TERRAZZA
. Si dicono a terrazza le coperture orizzontali degli edifici. In esse possono distinguersi due sistemi: quello statico portante e quello impermeabilizzante. Diverso è stato lo sviluppo che queste coperture hanno assunto attraverso i secoli e gli stili e salvo alcune manifestazioni regionali si può dire che esse sono venute generalizzandosi durante la seconda metà del secolo XIX, con lo sviluppo delle industrie degli asfalti e dei bitumi che costituiscono la materia prima impermeabilizzante. Il loro impiego si è poi ulteriormente diffuso in questi ultimi anni fino a divenire generale e totalitario in seguito ai recenti progressi ottenuti dalla tecnica moderna in questo campo. Sicché può dirsi che la caratteristica principale dell'architettura moderna sia data dalle coperture a terrazza le quali, permettendo di utilizzare anche il piano di copertura dell'edificio, hanno portato ad applicazioni esasperanti come nel nuovo centro di Villeurbanne, presso Lione, del Leroux, e molte volte irrazionali come in tante costruzioni nordiche.
L'architettura egiziana, trilitica per eccellenza, ci offre i primi esempî di copertura a terrazza. Le coperture erano ottenute con grandi lastroni di pietra, appoggiati direttamente sui sistemi architravati e sulle murature, sovrapposti a battente e sigillati con bitume di Giudea come nei templi di Luxor, Karnak, Elefantina, ecc. Quasi contemporaneamente alla civiltà egiziana si presenta la mesopotamica, della quale però sussistono ben pochi avanzi dato l'impiego usuale, presso gli Assiro-Babilonesi, di materiali deperibili quali i mattoni malamente cotti al sole ed i solai di legno. Sopra questi solai veniva appunto disteso uno strato di argilla che si lasciava essiccare al sole mentre l'impermeabilizzazione veniva affidata a laterizî cotti e smaltati, allettati e connessi con sostanze bituminose delle quali la regione è ricchissima. Esempî nel palazzo di Sargon a Khorsabad, ecc. I Persiani, spingendo l'estradosso delle cupole di copertura dei loro ambienti principali fuori del piano delle terrazze, crearono i primi esempî di coperture piane con parziali estradossi di cupole in vista che costituirono successivamente una spiccata caratteristica mediterranea. Esempî nei palazzi di Fīrūzēbēd, di Sarvistān, ecc. Parallelamente a questo sistema a cupole i Persiani svilupparono anche il tipo egizio, sostituendo però all'ossatura di pietra quella di legno. Su detta ossatura veniva disposto un tavolato e sopra, per ottenere le pendenze, un masso concrezionale coperto di bitume.
Dopo queste prime sistematiche applicazioni l'uso delle coperture a terrazza può dirsi scompaia fino all'epoca romana, giacché della stessa architettura greca non ci sono giunti come esempî definiti di copertura piana che quello della loggetta delle Cariatidi dell'Eretteo di Atene e quello dell'altare di Pergamo. Come si è notato, l'uso della terrazza è più frequente presso i Romani i quali offrono anche un nuovo sistema d'impermeabilizzazione basato sull'uso di creare il piano al disopra delle vòlte mediante strati successivi di battuti di concrezione, ai quali si sovrapponevano diverse stratificazioni di malta speciale fatta con lapillo, calce e pozzolana, levigata in superficie. Esempi importanti nei palazzi imperiali sul Palatino, nelle costruzioni termali e sopra le navate laterali della basilica massenziana in Roma. Esempî minori sopra gli archi di trionfo e in alcune tombe laterizie a edicola. Alcune basiliche siriache del sec. VI d. C. ripresero il sistema di copertura a terrazza già usato dagli Egiziani con la differenza che il sistema portante era presso quel popolo costituito da diaframmi murali trasversali.
Nelle opere di fortificazione dell'alto Medioevo s'incontrano altre parziali coperture a terrazza, costruite e impermeabilizzate col sistema romano; servivano per camminamenti di ronda e per gli apprestamenti difensivi come nel mastio e nella cinta fortificata di Vincennes. Nelle manifestazioni islamiche ed arabe dal sec. VII in poi s'incontrano edifici civili e moschee coperti completamente a terrazze dalle quali emergono le cupole secondo un sistema che può dirsi derivi da quello già descritto, mesopotamico-persiano.
