TESEO (Θησεύς, Theseus, etr. These)
Eroe mitico dell'Attica, di cui la più antica menzione si trova presso Omero, Iliade, I, 265 (in un verso peraltro mancante nel codice Venet. A e perciò discusso, ma in sostanza garantito dalla riproduzione nello Scudo d'Esiodo, v. 182): la struttura vulgata della tradizione, derivante dagli attidografi, è nella vita di Plutarco. La tradizione vulgata può nelle grandi linee riassumersi nel modo seguente. T. è figlio di Egeo re di Atene oppure del dio Posidone, ma anche in questo caso figlio putativo di Egeo: la madre è Etra (Aithra), figlia di Pitteo di Trezene. Egeo nel separarsi da Etra nasconde la spada e i calzari sotto una rupe ordinando a Etra che il figlio vada per mare da Trezene ad Atene appena saprà sollevare la rupe e appropriarsi degli oggetti paterni. T. è educato dal nonno materno: appena cresciuto, una ciocca dei suoi capelli è dedicata ad Apollo delio o delfico; a 16 anni solleva con facilità la rupe e va ad Atene, ma per terra, e compie nel tragitto le prime sue imprese eroiche, liberando la strada da personaggi pericolosi: il figlio di Efesto, Perifete, a cui strappa la clava; il ladrone Sinis, che straziava i viandanti catturati appendendoli ad alberi incurvati e poi lasciati andare; il cinghiale Cromis; Skeiron, che precipitava dalle rupi Sciradi i viandanti; il gigante Kerkyon; Damaste "il Procruste" che riduceva i viandanti alla misura uniforme di un letto su cui li stendeva. Giunto in Atene è purificato del sangue versato dalla famiglia dei Pitalidi, e corre il rischio di essere avvelenato dalla matrigna Medea; ma è riconosciuto in tempo per la spada dal padre Egeo (questo episodio dava materia al dramma di Euripide Egeo). Egli deve lottare con Pallante figlio di Pandione e i Pallantidi, stirpe di Giganti che sperano nella successione di Egeo, e li distrugge. Dopo di che affronta il toro maratonio inviato da Posidone a rovinare i campi: nell'avviarsi contro è ospitato per strada dalla vecchietta Ecale (cfr. il poemetto callimacheo). Esce trionfatore. Deve poi essere inviato a Creta con altri sei giovani e sette fanciulle in sacrificio al Minotauro secondo un tributo annuo imposto da Minosse, per vendicare la morte del figlio Androgeo. Decide di affrontare il Minotauro e, aiutato da Arianna innamorata di lui, con l'aiuto del famoso filo, si orienta nel labirinto e uccide il mostro. Celebra con i compagni la vittoria con una danza che imita la ridda del labirinto. Poi fugge con Arianna, ma a Nasso la deve abbandonare per ordine di Dioniso. Un episodio si aggiunge in Bacchilide, in fonti più tarde e in rappresentazioni vascolari secondo cui T., per dimostrare a Minosse nel viaggio di andata la sua origine da Posidone, getta un anello in mare e si precipita a raccoglierlo, accolto nel fondo dell'oceano da Posidone e Amfitrite. Nel ritorno tocca parecchi luoghi, e specialmente Delo dove istituisce le feste Delie. Nell'arrivo ad Atene dimentica di mutare in bianche le vele nere della partenza, che era il segnale convenuto col padre per indicare il prospero successo dell'impresa: il padre alla vista della nave per disperazione si precipita da una rupe e muore. T. diventa re di Atene, istituisce le feste Pianopsie e Oscoforie per ringraziamento. Procede poi al sinecismo dell'Attica con il costituire un'organizzazione politica unitaria fra le 12 città della medesima e il fare riconoscere Atene come la sede del govemo. Le feste dei Sinokia e delle Panatenee sono da lui istituite in correlazione del sinecismo, cosi come varie altre particolarità: tra cui l'instaurazione dell'areopago al santuario del Delfinio. In seguito T. accompagna Eracle nella guerra contro le Amazzoni, e i due eroi possono prendere la capitale del regno, Themiskyra sul Termodonte, solo perché la tradisce l'amazzone Antiope (o Ippolita) per amore di Teseo. Per vendicare o punire la compagna portata ad Atene, le Amazzoni fanno in seguito una spedizione in Attica, secondo taluni comandata da Ippolita: avviene una lotta fiera intorno all'areopago, e, secondo talune versioni, la regina delle Amazzoni cade uccisa. Figlio di T. e di Antiope o Ippolita è Ippolito, noto per l'avventura con un'altra moglie di T., Fedra. Con l'amico Piritoo T. partecipa alla lotta intensa dei Lapiti contro i Centauri in occasione del matrimonio di Piritoo medesimo con Ippodamia. Sempre con il medesimo amico rapisce Elena, donde una spedizione dei Dioscuri fratelli di Elena in Attica, che riprendono la sorella mentre T. con Piritoo ha una nuova avventura, un viaggio nell'Ade. Secondo una saga T. e l'amico sono incatenati per sempre nell'Ade, secondo un'altra sono liberati da Eracle. In tale versione T. che torna ad Atene è tosto cacciato dal pretendente Menesteo, si reca a Sciro e viene precipitato da una rupe dal re Licomede. In Sciro cercò le ossa di T. Cimone circa il 475, e, ritenendo di averle trovate, le riportò trionfalmente ad Atene.
