terzo
Nella larghissima maggioranza degli esempi conserva il suo valore di numerale ordinale, ed è perciò riferito a persona o a cosa che, in una serie numericamente ordinata, viene dopo altre due: Cv III XI 4 quelli sette savi antichissimi... lo primo de li quali ebbe nome Solon... lo terzo Periandro; IV VI 3, XXIII 14; If IV 90 quelli è Omero poeta sovrano; / l'altro è Orazio satiro che vene; / Ovidio è 'l terzo, e l'ultimo Lucano; Pg XXIX 126, Pd XXXIII 119 parvermi tre giri / di tre colori e d'una contenenza; / e l'un da l'altro... / parea reflesso, e 'l terzo parea foco. Spesso allude a una successione nell'ordine temporale: Pg V 132 seguitò 'l terzo spirito al secondo, e XIII 35; Pd III 120 la gran Costanza / ... del secondo vento di Soave / generò 'l terzo; VI 86 [il] terzo Cesare, Tiberio, assurto all'impero dopo Giulio Cesare e Augusto; XXI 112, Cv I III 9. Così anche in Fiore I 12 e XXX 10.
Alla ragionata distribuzione in più parti delle liriche della Vita Nuova e del Convivio si collega il frequente ricorso alla locuzione ‛ la t. parte ' nella prosa delle due opere. Di questo uso si hanno i seguenti esempi, in molti dei quali il sostantivo ‛ parte ' è sottinteso: Vn VIII 7 (due volte) e 12 (due volte), IX 13 (due volte), XII 16 (due volte), XIII 10 (due volte), XV 8 e 9, XVI 11, XIX 15 (due volte) e XII 16 (due volte), XXI 5 (due volte) e 6 (due volte), XXII 17, XXIV 10 (due volte) e 11, XXVI 14 (due volte) e 15 (due volte), XXXI 3 (due volte), 4 (due volte) e 6 (due volte), XXXIV 4 (due volte), XXXVIII 7 (due volte), XLI 5 e 8; Cv II II 9, III I 13, V 1 e 2, VIII 3 (questa terza particola), IX 1 e 2 (in integrazione), IV II 2 (terzo [membro]; due volte), III 1 e 2, XXIII 5, XXVII 1, XXX 1.
In relazione alla struttura formale del Convivio sono citati il terzo trattato (II XV 3, IV XIII 7, XX 4, XXIII 15), il terzo capitolo del secondo trattato (II VI 1) e del quarto (IV VI 1, XVI 2, XXX 1) e lo terzo verso (cioè la t. stanza) della canzone Voi che 'ntendendo (II XV 6). In VII 2 l'archetipo sembra recare nel verso ch'è lo secondo di questa parte e lo quarto de la canzone, emendato dagli editori su suggerimento del Witte in e terzo; la Simonelli ipotizza una più vasta lacuna e integra nel verso ch'è lo secondo di questa parte [e lo terzo de la canzone, poi quello che dicea lo pensiero nuovo, cioè nel verso che è lo terzo di questa parte] e lo quarto de la canzone, ovviamente riferendosi alla t. e alla quarta stanza di Voi che 'ntendendo.
Il ragionamento dantesco frequentemente muove da un'affermazione di carattere generale per svilupparsi attraverso successive distinzioni, secondo uno schema tipicamente scolastico, come in Cv I IV 2 per tre cagioni la presenza fa la persona di meno valore ch'ella non è: l'una de le quali è puerizia... la seconda è invidia... la terza è l'umana impuritade. T. ricorre in enumerazioni analoghe, in Vn XVI 4, XXVIII 2, Cv I III 9, IV 2, 9 e I2, V 2, VIII 2 e 16, X 5, XI 2, II IX 6, XIII 5, III I 10, XIII 7, IV XIII 10, XIV 12.
In particolare, si vedano Cv I XI 15 La terza setta contra nostro volgare; II I 5 Lo terzo senso si chiama morale (essendo gli altri il letterale, l'allegorico e l'anagogico); III III 9 la natura terza, cioè de le piante (t. perché più sviluppata di quelle dei corpi semplici e dei corpi composti); IV XV 15 la terza [infermità dell'anima umana] è da levitade di natura causata; XVII 4 la terza [delle undici virtù] si è Liberalitade; XXIII 13 la terza [delle quattro età dell'uomo] si è Senettute (e così XXIV 1, XXVII 1 e 4). E ancora: all'adolescenza occorrono quattro cose: La prima si è obedienza; la seconda soavitade; la terza vergogna; la quarta adornezza corporale (XXIV 11); per vergogna io intendo tre passioni necessarie al fondamento de la nostra vita buona: l'una si è stupore; l'altra si è pudore; la terza si è verecundia (XXV 4).
A proposito della distribuzione dei nove ordini angelici in tre gerarchie, formate da tre ordini ciascuna: Cv II V 6 Lo primo è quello de li Angeli, lo secondo de li Arcangeli, lo terzo de li Troni; e questi tre ordini fanno la prima gerarchia... le Potestati e li Cherubini, e... li Serafini... fanno la terza gerarchia; altri esempi in Pd XXVIII 29 (due volte) e 123.
