TESI, Mauro Antonio detto Maurino
Nacque il 15 gennaio 1730 a Montalbano, frazione di Zocca, nel Modenese, da Domenico e da Margherita Mozzali (Marchetti, 1988, pp. 197 s.).
Su decisione del padre, che da subito comprese il talento del figlio per il disegno, si trasferì a Bologna, dove intraprese gli studi presso le Scuole pie. Frequentò poi l’Accademia Clementina, meritando il premio Marsili già nel 1748 e nel 1749, con un progetto neogotico per la facciata della basilica di S. Petronio, quindi il premio Fiori nel 1750 (Bergamini, 1980, p. 282). In quest’ultimo anno è documentato come allievo del pittore Carlo Morettini, nella cui bottega ritornò dopo un apprendistato poco proficuo presso l’incisore Giovanni Fabri. Fu però Antonio Cartolari, architetto-scultore del legno, ad avviarlo allo studio della quadratura, ambito in cui Tesi si sarebbe affermato come uno dei maggiori esponenti emiliani della sua epoca.
Tesi non ebbe un vero e proprio maestro, ma approfondì lo studio dei trattati di Vignola, da cui apprese le regole della prospettiva e dell’architettura, e soprattutto studiò i grandi quadraturisti della tradizione bolognese: il Dentone, Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli, poi Marcantonio Chiarini. Manifestò fin da subito la tendenza alla semplificazione delle soluzioni tardo-barocche, quindi verso un ordito più solido e una ornamentazione più sobria, traendo progressiva ispirazione dai moduli classicheggianti.
La carriera professionale si avviò velocemente, ma risulta alquanto difficile ricostruire la sequenza delle opere poiché la maggior parte degli affreschi, pur nota grazie a un ricco materiale grafico di altissima qualità sparso in varie collezioni, è andata perduta. Dalle fonti sono ricordate la quadratura attorno alla porta della chiesa dei Ss. Giuseppe e Ignazio (un tempo delle Putte di S. Giuseppe) e le decorazioni della chiesetta della villa dei conti de’ Bianchi nonché della galleria del casino Sampieri a Casalecchio di Reno (1751). L’apprezzamento per tale opera valse a Tesi la commissione per affrescare la chiesa della confraternita del S. Sepolcro, detta dei Ss. Simone e Taddeo, ma di questi anni sono anche gli ornati attorno alla porta della distrutta chiesa di S. Matteo delle Pescherie e quelli per una lapide in un chiostro di S. Michele in Bosco, complesso ricco di opere dei grandi pittori prospettici.
Come molti altri noti quadraturisti del suo tempo Tesi si dedicò anche alla scenografia. Tale attività è documentabile già a partire dal 1751, quando per la stagione di carnevale del teatro Formagliari di Bologna realizzò le scene per la Semiramide riconosciuta di Metastasio. Attorno alla metà degli anni Cinquanta, al seguito di Antonio Bibiena, che negli anni precedenti lo aveva avuto come collaboratore apprezzandone le doti, partecipò alla realizzazione delle scene per lo spettacolo inaugurale del teatro dei Risvegliati di Pistoia (Costa - Panchetti, 2007-2008, pp. 243-332). Incarichi di progettazione scenografica sono ricordati pure in anni successivi, anche se tale attività attende tuttora un approfondimento.
Rientrato a Bologna, il 6 febbraio 1755 Tesi ottenne dal Senato la cittadinanza bolognese, mentre l’anno seguente fu eletto tra i 40 membri effettivi dell’Accademia Clementina (Bergamini, 1980, p. 282), per poi ricoprire la cattedra di architettura nel 1759 e nel 1760 (decreto del 25 ottobre 1759; Bergamini, 1991, p. 201).
