ENDERBY, Terra di (A. T.,1-3)
Lembo di terra sul Circolo Polare Antartico, estendentesi intorno al 50° E. Si vuole che lo toccasse o lo vedesse per primo l'olandese Dirca Gerritsz nel 1599, dopo che una tempesta l'aveva separato dal grosso della spedizione di J. Mahu e B. Cordes, di cui faceva parte, ma l'asserzione è contestata. Nessun dubbio invece sul racconto dell'inglese Giovanni Biscoe, che, mentre correva con le baleniere Tula e Lively i mari australi, s'imbatté, nel febbraio 1831, in una striscia di terra molto estesa da O. a E, che battezzò Terra di Enderby in onore dell'omonima ditta londinese (armatrice di battelli per la caccia alla balena), al cui servizio navigava. Il Biscoe giudicò che la latitudine corrispondesse a 65° 51′ S.; e che la longitudine del Capo Annt da lui riconosciuto cadesse in 49° 18′ E. Due anni dopo un suo compatriota, Giacomo Kemp, scopriva un po' a E. un altro tratto di terra, che da lui prese nome, ma non è stato ancora chiarito se questo rappresenti una continuazione del frammento veduto dal Biscoe, sebbene la congettura sembri probabile.
Il nome Enderby è poi passato a contrassegnare tutto il quadrante antartico africano, di cui costituisce l'elemento principale fra i pochissimi che ci sono noti e appaiono inscritti sulle carte. Salvo l'estremità orientale del quadrante stesso, dov'è la piccola emergenza vulcanica del Gauss (350 m.), poco infatti si è potuto finora aggiungere per questo settore alle scoperte del Biscoe e del Kemp. Che dalla Terra di Enderby sia possibile, come fu detto da taluno, ascendere al grande altipiano ghiacciato dell'Antartide, è perciò ancora una semplice ipotesi.
Bibl.: J. K. Dawis, Future exploration: the African quadrant of Antarctica, Washington 1924 (Rep. of 16th Meeting Australasian Ass. for the Advancement of Science, 1923, pp. 488-92).