terribilmente
Solo in If XXXI 18, dove l'effetto spaventoso del corno suonato da Nembrot è paragonato a quello del corno di Orlando a Roncisvalle: non sonò sì terribilmente Orlando, " non sic terribiliter Orlandus sonuit " (Guido da Pisa); " Orlando sonò lo suo corno sì terribilmente che il corno si fesse et elli crepò e morì; e... smisuratamente, tanto che fu udito da lungi molte miglia " (Buti); cfr. Chanson de Roland 1752-67.
Dal punto di vista semantico, il termine è pregnante e molto espressivo: denota lo spavento che il suono del corno " significava per Carlo, e anche per Orlando " (Mattalia), e per i Saraceni stessi: " Rolandns... pulsavit terribiliter contra hostes Dei, scilicet Infideles " (Benvenuto).
I commentatori moderni sottolineano l'effetto ritmico del lungo avverbio situato nel centro del verso: " nel verso semplice e grandioso si sente come la voce lacerante del corno (non sonò sì), e poi il suo lontano e solenne ondeggiare (terribilmente) " (Momigliano); " lo scoppio alto, irresistibile dello squillo che prorompe ne' due tronchi... (non sonò si), si prolunga nel terribilmente, e rimormora, come voce di tuono che... diventa più cupo e si allontana " (Pietrobono). " È la sola voce, o quasi, che riecheggi, nel poema, l'affiato eroico dell'epos medievale " (Sapegno).