Nel frattempo dipinse la volta e le pareti dell’altar maggiore della perduta chiesa di S. Mamante, nonché l’ornato esterno della porta (1757), i cui noti progetti documentano una fase di grande creatività. Il virtuosismo illusionistico nell’antiporta della casa Savini, dall’essenziale struttura di sapore classico e dal sobrio ornato, suscitò emulazione in molti pittori, ma il prestigio di innovatore si affermò soprattutto nell’affresco – oramai deteriorato – del cortile di casa Banzi (1757). Contrassegnato da semplificazione strutturale e rigorosa monumentalità, il fondale prospettico raffigura una grande arcata aperta su loggiati e cortili organizzati in piani paralleli. Nell’edificio Tesi operò anche in un gabinetto al piano terreno e, per la stessa famiglia, ornò la cappella di S. Giuliana nella chiesa di S. Stefano (Bergamini, 1991).
Opere coeve citate dalle fonti sono anche le decorazioni nella chiesa di S. Maria della Mascarella (colpita nell’ultima guerra), dove Tesi dipinse le pareti e la volta della prima cappella a destra e della cappella maggiore (1757), mentre nel palazzo senatorio Sampieri affrescò una piccola galleria ed eseguì le ornamentazioni pittoriche di natura araldica in facciata e nella loggia (Righini, 2002, p. 410). Vasta notorietà Tesi ebbe anche nella ridipinta cappella del SS. Sacramento in S. Martino Maggiore (1759), decorazione dall’elegante assetto architettonico di sapore dentoniano, purtroppo deteriorata da interventi successivi (Bergamini, 2002, p. 111).
A far maturare artisticamente l’artista nell’ambito di una pittura decisamente classicistica fu però l’incontro con il conte Francesco Algarotti, scienziato e letterato, con il quale Tesi avviò un forte legame intellettuale e una profonda amicizia. Lo stretto sodalizio, nutrito di raffinata erudizione sull’antico, sull’esotismo e sul Rinascimento palladiano, contemplò commissioni dedicate ad architetture e ornati di ispirazione classica, attentamente guidate dai consigli dell’amico e protettore: disegni e incisioni, con rielaborazioni del barocco più moderato, come le opere di Stefano della Bella, nonché quadri di architetture e di paesaggi antichi, con richiami al vedutismo di Charles-Louis Clérisseau (Gregori, 2009, p. 196). A queste esperienze si affiancarono viaggi di studio alla ricerca di edifici classici tra Veneto, Romagna e Marche, mentre restò un mero progetto la visita ai monumenti di Roma (Bergamini, 1980, p. 283).
Occupato in queste ricerche, a Bologna Tesi non tralasciò di attendere alla decorazione di altre opere, come due cappelle nella chiesa di S. Biagio, la cappella di S. Francesco di Paola nella chiesa di S. Benedetto dei padri Minimi e la volta della spezieria Zannoni.
Nel 1760 Tesi si trasferì in Toscana, sempre proseguendo il sodalizio con Algarotti. A Firenze negli anni 1760-61 per il marchese Andrea Gerini, che qualche tempo prima lo aveva incaricato di dipingere la volta di una camera del suo palazzo di città, decorò tutta la sala d’onore con una quadratura classicheggiante a lacunari esagonali, che influenzò la scuola quadraturistica locale. In regione fu attivo anche a Pistoia nell’oratorio dello Spirito Santo, ora chiesa di S. Leone (1764-65), eseguendo la decorazione, ancora esistente, della volta della navata: per gli affreschi del pittore Vincenzo Meucci dipinse i fondali architettonici, con un raffinato ornato a cassettoni di sapore neocinquecentesco, brillante di colori e ori e con effetti illusivi (Costa - Panchetti, 2007-2008, pp. 351-390).
Al rientro a Bologna riprese importanti commissioni, ma iniziò ad avvertire i primi segni della tisi che gli avrebbe impedito di lavorare con regolarità. Oltre alla decorazione di alcuni ambienti nel casino Zambeccari alla Croara, alle porte della città, eseguì strutture effimere d’occasione, come scenografie funebri e apparati devozionali, documentati da elaborati grafici o da descrizioni dell’epoca. Si ricordano, in particolare, gli allestimenti ideati in occasione delle esequie dell’imperatore Francesco I di Lorena per il Collegio ungarico (1765) e quelli del Sepolcro per il giovedì santo nella chiesa di S. Maria del Baraccano. Altri furono realizzati dopo la morte di Tesi o ispirarono altri artisti.
