il sistema appare il santuario sorto nel VI sec. a.C. sulla sommità di Monte Torre Maggiore, monumentalizzato subito dopo la conquista romana e oggetto di scavi sistematici dal 1984. Dell'impianto primitivo, attestato essenzialmente da materiali votivi (bronzetti schematici di tipo italico) rimane una fossa pressoché circolare in cui si immette un canaletto; ambedue sono scavati nella roccia e risultano in parte sottostanti alla successiva struttura templare. L'impianto templare, risalente alla metà del III sec. a.C., è di tipo monumentale, con un grande terrazzamento in opera quadrata su cui si erge il tempio più antico, a pianta rettangolare, con cella e pronao, probabilmente circondato da colonne. A fianco, sul lato E, vi sono ambienti di servizio che hanno restituito materiali (ceramica a vernice nera, monete, bronzetti) databili alla metà del III sec. a.C. Un secondo tempio, a O del primo, venne costruito in età tardo-repubblicana, seguendo lo stesso schema, ma con una tecnica edilizia che vede l'uso dell'opera cementizia con rivestimento di lastre bugnate di calcare. L'ingresso era sul lato S e consisteva in un'ampia apertura, di cui rimane la grande soglia in travertino, fiancheggiata da due avancorpi a pianta rettangolare. Il santuario fu in uso fino al III sec. d.C.
Lo sviluppo urbanistico di T. ricevette, con ogni probabilità, un impulso decisivo dopo la sua annessione allo stato romano, nella prima metà del III sec. a.C. A questo periodo, secondo studi recenti, sono fatti risalire la costruzione delle mura e la definizione generale dell'assetto viario. Delle mura, oltre ai tratti già noti, è stato recentemente localizzato in Vico Possenti un segmento appartenente al lato settentrionale. Il tessuto viario antico, in parte riconoscibile nell'assetto urbanistico attuale, è stato ricostruito, in via ipotetica, ma in modo assai convincente, sulla base dei rinvenimenti di resti stradali antichi avvenuti dalla fine^ del secolo scorso a oggi e dei tracciati stradali attuali. È stato così delineato il quadro di un reticolato stradale regolare a incroci ortogonali, con distanze regolari tra le sedi stradali e definizione dell'ampiezza degli isolati secondo un modulo teorico di m 70x70. La definitiva sistemazione dell'impianto urbano dovette avvenire nel corso del I sec. a.C. e ancor più agli inizi di quello successivo, quando la città venne dotata delle strutture e infrastrutture fondamentali, quali gli edifici per spettacoli, gli impianti termali, la rete idrica e fognaria. La città era divisa in quattro quadranti abbastanza omogenei dal cardo e dal decumanus maximus. Nel quadrante SO deve riconoscersi l'area monumentale in cui erano ubicati i principali edifici pubblici tra cui l'anfiteatro, il teatro, un complesso termale. Dell'anfiteatro, noto da sempre e oggetto di recente di un accurato studio, sono venuti alla luce, durante i lavori di ristrutturazione del complesso del Carmine, nuovi tratti di murature in opera reticolata, sovrapposti a una parte dell'edificio romano. Il teatro romano è ben riconoscibile nell'isolato compreso tra Via del Teatro Romano, Via XI Febbraio, Via Tre Colonne e Via Aminale, i cui edifici sovrappostisi nel tempo al monumento antico ne ripetono la pianta, compresa, con ogni probabilità, la porticus post scaenam, la cui costruzione a opera dell'edile curule C. Dexius Maximus è ricordata nell'iscrizione CIL, XI, 4206. Nel corso di lavori di ristrutturazione di due edifici ubicati in due lati del teatro antico sono venuti alla luce resti delle strutture antiche e precisamente uno degli ingressi laterali, di cui si conservano gli stipiti in blocchi squadrati di pietra calcarea locale e la volta in opera cementizia e, sul lato opposto dell'isolato, un tratto di muro anulare, che fiancheggiava probabilmente l'altro ingresso laterale, costruito in opera reticolata di blocchetti di calcare locale di piccole dimensioni. Altri tratti delle murature radiali e anulari, tutte in opera reticolata, sono state individuate in varí edifici che occupano l'isolato. Nel corso dei lavori di ristrutturazione dell'adiacente Palazzo Gazzoli, si sono rinvenuti i resti di un impianto termale, di cui rimangono una grande vasca absidata rivestita di cocciopesto, due cisterne comunicanti tra loro, anch'esse conservanti il rivestimento in cocciopesto, un ambiente con tracce di suspensurae, e un altro ambiente absidato di cui si conserva una parte di pavimento a mosaico con motivo a ventaglio, bianco e nero con una fascia circolare di tessere rosate e con rosette a sei petali.