Nelle manifestazioni romaniche della Sicilia e della Sardegna prende corpo, dopo il sec. X, il carattere fondamentale dell'architettura mediterranea. In Sicilia e in Sardegna si tratta di edifici coperti interamente a terrazza, con piani impostati a diverse quote e dai quali emergono gli estradossi delle cupole e delle vòlte di copertura, generalmente a botte o a crociera, degli ambienti principali sottostanti con ossatura e impermeabilizzazione analoghe alle romane già viste. Esempî nei seguenti monumenti: Eremitani, S. Cataldo, Martorana e Cappella Palatina a Palermo del sec. XI e XII, S. Saturnino e S. Domenico a Cagliari del sec. XIII; e altrove come nella certosa di S. Giacomo a Capri, nella cattedrale di Amalfi, ecc. Contemporaneamente si trovano altri esempî importantissimi di monumenti coperti interamente a terrazza come le Ville Cisa e Cuba di Palermo. Anche i sistemi fortificati e i castelli normanni e svevi dell'Italia meridionale e della Sicilia sono generalmente coperti a terrazza, così il Castel del Monte in Puglia, il castello di Federico II a Catania e più tardi il Maschio Angioino di Napoli.
Parallelamente veniva affermandosi l'architettura minore mediterranea. Si tratta di modeste costruzioni molto movimentate nella massa, sempre coperte con terrazze a più quote ed impermeabilizzate con battuti di concrezione. Dalle terrazze emergono cupole oppure estradossi di vòlte a botte, incrociantisi qualche volta tra loro, e profilantisi sui prospetti secondo un prototipo romano: le cosiddette Terme a mare di Leptis Magna. Nel Napoletano, ove maggiormente in Italia è fiorita questa architettura, i battuti prendono il nome di lastrici. Sono massi concrezionali composti con malte di calce, pozzolana e lapillo, battuti e spianati in opera e levigati in superficie. Hanno spessore vario che può arrivare anche a mezzo metro, peso specifico sui kg. 700 al mc. e possono acquistare durezza e resistenza superiore alle pietre. I migliori esempî ed aggruppamenti si trovano nell'isola di Capri, a Ischia, a Procida, nella Penisola Sorrentina, nella costa amalfitana e a Villa Inglese alle falde del Vesuvio fra Torre del Greco e Torre Annunziata. Queste espressioni, vive ancor oggi, sono comuni a tutto il bacino del Mediterraneo nel quale s'incontrano intere città o grandi quartieri e villaggi con tale carattere.
Verso la fine del Rinascimento e durante il Barocco, oltre alle terrazze dei loggiati nei cortili di tutti i palazzi, si generalizza l'uso di parziali coperture piane in corrispondenza di ambienti secondarî o di tratti perimetrali. Questo fatto ha portato con sé alcune varianti ai motivi esterni, quali la presenza costante delle balaustrate sopra i cornicioni di coronamento e l'accentuazione dell'orizzontalità nelle masse. Esempî: chiesa della Salute a Venezia, S. Agnese in Piazza Navona a Roma, Palazzo Gallenga a Perugia, Sacrestia nuova in Vaticano, ecc.; all'estero, S. Carlo Borromeo a Vienna, duomo di Dresda, reggia di Berlino, ecc. Più caratteristiche ancora dei secoli XVI e XVII le piccole terrazze paziali coperte; veri e proprî belvedere detti altane (v.). Durante il periodo neoclassico continuano in Italia e all'estero le parziali applicazioni di coperture a terrazza. Il battuto di concrezione e d'impermeabilizzazione, che ha sempre presentato inconvenienti, viene gradatamente sostituito con mastici bituminosi e resiste soltanto il lastrico dei paesi vulcanici. Esempî: S. Carlo Borromeo e Palazzo Belgioioso a Milano, S. Francesco di Paola a Napoli, Palazzo della Borsa e Museo Vecchio a Berlino, Campidoglio di Washington, ecc. Rarissime le coperture interamente a terrazza e riservate per lo più, come facevano i Romani, agli archi di trionfo oppure a qualche edificio di eccezione.
Verso il 1830 il veneziano G. D. Nardo escogitò un nuovo sistema d'ipermeabilizzazione basato sulla miscela con sostanze bituminose di sabbia, cenere ed argilla cotta e polverizzata che costituì un primo passo verso le stratificazioni di asfalto affermatesi nella seconda metà del secolo XIX. Generalmente le moderne coperture a terrazza sono costituite dall'ossatura portante, dal sistema impermeabilizzante e dalla camera d'aria sottostante. L'ossatura portante è costituita da un ordinario solaio sul quale si fanno opportune stratificazioni concrezionali per creare le leggiere pendenze della terrazza, generalmente dall'i al 2%, e su queste la cosiddetta camicia di calce, una superficie d'intonaco, che ha lo scopo di rendere la superficie meno scabrosa. Questi piani inclinati convergono in determinati punti delle murature perimetrali dove opportuni bocchettoni di piombo raccolgono le acque convogliandole nei discendenti. Preparato così il sottostrato, si procede all'impermeabilizzazione cui è affidata la buona riuscita della copertura. Il sistema che ha tenuto quasi esclusivamente il campo per tutta la seconda metà del sec. XIX e che ora sta contendendoselo con gli altri, è quello dei mastici di asfalto. Per quanto riguarda la preparazione e le colate del mastice, v. asfalto. Riguardo alla camera d'aria, v. solaio.
