TESPI (o Tespide, Θέσπις, Thespis)
Figlio di Temone, di Icaria, nell'Attica. Figura oscurata dalle stesse incertezze che oscurano origine e primi sviluppi della tragedia. Fiorì a mezzo circa del sec. VI a. C. Ebbe una sua compagnia girovaga (il famoso "carro di Tespi") con cui dava rappresentazioni drammatiche a Icaria e in altri demi dell'Attica; e poi in Atene, quando Pisistrato vi introdusse il culto di Dioniso Eleutereo e vi organizzò, forse con la cooperazione dello stesso T., a cui Pisistrato pare fosse legato anche da rapporti politici, le Grandi Dionisie. E appunto nelle Grandi Dionisie del 534 (Suida e Marmo di Paro) T. rappresentò la prima volta un suo dramma. Ora, in quanto egli distaccò dal coro un personaggio che al coro "rispondesse" (ὑποκρίνεσϑαι) e fosse vero e proprio attore (ὑποκριτῆς); e creò la maschera come "finzione" drammatica (πρόσωπον); e aggiunse al valore sacrale dell'azione anche un valore fantastico-poetico; e inventò o sviluppò il prologo dialogato e le ῥήσις: con ragione poté esser detto, come già si legge in scrittori prealessandrini, inventore e fondatore della tragedia.
Poeta e attore egli stesso, come poi anche Eschilo. Ci restano quattro titoli di sue tragedie, ma i frammenti (in Nauck, Fragmenta Tragicorum Graecorum, 2a ed., Lipsia 1889, p. 832 segg.) derivano da tarde falsificazioni.
Bibl.: Schmid-Stählin, Geschichte der griechischen Literatur, II, Monaco 1934, p. 43 segg.; F. Gagliuolo, Sul problema di Thespis e l'origine del dramma satiresco, in Rivista Indo-greco-italica, 1929, p. i segg.