Due vasche in opera cementizia, ritrovate nella ristrutturazione del non lontano Politeama in Via Roma, corrispondente al cardo maximus, numerosi frammenti di ceramica a vernice nera di buona qualità e un bel ritratto maschile di età repubblicana rinvenuti nel corso di lavori a Palazzo Mazzancolli, che si affaccia su Corso Cavour, corrispondente al decumanus maximus, sono conferma della densità edilizia in questo settore della città antica. Un tratto del lastricato in basoli calcarei, del decumanus maximus, nel tratto del suo ingresso nell'area forense, corrispondente all'incirca alle attuali Piazza Europa e Piazza del Popolo, è visibile nel seminterrato di un negozio all'incrocio tra Corso Cavour e Piazza del Popolo. Sul lato orientale di Piazza Europa, invece, più o meno in corrispondenza dell'incrocio tra cardo e decumanus, sempre nel seminterrato di un negozio sono visibili i resti di un edificio probabilmente pubblico con volta a crociera e strutture in blocchi squadrati di calcare locale, pertinenti forse a un portico o a uno degli ingressi del foro. I settori SE e NO della città antica che conservano anch'essi, nel tessuto viario attuale, tracce consistenti di quello antico, sembrano destinati, invece, essenzialmente all'edilizia privata. Il settore SE, delimitato sul lato orientale dal fiume Nera, sembra accogliere gli edifici privati più ricchi.
Oltre ai resti della domus a peristilio rinvenuta sotto la Chiesa di S. Salvatore, altri resti di una domus con ambienti pavimentati a mosaico e in cocciopesto, sono venuti alla luce nel corso dei lavori di ristrutturazione di Palazzo Pierfelici, mentre altri resti pavimentali e vasche sono stati ritrovati in Via della Caserma, Via Barbarasa, Via delle Conce e nell'area del moderno tribunale. Anzi, in quest'ultima area e nella limitrofa Via S. Angelo in flumine, è stato identificato un impianto termale, con ogni probabilità di carattere pubblico. Anche i rinvenimenti avvenuti nel corso degli ultimi decenni nel settore NO, si riferiscono a edifici di tipo abitativo privato e consistono essenzialmente in resti di pavimenti a mosaico, cocciopesto, opus spicatum. In Via Parabbi un ambiente con muri perimetrali in opera reticolata di buona qualità è di difficile attribuzione per mancanza di altri elementi chiarificatori, mentre a un impianto termale probabilmente pubblico sono attribuibili la grande vasca in cocciopesto e laterizio rinvenuta in Via S. Marco e i resti di suspensurae messi in luce nell'area della Chiesa di S. Francesco.
Il settore NE delimitato a O dal cardo maximus, corrispondente al tratto urbano della Flaminia, attualmente Corso Vecchio o Corso Vittorio Emanuele, in cui sono stati ritrovati resti di lastricato stradale, e a E dal fiume Nera, presenta un impianto irregolare gravitante intorno a Piazza Clai, condizionato probabilmente anche da preesistenze preromane. Tale settore era verosimilmente destinato ad accogliere, considerata la vicinanza del fiume, impianti produttivi di carattere sia artigianale sia commerciale. Uno sviluppato sistema idrico fognario collegato con la viabilità è attestato dai tratti di condutture e fogne rinvenuti in varí punti della città (Via Angeloni, Via Bazzani, Via S. Nicandro, Via S. Marco). Tale sistema era integrato da cisterne e vasche, alcune delle quali ancora visibili.
Dopo la conquista romana, anche l'organizzazione del territorio extraurbano subisce una razionalizzazione. Gli insediamenti di altura di origine preromana vengono gradualmente abbandonati a vantaggio di siti prossimi alla viabilità principale e ad aree maggiormente idonee a un più avanzato sviluppo agricolo. Fin dall'età medio-repubblicana, in concomitanza con la mo- numentalizzazione del santuario di Monte Torre Maggiore, si impiantano le prime ville rustiche, collegate con la colonizzazione, di cui sono testimonianza i terrazzamenti in opera poligonale in località Pitture e S. Onofrio presso Cesi. Tracce di centuriazione sono forse ancora riconoscibili nel territorio a O della città, attraversato dalla Via Flaminia, che dominava l'assetto viario extraurbano e che, correndo lungo la sponda destra del torrente Serra e Tescino, garantiva il collegamento con la colonia di Spoleto. Le connessioni con la Sabina interna erano assicurate dalla strada Interamna-Reate, probabilmente la Via Curia, fatta costruire da Manio Curio Dentato nel 290 a.C. dopo la conquista di tale regione, mentre un'alternativa a questa via da una parte e alla Flaminia dall'altra è rappresentata dalla Via di Farfa, che raggiungeva Eretum con percorso montano. Anche la strada che percorreva la valle del Nera ricevette una sistemazione definitiva in età repubblicana, come dimostrano i resti di massicciata stradale rinvenuti sotto Colle Statte e il c.d. Ponte Toro sotto Papigno.
Museo Civico. - I materiali lapidei appartenenti al Museo Civico sono a Palazzo Carrara, ancora in attesa di sistemazione, mentre il materiale protostorico, proveniente per lo più dalla necropoli delle Acciaierie, in parte disperso in seguito alla seconda guerra mondiale, dopo essere stato esposto a Palazzo! Manassei, è ora conservato, in attesa di sistemazione, nei magazzini della Pinacoteca a Palazzo Fabrizi.
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