In età classica T. è fuori discussione l'eroe tipico ateniese, a cui è attribuita l'unificazione dell'Attica: suo contrapposto è l'amico Eracle, alla cui personalità mitica è evidente che T. si viene in certa misura conformando. Ma la personalità mitica di T. è originale e non ha nemmeno suo centro Atene. La tradizione palesa ancora chiaramente che il culto di T. aveva il suo posto centrale a Trezene, dove lo si faceva nascere: anche la principale avventura in Attica, la lotta con il toro maratonio, è localizzata in territorio prima autonomo, la tetrapoli maratonica. L'unificazione dell'Attica con capitale Atene è pertanto estranea al nucleo più antico della leggenda su T. C'è ora una tendenza a volerlo considerare un eroe miceneo, di cui l'avventura fondamentale sarebbe la lotta con un mostro per il possesso di una fanciulla. Ed è in verità da ammettersi che la saga di T. risalga al periodo miceneo, tanto più che essa conserva un ricordo confuso della potenza di Creta minoica, della forma degli edifici cretesi a labirinto, di un culto cretese di una divinità in forma di toro. Non sembra però che, definendo T. un eroe miceneo, si raggiunga la sostanza della leggenda. T. è figlio di una divinità del mare, come Egeo, più tardi identificato con Posidone, quando Posidone diventò da ctonia divinità marina: è figlio inoltre dell'"aria" (Aithra). Ciò conviene a una divinità celeste, solare. La lotta contro mostri (ora localizzata in Attica a Maratona, ora a Creta) è tipica di tali divinità: come il rapimento di una donna, che poi deve essere abbandonata, che è la divinità della vegetazione per un tempo vivente alla luce e poi disparente. La discesa nell'Ade è pure elemento frequente di tale divinità, come l'impresa in Oriente (contro le Amazzoni), che rappresenta la disparizione del Sole. E l'accoppiamento di due divinità solari può spiegare (si cfr. gli stessi Dioscuri) la coppia di T. e Piritoo, circa la quale del resto è chiaro che T. è legato a Piritoo in quanto apparteneva, oltre che a un ciclo cultuale, che sta tra l'Attica e l'Argolide, a un altro ciclo che ha per centro la Tessaglia: solo come eroe tessalico, precisamente, l'Iliade conosce T. Più tardi Atene trovò in T. da dio già fatto eroe il personaggio da contrapporre a Eracle e nessun particolare è più significativo per questa trasformazione che la leggenda di T. combattente a Maratona accanto agli Ateniesi.
Iconografia. - Dopo Eracle, T. è indubbiamente l'eroe greco delle cui imprese possediamo la più abbondante documentazione figurata (v. amazzoni; argonauti; arianna; labirinto; minotauro), ciò che agevolmente si spiega col fatto che T. è l'eroe nazionale attico, e che attica è la stragrande quantità dei vasi figurati a noi pervenuti. Già su un vaso cretese del sec. VII a. C. vediamo T. che riceve da Arianna il gomitolo che lo salverà dal labirinto. Su un gruppo di coppe a figure rosse della fine del sec. VI e del principio del V a. C. vediamo raffigurato, più spesso in parte ma talora anche per intiero, il ciclo delle sue imprese, ciò che è forse dovuto al fatto che lo stesso gruppo di miti fu in quel tempo raffigurato su un qualche monumento pubblico di Atene. Quest'ipotesi è quasi una certezza per i quadri di stile grandioso raffiguranti l'Amazonomachia, che troviamo sui vasi attici di quel periodo (470-460), durante il quale sappiamo che Micone e Polignoto affrescarono con lo stesso soggetto il "Portico Variopinto" di Atene. Il ciclo delle imprese di T. appare sulle metope del cosiddetto Theseion di Atene, e sappiamo che anche i pittori di età ellenistica trattarono questo soggetto, anche se delle loro opere non ci è giunto che un pallido riflesso in qualche affresco pompeiano. Figurava poi T. quale compagno di Piritoo sul frontone con le lotte dei Lapiti e dei Centauri del tempio di Zeus a Olimpia. Il tipo di T. non differisce nelle figurazioni più antiche da quello di ogni comune eroe; è la pittura vascolare a figure rosse che ne fissa, sebbene molto vagamente, l'aspetto in quello di un giovane fiorente, più nobile ed elegante nelle forme di Eracle, armato talvolta di clava, di scure o del martello preso a Procuste, ma, più spesso, soltanto di elmo, spada e scudo.
Bibl.: Steuding, in Roscher, Lexicon d. griech. und röm. Mythologie, V, col. 678 segg. - Si cfr. inoltre A. v. Salis, Theseus und Ariadne, Berlino 1930; M. P. Nillsson, The Mycenaean origin of Greek mythology, Berkeley 1932, p. 163 segg.; F. H. Wolgeminger, Theseus, diss., Zurigo 1935; H. Herter, Theseus der Ionier, in Rhein. Museum, LXXXIX (1936), p. 177 segg., con la restante bibliografia più recente.