L'Aquila, terremoto de
L’Àquila, terremòto de. – Evento sismico verificatosi il 6 aprile 2009 nella regione aquilana. Preceduta da una sequenza sismica prolungata iniziata nel dicembre 2008, la scossa principale, di magnitudo momento Mw=6,3 e con ipocentro strumentale nelle immediate vicinanze dell’abitato dell’Aquila, è stata causata dall’attivazione della sorgente sismica localizzata a circa 9 km di profondità in corrispondenza di una faglia a struttura normale (faglia tensionale), tipica dello stile tettonico appenninico, emergente in superficie lungo un sistema di fagliazioni in allineamento NW-SE tra i paesi di Collebricioni, Paganica e S. Gregorio. Il terremoto, che ha determinato su un’area di 600 km2 un abbassamento del suolo, con massimo spostamento verticale di 30 cm (tra l’Aquila e Fossa), ha provocato la devastazione del capoluogo abruzzese (con danni ingenti al patrimonio monumentale del centro storico), inferto danni in 56 comuni dell’area, con gli esiti più disastrosi nei territori della Valle dell’Aterno (centri storici di Castelnuovo, Paganica, Onna, Villa Sant’Angelo, Sant’Eusanio Forconese e Fossa), causando complessivamente 308 vittime, 1500 feriti, oltre 68.000 senzatetto e l’inagibilità di 933 siti monumentali (chiese, palazzi, mura, torri, fontane, ecc.). Dopo circa 100 anni dal terremoto di Messina del 1908, sul territorio nazionale è stata colpita una città, un capoluogo di provincia densamente popolato con centro storico tra i più estesi d’Italia, ricco di monumenti e di storia, ma anche fulcro della vita istituzionale, economica, sociale e culturale dell’intero territorio circostante. Con una sentenza che ha suscitato molte polemiche, il 22 ottobre 2012 sette tecnici della Commissione grandi rischi in carica nel 2009 sono stati condannati per aver fornito rassicurazioni alla popolazione aquilana in una riunione convocata dalla Protezione civile una settimana prima del sisma.
Logistica della ricostruzione. – Nel corso dei secoli L’Aquila è stata colpita più volte da violenti terremoti. Rovinoso quello del 1703, che ha distrutto il centro storico, poi ricostruito impedendo l’abbandono della città da parte dei sopravvissuti – un terzo della popolazione rimase vittima del sisma – per disposizione di un apposito commissario straordinario governativo del viceré di Napoli. Opposta la strategia della ricostruzione scelta in occasione del terremoto del 2009, che ha previsto l’allontanamento non provvisorio degli sfollati dalla città, da allora rimasta disabitata, inaccessibile e presidiata militarmente. Tale logistica, per quanto suggerita dalla caratteristica distribuzione dei danni, ha sollevato numerose critiche. A differenza di altri recenti sismi nazionali riguardanti territori più vasti e centri di dimensioni più ridotte (Friuli, Irpinia, Umbria-Marche), i danni si sono concentrati in aree a elevato tasso abitativo, finendo per compromettere larga parte dell’edilizia civile e dei complessi ospitanti le strutture pubbliche e amministrative, molte delle quali ubicate in edifici monumentali plurisecolari (all’Aquila, per es., la Prefettura, il Municipio, la Soprintendenza del Ministero per i Beni e le attività culturali, il Museo nazionale, la Biblioteca provinciale e settori importanti della regione, della provincia, dell’università e della scuola, chiese ed edifici di culto). Tuttavia, l’opzione di alloggiare il numero maggiore di sfollati (13.000) in edifici a carattere non temporaneo appositamente costruiti nelle cosiddette new town – 19 insediamenti realizzati ex novo in aree esterne all’abitato dell’Aquila (distanti da qualche km a decine di km) –, non favorirebbe il ripristino (conservazione) del tessuto sociale e culturale (oltre che economico) della città, mantenutosi in continuità secolare malgrado i vari eventi sismici catastrofici precedentemente occorsi. Si deve comunque considerare, data la tipologia degli effetti di questo terremoto, che gli interventi di ristrutturazione degli edifici monumentali nel centro storico richiedono uno sviluppo in forma sincrona e coerente con il patrimonio circostante, per comprensibili ragioni esecutive oltre che per la successiva accessibilità e fruizione.