Donati, Teruccio
Fratello di Gemma, moglie del poeta. In lui il Della Torre ha identificato l'amico fiorentino cui D. diresse l'epistola sul suo ribandimento (XII). Questa tesi esposta in un ampio studio è imperniata sull'identificazione del nipote comune a D. e al destinatario dell'epistola (vestri meique nepotis) in Niccolò figlio di Foresino Donati fratello di Gemma, il quale fu particolarmente vicino alla famiglia del poeta in tutte le sue vicende fiorentine. Inoltre, premesso che l'interlocutore di D. fosse un religioso (il poeta si rivolge infatti a lui interpellandolo pater), il Della Torre, basandosi su una notizia dell'Anonimo il quale nell'interpretare Io dico seguitando (If VIII 1) attesta che Gemma " fu sirocha del baccelieri de' Donati ", e dando per scontato che Teruccio non avesse una propria famiglia, suppone che egli fosse religioso e baccelliere in teologia. Questa interpretazione, che non manca di acutezza e rigore logico, fu accolta favorevolmente, fin quando fu rimessa in discussione e confutata dal Barbi il quale sostiene che la chiosa dell'Anonimo è inesatta: la moglie di D. non fu sorella, bensì zia del " baccellieri de' Donati "; da due atti, uno del 1353, l'altro del 1381, risulta infatti che " baccelliere " era il soprannome di Niccolò Donati.
Portando a conoscenza vari documenti su Teruccio il Barbi dimostrò che questi non ebbe mai i titoli dovuti a un baccelliere in teologia, e neppure fu mai ecclesiastico, anzi ebbe per moglie una Dada di Lapo Bonaccolti, da cui ebbe una figlia Niccolosa moglie, nel maggio 1332, di Giovanni dei Bardi; Teruccio abitava in Firenze nel popolo di S. Maria Alberighi. Neppure gli altri due fratelli di Gemma poterono essere i destinatari dell'epistola in quanto già morti alla data di questa, come risulta dal testamento della loro madre Maria moglie di Manetto Donati. La madre infatti, nel suo testamento del 17 febbraio 1315, lasciò eredi in parti uguali Teruccio per un terzo, Niccolò figlio del defunto Foresino per un altro terzo e per il resto Gerardo, Manetto e Silvestro, i figli rimasti dell'altro figlio defunto Neri. Il testamento predetto contempla anche un legato di un podere a Terenzano, in favore della nipote Bartola, figlia del fu Bartolino del popolo di S. Martino a Terenzano; se però gli eredi della testatrice avessero voluto riscattarlo entro un anno dal suo decesso, avrebbero potuto farlo pagando ciascuno 50 lire di fiorini piccoli, cioè un terzo del valore del terreno.
Maria dettò anche un codicillo in data 24 maggio: questo concerneva solo Teruccio, il quale sarebbe decaduto dall'eredità se avesse chiesto a Rinaldo Galli il debito che aveva verso il defunto messer Manetto.
Bibl. - A. Della Torre, L'Epistola all'Amico Fiorentino, in " Bull. " XII (1905) 121-174 (partic. 160); M. Barbi, Per un passo dell'Epistola all'Amico Fiorentino, in " Studi d. " II (1920) 115-148 (partic. 122-126; poi in Problemi II 305-328); Piattoli, Codice 13.