Vedi TESPIE dell'anno: 1966 - 1997
TESPIE (Θεσπιαί, Thespiae)
Antica città della Beozia, situata sulla riva sinistra del fiume Thespios (oggi Kanavari). Il suo nome viene ricollegato a Thespia, figlia di Asopo, o a Thespios, uno dei compagni dell'ateniese Eretteo. Le fonti, pur attestando la sua antica origine, non autorizzano a localizzare esattamente la posizione geografica della città.
Durante le guerre persiane, T., a differenza delle altre città beote, insieme a Platea non collaborò con i Persiani (Herod., vii, 132), ma partecipò alla battaglia delle Termopoli (Herod., viii, 50) e nella seconda fase della guerra combatté a Platea, dal momento che il nome dei Tespiesi appare sul tripode dedicatorio di Delfi (Dittenberger, Sylloge3, 31). Mantenne sempre un atteggiamento antitebano, partecipò, alleata con Alessandro Magno (335 a. C.) all'assedio di Tebe. Nel 146 a. C. cadde sotto il dominio di Roma divenendo una civitas libera et immunis.
T. e soprattutto la vicina Valle delle Muse furono sedi di culti in onore delle Muse, di Eros, di Dioniso, di Asklepios, come attestano le fonti e i numerosi reperti epigrafici.
Gli scavi nei pressi di T. furono condotti in successive campagne da J. Perrot dal 1888 al 1891; inoltre recenti esplorazioni della Scuola Americana di Atene hanno portato alla scoperta di uno stanziamento neolitico sul greto del fiume Thespios. Gli scavi finora condotti, tuttavia, non possono confermare una continuità di vita, poiché il reperto più antico degli scavi Perrot è costituito da due arỳballoi corinzî.
La zona esplorata si limita all'area sacra delle Muse, e i trovamenti non presentano un particolare valore artistico, sebbene le fonti attestino l'esistenza a T. di opere di Polignoto (Plin., xxxv, 123), Prassitele e Lisippo (Paus., ix, 27, 3). Nei pressi della Valle delle Muse si trovano i resti del cosiddetto tempio delle Muse, che in realtà per le sue modeste proporzioni (m 9,80 × 5,8o) si deve identificare probabilmente con un altare monumentale e non col tempio nominato da Pausania (v, 150-152). Le basi della costruzione, che era isolata al centro della pianura, hanno infatti un orientamento sacro e sono precedute da una piattaforma. Ad una certa distanza dall'altare affiorano le fondamenta di un portico lungo m 96,70, profondo m 10. La costruzione era formata da 36 colonne con capitelli ionici e corinzî, sormontate da un architrave a tre fasce e quindi da una doccia di gronda in terracotta che presentava in facciata teste di leoni sorgenti dai tradizionali racemi di acanto e sopra delle palmette antefisse. L'altare e la stoà vengono datati al III sec. a. C. A 300 m dal portico si trovava un teatro di cui rimangono scarse tracce. I caratteri paleografici delle lettere incise nei blocchi, sembrano datare questa costruzione alla fine del III o all'inizio del Il sec. a. C. I monumenti scoperti intorno a queste costruzioni sono tutti di età ellenistica. Fra le sculture si devono citare una statua di Asklepios di pregevole fattura, alcune copie del gruppo del Fanciullo e l'oca, statue femminili panneggiate e soprattutto alcune stele funerarie che vengono datate dal Rodenwaldt fra il 450 e la seconda metà del IV secolo. Numerosi inoltre sono i bronzi e le terrecotte architettoniche e votive, attualmente conservati nel museo di Tebe.
Bibl.: Scavi: in Bull. Corr. Hell., XIV, 1890, p. 546 ss.; XV, 1891, p. 381 ss.; XVIII, 1894, p. 201 ss.; XIX, 1895, p. 321 ss.; XXVI, 1902, p. 219 ss.; G. Rodenwaldt, in Jahrbuch, XXVIII, 1913, p. 309 ss.; A. de Ridder, in Bull. Corr. Hell., XLVI, 1922, p. 217 ss.; W. Fiehn, in Pauly-Wissowa, VI A, i, 1935, c. 37 ss.; J. Caskey, in Hesperia, XX, 1951, p. 289 ss.; G. Roux, in Bull. Corr. Hell., LXXVIII, 1954, p. 22 ss.; A. Plassart, ibid., LXXXII, 1958, p. 47 ss.; G. F. Bass, in Hesperia, XXVIII, 1959, p. 344 ss.; G. Daux, in Bull. Corr. Hell., LXXXV, 1961, p. 740.