tesi
Dal lat. thesis, gr. ϑέσις («posizione, cosa che viene posta»), der. del tema di τίϑημι «porre, collocare». Proposizione di argomento filosofico, teologico, scientifico, o di natura teoretica in genere, che si enuncia e si discute per dimostrarne la verità rispetto a proposizioni contrarie. Il termine greco ϑέσις si riferisce originariamente a una situazione di dialogo tra due o più persone, in cui l’una «pone», «mette avanti» un’asserzione per difenderla contro le antitesi, cioè le controproposizioni, che possono essere avanzate dagli altri interlocutori (di qui poi anche il senso di t. come «tema» o «dissertazione», da sostenere in una discussione accademica, o universitaria). La t. si contrappone così, da un lato, all’antitesi (➔) e, dall’altro, all’ipotesi (➔). Inizialmente non connesso con il binomio della t. e dell’antitesi è invece il concetto della sintesi (➔). Soltanto quando, più tardi (e principalmente con Kant), il binomio della t. e dell’antitesi si presenterà nell’aspetto dell’antinomia (➔), sorgerà il problema del superamento di quest’ultima attraverso la sintesi dialettica della t. e dell’antitesi. La t. diventa così la forma tipica del pensiero che ‘si pone’, per poi contrapporsi e superarsi: di qui il motivo del ‘porsi’, come funzione caratteristica dello spirito, che per opera di Fichte e Hegel influirà a lungo sull’idealismo posteriore.