tesoreria
Funzione interna, in un modello rappresentativo delle aziende per aree funzionali, incaricata di programmare e gestire i flussi di cassa sia in entrata sia in uscita, e di ottimizzare la dinamica della liquidità al fine di contenere il rischio che essa manifesti situazioni di deficit o di esubero. In aggiunta, la funzione t. è preposta sovente anche alla raccolta delle provviste monetarie, e alla gestione del rapporto con i terzi finanziatori. La precisa individuazione delle attività svolte è, comunque, fortemente correlata alle dimensioni aziendali.
Nella media, piccola e piccolissima impresa, l’accentramento dei ruoli in capo all’imprenditore-manager, la sua debole propensione alla mentalità finanziaria e al processo di delega, fanno della t. perlopiù un’articolazione interna, priva di autonomia organizzativa, della più ampia funzione finanza che, a sua volta, è di supporto alle aree aziendali caratteristiche, come produzione, marketing e ricerca & sviluppo.
Nella grande impresa, invece, in particolar modo se internazionalizzata, il responsabile della t. è tenuto a rispondere al direttore finanziario o CFO (Chief Financial Officer), e negli anni 2000 ha visto un accrescimento di compiti e responsabilità, al punto che, in organizzazioni economiche complesse, come i gruppi societari di dimensioni rilevanti o le società multinazionali, la funzione t. si occupa direttamente di operare in swap (➔ p) e altri prodotti derivati sui mercati finanziari OTC (Over The Counter, privi, cioè, di una regolamentazione ufficiale e di modalità contrattuali standardizzate).
Più in generale, l’attuale funzione t. è dunque il risultato di un’evoluzione che – quanto meno nelle aziende di maggiori dimensioni –, alle tradizionali mansioni riconducibili al cash management (o core cash management), somma quelle più in linea con le esigenze della moderna corporate finance (finanza d’azienda) e riconducibili al treasury management e al financial risk management.
Appartengono alla t. tradizionale attività a complessità crescente: la gestione e il monitoraggio quotidiano dei conti di natura bancaria; i pagamenti e gli incassi, tanto in forma cartacea e contante che elettronica; la ricognizione e la selezione delle opportunità di investimento per la liquidità in esubero rispetto alle necessità giornaliere; la ricognizione e la selezione dei prodotti per la concentrazione della liquidità (pooling), per es., collocando fisicamente il cash su un unico conto – ottenendo quindi interessi maggiori – e accreditando gli altri conti in funzione delle necessità giornaliere; la gestione di conti e movimenti in più valute e operazioni sul mercato dei cambi.
Una versione differente di pooling sui conti bancari, più improntata al treasury management, è il cosiddetto cash pooling, utilizzato infatti dai gruppi societari di maggiori dimensioni e/o multinazionali. Istituito allo scopo di gestire le differenze tra consociate che presentano andamenti finanziari spesso anche contrapposti, e quindi per armonizzare deficit ed esuberi sui vari conti, il cash pooling consiste nel dare mandato, in base ad accordi predefiniti, alla holding o ad altra consociata espressamente individuata (cassaforte di gruppo), affinché gestisca in maniera accentrata e controlli costantemente i flussi di liquidità di tutte le società del gruppo.