Verso la fine del secolo si afferma in Germania un altro sistema impermeabilizzante detto Holzcement e che invade subito anche il mercato delle nazioni vicine. Consiste in cartoni catramati sovrapposti e saldati tra loro alle giunture con una vernice bituminosa applicata a caldo e data anche tra uno strato e l'altro e così per quattro o cinque stratificazioni sovrapposte e incrociate. Altri sistemi impermeabilizzanti furono, prima della guerra mondiale, messi sui mercati dalle industrie americane. Consistono, più o meno, in applicazioni di cartoni catramati con stratificazioni bituminose altemate e sovrapposte che hanno assunto varie denominazioni per variazioni non sostanziali.
Citare esempî di queste applicazioni in particolare sarebbe fuori luogo poiché nelle opere moderne le coperture a terrazza si sono talmente generalizzate in tutti i paesi da soppiantare quasi le coperture a tetto.
Le coperture a terrazza posteriori alla guerra mondiale hanno molto contribuito a generalizzare i sistemi architettonici cosicché le case di Mosca del Grinberg possono affiancarsi a quelle del Van der Rohe a Berlino, del Karplus a Vienna, del Bourgeois nel Belgio, ecc., tanto il sistema orizzontale ed il fattore cubo le accomuna. Sono sparite tutte le cornici di coronamento e la sola linea del parapetto della terrazza chiude la composizione.
Se questa corrente internazionale con la linea di chiusura a terrazza si è appoggiata agli schemi tedeschi, altre, e sono le più, hanno sentito e sviluppato il tipo mediterraneo, come il Mallet-Stevens in Francia, il Gočar in Boemia, il Wagner in Austria, il Bryggmann in Finlandia, il Fichera in Sicilia, il Di Fausto a Rodi, a Cos, a Tripoli, ecc.
Dato il continuo sviluppo delle coperture piane, i tecnici si sono adoperati a escogitare nuovi sistemi d'impermeabilizzazione, tendenti, almeno nel desiderio, a ovviare le infiltrazioni cui le coperture a terrazza hanno sempre dato luogo. Tra questi resistono maggiormente alla prova l'"Isolit", genere di cemento plastico costituito da stratificazioni multiple di Isolit, tela iuta e cartoni bituminosi alternati tra loro a più riprese; lo "Strongproof" genere d'impermeabilizzazione costituita da cartoni feltro e sostanze bituminose; il "Dursitect", specie di manto impermeabile di tela iuta imbevuta di sostanze bituminose preparato a parte e in rotoli e posto in opera con opportune vernici di sottofondo e colle bituminose a caldo. Questi sistemi hanno il pregio di essere elastici, tenaci, inalterabili alle temperature e leggieri. Per la loro flessibilità si adattano a qualunque sottofondo e la loro elasticità permette di seguire i movimenti normali delle ossature specialmente in cemento armato. Tutte le impermeabilizzazioni, per non essere logorate dall'uso, si devono proteggere con un qualunque pavimento.
Altri impermeabilizzanti modernissimi sono basati su di un processo chimico che mantiene viscoso l'asfalto a tutte le temperature. Il sistema è chiamato "Asfalto Perfect" e le applicazioni si fanno versando l'asfalto fluido sulle superficie da impermeabilizzare, distendendolo in qualche modo e spargendovi sopra, dopo alcune ore, sabbia silicea granulosa e ripetendo le operazioni dopo tre o quattro giorni. Altro tentativo recentissimo è quello dell'"Asphaltbeton" il quale tende a impermeabilizzare il conglomerato cementizio e a renderlo nello stesso tempo isolante termico e acustico. Questi e altri sistemi, cui sarebbe troppo lungo anche il solo accennare, hanno dato modo di poter impiantare sulle terrazze veri e proprî giardini pensili ricchi di piante, di fiori, di fontane e secondo un uso recentissimo anche di piscine. Siffatte sistemazioni, per quanto molto costose, valgono ad allietare gli appartamenti dei piani alti degli edifici cittadini sostituendo quasi il concetto del villino, migliorandolo talvolta grazie al panorama sull'agglomerato urbano, che da queste ville pensili si può spesso godere. In questi ultimi anni si viene tentando di surrogare la camera d'aria (risparmiando perciò altezze di murature portanti e soffitti pensili), con opportuni sottofondi isolanti termoacustici che consistono in lastre di materiali varî, quali il Celotex e l'Eraclit, interposte tra il solaio e il masso delle pendenze oppure in lastre di sughero compresso su cartoni feltro bituminati interposti tra il masso delle pendenze e il sistema impermeabilizzante.
V. tavv. XCVII e XCVIII.