Alla morte dell’Algarotti, avvenuta a Pisa il 3 maggio 1764, Tesi eseguì per conto di Federico di Prussia i progetti per la sepoltura nel locale camposanto. Dopo diverse proposte il sepolcro, messo in esecuzione da Carlo Bianconi con modifiche, fu definito sul modello delle tombe quattrocentesche ad arcosolio rivisto in chiave palladiana, giungendo a una monumentale sobrietà, preludio al neoclassicismo di stampo internazionale (Garst, 2001-2002 [2005], p. 98).
All’ultimo anno della vita di Tesi, il 1766, spettano i disegni per gli affreschi in S. Agata a Bologna, realizzati però da Petronio Fancelli; la decorazione nel piccolo atrio della libreria di S. Salvatore; la fronte del collegio Montalto; e quella nel dormitorio del convento di S. Procolo, solo parzialmente eseguita (Bergamini, 2002, p. 502).
Tesi morì a Bologna il 18 luglio, a soli 36 anni, e fu sepolto nella basilica di S. Petronio (Bergamini, 1980). Alle modeste esequie seguì nel 1768 il solenne omaggio degli amici artisti, che su iniziativa di Carlo Bianconi gli eressero un monumento marmoreo nella cappella Gamba Ghiselli, con ritratto e con lapide recitante: «Mauro Tesi elegantiae veteris in pingendo ornatu et architectura restitutori». A causa della brevità della sua vita Tesi ebbe pochi allievi, ma una certa notorietà riscosse tra essi il pittore imolese Antonio Villa.
Nel 1787 fu pubblicata grazie al conte, poligrafo e collezionista bolognese Massimiliano Gini (con lo pseudonimo Lodovico Inig) una Raccolta di disegni originali di Tesi, dove emerge la fantasia del giovane artista nella proposizione sia di monumentali architetture ispirate al mondo antico sia di innovativi temi egizi, di cui fu precursore.
Raccolta di disegni originali di M. T. estratti da diverse collezioni, pubblicata da Lodovico Inig, calcografo in Bologna; aggiuntavi la vita dell’autore, Bologna 1787; W. Bergamini, M. T., in L’arte del Settecento emiliano. Architettura, scenografia, pittura di paesaggio (catal.), Bologna 1980, pp. 76 s., 94-196, 282 s. (con bibl.); E. Marchetti, Testimonianze inedite di M. T. nella sua terra natale. [...], in Atti e Memorie. Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, s. 11, X (1988), pp. 197-203; W. Bergamini, M. T., in Architetture dell’inganno. Cortili bibieneschi e fondali dipinti nei palazzi storici bolognesi ed emiliani, (catal.), Bologna 1991, pp. 200 s. (con bibl.); T. Garst, Il monumento Algarotti nel Camposanto di Pisa alla luce di nuovi documenti, in Commentari d’arte, VII-VIII (2001-2002 [2005]), 20-23, pp. 91-102; W. Bergamini, La cultura di M. T.: “Ecco il frutto dello studiare attentamente gli antichi professori” (L. Crespi), in A.M. Matteucci, I decoratori di formazione bolognese tra Settecento e Ottocento. Da M. T. ad Antonio Basoli, Milano 2002, pp. 105-114, 502; D. Righini, Palazzo Sampieri, ibid., pp. 410 s.; C. Costa - A. Panchetti, Pistoia e Pescia: centri del quadraturismo di età barocca, tesi di laurea, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura, a.a. 2007-2008 (rel. F. Farneti), passim; M. Gregori, Riconsiderando Francesco Algarotti: un quadro ritrovato di M. T., in Convegno internazionale. Il Settecento e le arti. Dall’Arcadia all’illuminismo; nuove proposte tra le corti, l’aristocrazia e la borghesia. Atti dei convegni lincei… 2005, Roma 2009, pp. 157-202; C. Basalti, Nuove proposte sul fondo Certani: disegni di ornato di M. T., Carlo Bianconi e Giacomo Rossi, in Saggi e memorie di storia dell’arte, 2010 (2012), vol. 34, pp. 113-132.