PETROASA, Tesoro di
Gruppo di oggetti preziosi rinvenuto nel 1837 a P. (o Pietroasa), centro posto sulle prime pendici del monte Istritza (dip. di Buzău), in Romania.Il tesoro è composto di ventidue pezzi di oreficeria, di cui solamente dodici sono conservati oggi a Bucarest (Muz. de Istorie). Le fibule, i vasi e le collane sembrano aver avuto una funzione cultuale, forse in rapporto con un centro religioso appartenente ai Visigoti di Atanarico (m. nel 381) e alla seconda metà del sec. 4°: Ammiano Marcellino (Rerum gestarum libri, XXXI, 4, 13) parla giustamente, per quest'epoca, di Goti insediati nel paese di Caucalanda, identificato con la curva compiuta dalla catena dei Carpazi, là dove appunto si trova Petroasa.Lo stile e la tecnica esecutiva dei gioielli e del vasellame del tesoro permettono di individuare due gruppi (Odobesco, 1889-1900), l'uno comprendente pezzi in oro massiccio che conservano i caratteri delle tradizioni classiche greco-romane e l'altro composto invece da oggetti in oro tempestati di pietre preziose o semipreziose, con caratteri peculiari dell'artigianato artistico pontico.Del primo gruppo fanno parte cinque pezzi: il piatto a disco con bordi perlati; le collane cilindriche del tipo a collare, con prototipi nel mondo celtico, romano e germanico, una delle quali reca un'iscrizione a carattere sacro in rune germaniche; la brocca ovoidale in forma di oinochóe, decorata da righe ondulate lavorate a sbalzo - che trovano analogie nel vasellame di epoca tardoromana e della Persia sasanide - e con l'ansa terminante in una testa d'uccello, elemento questo che richiama l'arte della Cina e della Siberia occidentale diffusa dai popoli nomadi in migrazione fino a N del mar Nero; la patera - il pezzo meglio conservato e più vicino alla tradizione classica -, che reca sulla superficie interna, entro un fregio circolare, sedici personaggi di difficile identificazione (possono rappresentare sia le divinità di un pantheon goto del tipo del Walhalla, sia divinità greco-romane, sia partecipanti a un corteo isiaco), che ricordano la scultura dei sarcofagi tardoromani o anche i dittici eburnei della prima epoca bizantina; accanto a essi compaiono piante e animali cesellati a sbalzo e, al centro della patera, una statuetta a tutto tondo raffigurante un personaggio femminile seduto, con un vaso tra le mani, identificabile con l'antica divinità della Magna Mater e stilisticamente vicino alle sculture romane del secolo di Costantino il Grande.Del secondo gruppo di oggetti fanno parte sette pezzi, eseguiti nella tecnica cloisonnée: il largo collare a forma di crescente lunare, che trova le sue origini nel mondo greco-scita della regione a N del mar Nero, con motivi cuoriformi, circolari e a trifoglio, ove si trovavano originariamente incastonati granati, lapislazzuli e paste vitree verdi; la grande fibula, probabilmente pettorale, in forma di falco, decorata di granati (e in origine anche di zaffiri, topazi, smeraldi, perle, oggi perduti), recante nella parte inferiore catene a intreccio con cristalli di rocca alle estremità; le due fibule medie, di forma ovoidale, anch'esse rappresentanti un uccello fortemente stilizzato (probabilmente un ibis) con una pietra ovale al centro circondata di granati cuoriformi e circolari, anch'esse con catenelle che rinviano all'ambito artistico germanico (corone votive di Guarrazar) e bizantino (mosaico di S. Vitale a Ravenna); la piccola fibula circolare, decorata di granati rotondi e ovoidali, di cristalli di rocca e smeraldi, che trovano analogie nel contemporaneo tesoro di Şimleul Silvaniei, sempre in Romania, oggi conservato a Budapest (Magyar Nemzeti Múz.); le due coppe poligonali, del tipo a kántharos, dalle pareti cesellate a giorno, con motivi floreali a più petali e anse in forma di felini.Il tesoro di P., assai rappresentativo dell'arte barbarica della fine del sec. 4° nell'area carpato-danubiana e del Ponto settentrionale - probabilmente appartenente a un luogo di culto e a un capo religioso o politico dei Goti -, venne verosimilmente sepolto negli ultimi decenni del sec. 4°, prima del 400, nel corso della turbolenta fase di lotte tra Germani e Unni nell'Europa orientale e centro-orientale.
Bibl.: A.J. Odobesco, Le trésor de Pétrossa. Etude sur l'orfèvrerie antique, 3 voll., Paris 1889-1900; M.C. Soutzo, Le culte de Cybèle et la patère d'or du trésor de Petroasa, Dacia 3-4, 1927-1932, pp. 628-631; K. Horedt, Datarea tezaurului de la Pietroasa [La datazione del tesoro di P.], Acta Musei Napocensis 6, 1969, pp. 549-552; R. Theodorescu, Un mileniu de artă la Dunărea de Jos (400-1400) [Un millennio di arte nel Danubio meridionale (400-1400)], Bucureşti 1976, pp. 48-60.R. Theodorescu