In relazione al numero e all'ordine dei cieli, ai loro movimenti, alla loro corrispondenza con le scienze: Cv II III 7 lo primo che numerano è quello dove è la Luna... lo terzo è quello dov'è Venere; XIII 20 Marte è lo quinto [cielo], esso è lo mezzo di tutti, cioè de li primi, de li secondi, de li terzi e de li quarti; Pd VIII 3 Solea creder lo mondo... / che la bella Ciprigna il folle amore / raggiasse, volta nel terzo epiciclo; Cv II XIV 21 per lo terzo cielo io intendo la Rettorica.
La canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete è commentata nel II trattato del Convivio (il verso è ripreso in II II 5, VI 1, XII 9; citato in Rime LXXXIV 4, Pd VIII 37). Oltre a spiegare perché quello di Venere ‛ terzo ' cielo si dica (XIII 6; altro esempio al § 2), D. prende spunto dal commento alla lettera e dall'interpretazione allegorica del primo verso per un lungo inciso di cosmologia celeste e di angelologia e per istituire un parallelo fra i cieli e le scienze; di qua l'alta frequenza nel trattato dell'espressione terzo cielo, presente, oltre che nelle occorrenze già citate, in III 1, 12 e 18, IV 1, V 16, XII 9, XIII 1 (due volte), XIV 21 (seconda occorrenza).
Gli esempi offerti dalla descrizione dell'aldilà non sono molto frequenti. Sono ricordati il terzo cerchio (If VI 7), il punto del settimo cerchio ove si parte / lo secondo giron dal terzo (XIV 5) e la terza bolgia (XIX 6) per l'Inferno; lo terzo gradino della scala di accesso al Purgatorio (Pg IX 100) e il terzo giro (Pd XXXI 67), o terzi sedi (XXXII 7), della candida rosa per il Paradiso.
In Cv IV XXVII 6 è citato il terzo libro de li Regi; la numerazione è quella adottata nelle versioni greca e latine della Bibbia, nelle quali III Reg. corrisponde a I Reg. del testo ebraico. In tutti gli altri casi il t. libro di un'opera filosofica o letteraria è indicato mediante il numerale usato assolutamente al maschile. Con questo uso t. ricorre a proposito delle seguenti opere di Aristotele: Etica Nicomachea (Cv III IV 6), Fisica (IV IX 2), de l'Anima (XIII 8, XV 11; inoltre, III II 15 nell'ediz. Simonelli che ha nel [terzo] de l'Anima, che è privo di utile riscontro, mentre la '21 e Busnelli-Vandelli hanno nel sesto de l'[Etica], v. ETICA); e così nel terzo de lo Eneida (Vn XXV 9).
T. è usato assolutamente, ma al femminile, anche per indicare la t. delle ore canoniche, corrispondente alle nostre ore 9 (v. ORA); gli esempi sono in Rime CIII 68, Cv III VI 2, IV XXIII 14 e 16 (tre volte); Pg XV 1 (qui ora terza); Pd XV 98. In Cv IV XXIII 16 e If XXXIV 96 è citata anche la mezza terza, più o meno corrispondente alle nostre 7 e mezza antimeridiane (v. Scartazzini-Vandelli). Stesso significato, ma in perifrasi metaforica (terzo... passo), in Pg IX 9 la notte... / fatti avea due [passi] nel loco ov'eravamo, / e 'l terzo già chinava in giuso l'ale.
Un esempio si riallaccia alla terminologia grammaticale: Cv IV XXV 11 ‛ adorna ' è verbo... in terza persona.
In Cv IV Le dolci rime 97 si osserva che dalla constatazione che la nobiltà e la virtù morale hanno il medesimo effetto di procurare lode a chi ne è dotato, bisogna come logica conseguenza dedurre che, o l'una deriva dall'altra, o tutte e due da una t.: Onde convien da l'altra vegna l'una, / o d'un terzo ciascuna. In questo esempio terzo, oltre a essere usato come sostantivo, assume un valore semantico particolare in quanto indica un elemento " diverso " dai due precedentemente considerati. Lo stesso uso ricorre nel commento alla canzone in XVIII 2 (ad alcuno terzo e d'un terzo), 3 (da un terzo e da terzo), 5 (ad altro terzo) e 6 (ad uno terzo e d'altro terzo). La stessa accezione è attestata in Rime XCI 99 li due saluta, e 'l terzo vo' che prove.
Pur conservando la consueta funzione di numerale ordinale, insieme con seconde assume l'accezione di " successive ": Ahi come facean lor levar le berze / a le prime percosse! già nessuno / le seconde aspettava né le terze (If XVIII 39).
Ha valore partitivo in Cv II XIV 16 la terza parte del cielo [stellato]; e così in IV XXIII 16 la terza parte (del giorno).
Compare come sostantivo collettivo con il significato di " triade ", " terzetto ", in Rime LXXXIII 91 Sollazzo è che convene / con esso Amore e l'opera perfetta: / da questo terzo retta / è vera leggiadria (e si discute se il terzo sia costituito da Sollazzo, Amore e opera perfetta [Barbi-Pernicone, nota ai vv. 89-95] o da Virtù, Sollazzo e Amore [Contini]).